Non è solo ambientale, è anche e soprattutto una questione di coerenza con se stessi!

stop trivelle
di don Giorgio De Capitani
Anzitutto, un po’ di chiarezza.
Per il referendum abrogativo del 17 aprile prossimo, si voterà dalle ore 7 alle 23.
Il referendum è stato promosso da nove regioni italiane contro i progetti petroliferi del governo: Basilicata, Marche, Puglia, Sardegna, Veneto, Calabria, Liguria, Campania e Molise. Inizialmente erano dieci, poi l’Abruzzo si è tirato indietro. La Costituzione italiana prevede, infatti, che un referendum possa essere indetto su richiesta di almeno 5 consigli regionali. È la prima volta nella storia che questa possibilità viene messa in atto.
Nel quesito referendario si chiede: “Volete che, quando scadranno le concessioni, vengano fermati i giacimenti in attività nelle acque territoriali italiane anche se c’è ancora gas o petrolio?”. Il quesito, dunque, riguarda solo la durata delle trivellazioni già in atto entro le 12 miglia dalla costa, e non riguarda le attività petrolifere sulla terraferma, né quelle in mare che si trovano a una distanza superiore alle 12 miglia dalla costa (22,2 chilometri). La legge attualmente in vigore, infatti, prevede che tali giacimenti siano trivellati fino all’esaurimento di gas e petrolio disponibili. La consultazione del 17 aprile chiede dunque l’abrogazione di questo passaggio normativo.
Concludendo. Se vincerà il SÌ non sarà possibile continuare a sfruttare i giacimenti petroliferi dopo la scadenza delle concessioni entro le 12 miglia. Tale disposizione in ogni caso non si applicherebbe alle trivellazioni sulla terraferma e a quelle che si trovano oltre le 12 miglia. Se vincerà il NO nessuna frase della legge verrà abrogata e tutto rimarrà com’è.
Alcune considerazioni personali.
1. Piuttosto che niente, iniziamo dal poco. Benissimo. Andiamo, dunque, a votare per il SI alla abrogazione del permesso per cui le acque territoriali italiane entro le 12 miglia dalla costa vengano trivellate fino all’esaurimento di gas e di petrolio. Bisogna raggiungere il quorum di voti del 50 per cento più degli aventi diritto.
2. Ora, facciamoci un bel discorsetto veramente serio. Non è solo ambientale, ma la questione è anche di coerenza. Chi dice NO al petrolio in modo radicale, proibendo dunque ogni trivellazione non solo sul suolo italiano, ma anche sul globo quello terrestre, ha almeno il pudore di rinunciare già da oggi all’auto, ad ogni mezzo di trasporto che comporti l’uso del petrolio e dei suoi derivati, oppure continua a fare il populista o la populista, viaggiando con auto magari di lusso? Oppure, quando si viene toccati sul vivo, allora ci si dà da fare a raccogliere le firme per proibire che, ad esempio, nel Parco del Curone si possa estrarre il petrolio? A proposito, in occasione della battaglia in favore del “No alle trivelle nel Parco”, precisamente il 15 giugno 2009, era stato organizzato, da parte del Comitato civico “No al Pozzo nel Parco del Curone”, una serata sul tema: “Petrolio in Brianza”, con i seguenti oratori:  Maria Rita D’ORSOGNA, ricercatrice presso la California State University at Northridge – Los Angeles, esperta di impatti ambientali a seguito di attività di trivellazioni petrolifere; Eugenio MASCHERONI, presidente del Parco Regionale di Montevecchia e della Valle del Curone; Marco PANZERI, sindaco del Comune di Rovagnate. Mi avevano poi riferito che, parcheggiate fuori del salone, c’erano numerose auto di lusso, tra cui anche suv. Bella coerenza, no? Probabilmente, anch’io andrò a votare il 17 aprile in auto, e mi sentirò un verme. Ed è qui il mio problema: votare per proibire altre trivellazioni e, nello stesso tempo, continuare a usare l’aiuto. Non c’è solo l’auto che va a benzina, anche i mezzi agricoli, ecc. Ma… qualcuno si giustifica dicendo: io non sono contro il petrolio in sé, ma solo in alcuni casi. Non è questa una giustificazione ipocrita? No alle trivellazioni, però… che resti intatto qualche pozzo che ci permetta di usare l’auto! Chiedetelo ai ragazzi di oggi se rinuncerebbero ai motorini! 
3. Andiamo a votare per il SI all’abrogazione dei permessi nei casi stabiliti dal referendum, e poi chissenefrega se useremo ancora il petrolio e i suoi derivati. Noi le battaglie le facciamo sulla carte o su facebook, ma nella realtà è un’altra cosa. Chissenefrega!!! Lasciateci l’auto!
4. Che popolo di idioti! A parole cambiamo il mondo, e poi nella vita concreta lo mandiamo a rotoli, pur di salvare qualche nostro piccolo interesse. Segneremo il SI sulla scheda elettorale, e poi le nostre abitudini non cambieranno di una sola virgola.

 

8 Commenti

  1. Paolo63 ha detto:

    A titolo informativo il mio vecchio diesel viaggia anche al 100% con olio di semi vari. I primi motori diesel andavano infatti a olio vegetale. Quanto ai motori a benzina possono marciare tranquillamente ad alcol. In Francia esiste il combustibile E80, miscela di benzina ed alcol da eccedenze agricole. Normalmente viaggio in treno o in bicicletta, ma quando uso l’auto almeno dal tubo di scarico esce odore di patatine fritte e non di gasolio. Al petrolio ci costringono, ma già oggi ci sono le alternative.

  2. don ha detto:

    Le fonti energetiche alternative stentano a decollare perché manderebbero in crisi i grandi interessi, questo è il problema… interessi in cui anche alcuni ambientalisti si trovano a proprio agio!

  3. enniovico ha detto:

    Don Giorgio, il problema andrebbe dibattuto molto, ma molto approfonditamente perché oggi potremmo considerarci come posizionati in mezzo al guado: andare avanti o tornare indietro? questo il dilemma! Sicuramente andrebbe ristudiato il modo di vivere dando più attenzione all’ambiente cercando (sicuramente) di ritrovare un equilibrio nel “sistema natura”; non so se sarà possibile, ma con sicurezza posso affermare che negli ultimi 60 anni l’uomo ha fatto tutto il peggio possibile…. Personalmente andrò a votare SI!

  4. zorro ha detto:

    Possiamo votare SI e fermare i pozzi e tenerli x il futuro.
    Oggi di petrolio il mercato ne offre.Quando manchera’ attingeremo a cio che avremo risparmiato.Questa e’ previdenza che non fa male

    Energia nucleare io votai NO x in europa c’era surplus di energia elettrica come oggi esistono centrali ferme.E poi purtroppo dare una centrale nucleare agli italiani mi fa paura e terrore visto l’andazzo di corruzioni e competenze.Come d’altronde non sono stato favorevole alla TAV in quanto era meglio sistemare le reti x i pendolari e garantire piu’ efficenza,perche’ portare gli uomini a 300 all’ora anziche 250 cambia poco,ma la FIAT doveva mangiare e allora come sempre il popolo viene fagocitato con falsa informazione non essendo addetto ai lavori.
    Ho lavorato x anni settore petrolio,per anni settore ferroviario e un po’ di esperienza l’ho accumulata.

  5. Fabrizio ha detto:

    Mummm!!
    Frasi sensate,chissà i grillini che voteranno in massa SI hanno fatto queste considerazioni!!!!!
    aiaiai!!
    La COERENZA!!!
    Un pò come il nucleare,identica cosa,sei per il no,ma sappi che l’Italia importa energia elettrica prodotta da centrali nucleari,e per principio chi votava no al nucleare per coerenza avrebbe dovuto essere autosufficiente!!

    • zorro ha detto:

      importa perche’ gli costa di meno il KW/H rispetto a produrlo dalla stessa fonte energetica e poi manca di competenza e filiera

  6. GIANNI ha detto:

    non ero a conoscenza di questo referendum.
    In effetti, è vero, bisognerebbe essere coerenti, ma…appunto, lo siamo sempre e comunque?
    Io credo di no….e direi che bisognerebbe votare sì, se e solo se in effetti si è coerenti, cioè lasciamo perdere la vettura, ecc???, diversamente, è un po’ una presa in giro di se stessi….

  7. Alcise ha detto:

    Se mi è permesso esprimere il mio parere dico che abolendo il permesso di trivellare dovremo acquistare il petrolio all’estero peggiorando la bilancia dei pagamenti. Se poi il costo salirà faremo aumentare il costo di produzione dei nostri prodotti uccidendo ulteriormente le nostre esportazioni ed impoverendo l’Italia. Vogliamo veramente questo?
    L’interesse da salvare non è piccolo ma enorme. Vogliamo veramente impoverirci? Meno ricchezza prodotta vorrà dire meno ricchezza da distribuire in pensioni, assistenza medica e sociale.

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