dal Corriere della Sera
Vicenza,
ex alunni rintracciano
il loro anziano professore malato:
«Ora lo cureremo insieme noi»
di Maria Paola Scaramuzza
Umberto Gastaldi ha insegnato a Torino per poi trasferirsi a Vicenza. Non sentendolo da mesi, alcuni ex studenti si sono messi a cercarlo setacciando gli ospedali: «Non lo lasceremo più»
Hanno setacciato tutti i reparti ospedalieri di Vicenza, interrogato i vicini di casa, attaccati al telefono tra compagni di classe come se quarant’anni non fossero mai passati. E quando finalmente la sua voce inconfondibile è comparsa all’altro capo del telefono, lui ha risposto: «Prendete voi i miei libri, recuperate le mie lettere». Solo ieri l’ha realizzato: «Davvero non sarò più solo». Umberto Gastaldi, 82 anni, professore di filosofia, è stato ricoverato ma è vivo e sta bene. A raccontarlo Nicoletta Bertorelli, classe V D del liceo scientifico Gobetti di Torino, ancora adesso non ci crede.
Gli anni della maturità
Fin dall’anno della maturità, il ‘79-’80, Nicoletta Bertorelli non aveva mai perso i contatti con il suo professore, trasferitosi da Torino a Vicenza nel 2008, dopo la pensione. E come lei, nemmeno i suoi compagni. Il professor Gastaldi, così austero e vero, aveva continuato a dispensare distillati di pensiero filosofico con ciascuno per quarant’anni. «Nella sua casa di Vicenza ha catalogato l’intero suo epistolario. Tra i volumi di Gramsci e Nietzsche stampava e archiviava anche ogni nostra e-mail. Gli raccontavo di mia di figlia, dei miei dubbi, dei miei pensieri. Il 6 febbraio scorso mi sono svegliata con una sua lezione in mente. Ho pensato di scriverlo su Facebook e di citarlo, ma stranamente non ho ricevuto risposta» racconta Nicoletta, oggi docente romana, guarda caso di filosofia. «Abbiamo notato che da dicembre non aveva più postato nulla». Così inizia la ricerca.
Le ricerche degli ex studenti
Nicoletta allerta i compagni. Per quattro giorni setaccia l’intera rete social del professore. Niente. Il prof non ha famiglia, è rimasto solo e pare scomparso, la chat di classe bolle e il quinto giorno, preoccupati, gli ex ragazzi si lanciano a sondare gli ospedali. Dopo ore concitate finalmente l’Ospedale San Bortolo risponde: «È qui, ricoverato dal 6 dicembre». Nicoletta lascia un suo recapito e in meno di tre secondi il prof richiama: «Gli chiedo come sta e lui invece, sollevato, non smette di ripetermi di prendere i suoi libri». Il tesoro di una vita, catalogato per autore. «Pensava non sarebbe più tornato». «Io ho mollato tutto e sono partita. Tra Roma e Vicenza accade di tutto – racconta Nicoletta – la mia macchina grippa a Orvieto. Dovrò buttarla via. Nel frattempo ricevo decine di messaggi. Tutti si attivano. Giorgio nelle stesse ore diventa nonno. Comico: per me ha sedici anni». Mentre si organizza la nuova vita del prof, tornano alla mente i ricordi. «Avevo 9 in filosofia. Peccato che andassi a scuola solo quando c’era il prof Gastaldi, ha dovuto battagliare per farmi ammettere all’esame» confida Nicoletta. Paola e Cinzia vanno a trovarlo in ospedale. Danila racconta: «Aveva un “guscio” austero. Poteva apparire duro, a volte addirittura sferzante. Ricordo ancora l’ansia, quando il dito indice del prof scorreva in su e in giù il registro…». Anche Paola sudava le proverbiali sette camicie: «Per me era stupefacente quante lingue straniere conoscesse bene. E la soddisfazione enorme che provavo se l’interrogazione andava bene. Non ti chiedeva nozioni, ma di ragionare, collegare, avere intuizioni ed espandere il campo di applicabilità».
«Non lo lasceremo più»
Il professor Gastaldi, sempre in giacca e cravatta, faceva paura. «Sapeva però aprirsi a una socievolezza tenera, dai gesti inconfondibili – racconta Nicoletta -. Tutti ricordano il gesto tipico, infinite volte ripetuto, di offrirci un caffè prima di entrare a scuola. In ospedale ho avuto un’emozione fortissima quando gli ho visto fare lo stesso con un’infermiera. In questi giorni mi hanno scritto a centinaia. Da Torino, Roma, Stati Uniti, Inghilterra. Persino un ex allievo dalla Nasa ci ha pregato di portargli i suoi saluti». I ragazzi di allora oggi sono diventati una famiglia. L’hanno promesso. «Facciamo i turni per andare a trovarlo, ci riuniamo quasi tutti i giorni in videochiamata per risolvere i problemi pratici. Siamo adulti adesso: uniti siamo una forza stupefacente. E questo lo conforta». Il loro sogno è trasferire il professore all’Istituto Salesiano San Filippo Neri di Lanzo, poco distante da Torino. «Era lo stabile dove il prof ha frequentato il ginnasio. Oggi è diventata una Rsa». Trasferito dal San Bortolo ad un’altra struttura sanitaria veneta, ora il professore è in attesa di tornare a casa. «I soldi e tutto il resto sono l’ultimo dei problemi. Adesso che lo abbiamo ritrovato, non lo lasceremo più».
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dal Corriere della Sera
Batte forte
di Massimo Gramellini| 07 marzo 2023
La storia dell’intera classe di ex liceali che rintraccia l’anziano professore di filosofia solo e malato, decidendo di prendersene cura, tocca corde profondissime e per lo più ignote alla maggioranza delle notizie di cui normalmente si discute. Dipenderà dai temi immensi che sfiora — la scuola, la vecchiaia, la solitudine, la nostalgia, l’amicizia e la solidarietà umana — ma un po’ anche da quella frase buttata lì dal professor Umberto Gastaldi per spiegare il persistente affetto dei suoi antichi studenti. «Quando insegnavo, mi batteva sempre forte il cuore».
E se il segreto fosse lì? Il segreto di tutto, intendo. Quante volte nello svolgere azioni quotidiane, come può essere l’insegnamento per un professore, ci batte ancora forte il cuore? In giro si vedono assuefazione, ossessione e finta trasgressione, ma pochissima passione. Ormai sembra che la vita si possa affrontare soltanto così: con disincanto, cinismo e sarcasmo, il fratello sgraziato dell’ironia. Ci si definisce in contrapposizione a chi si odia e si chiamano passioni i propri pregiudizi.
Si parla con la testa ad altre teste, e con la pancia ad altre pance. La parola «cuore» è stata bandita dal lessico dominante per il suo elevato tasso di glicemia. Ma la meravigliosa storia del professor Gastaldi e dei suoi eterni allievi ci ricorda che noi riusciamo a lasciare un segno nella vita degli altri solo quando siamo trasfigurati da una passione. Quando cioè quello che facciamo ci fa battere forte il cuore.
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