A due anni dall’uccisione di Vittorio Arrigoni: i miei ricordi di quei giorni

 

di don Giorgio De Capitani

Nel mese di dicembre del 2012, poco prima del Santo Natale, la signora Egidia Beretta, madre di Vittorio, mi aveva omaggiato l’ultimo libro che ha scritto, una biografia del figlio, dal titolo “Il viaggio di Vittorio Arrigoni”.

Ho terminato di leggerlo in questi giorni. A me piace leggere i libri senza troppa fretta, magari una pagina o due al giorno. Sinceramente, mi ha commosso, e ho appreso aspetti della vita di Vittorio che non conoscevo. A parte la sua infanzia, sono rimasto colpito soprattutto dal suo variegato impegno nel campo sociale e assistenziale, portato avanti per anni e anni, in diverse zone del mondo, quelle più difficili.

Tutti siamo rimasti colpiti dalla sua tragica fine, ma quasi come se fosse un imprevisto per un impegno localizzato nella striscia di Gaza, in Palestina. Anch’io, essendo della zona dove abita la famiglia Arrigoni, avevo sentito parlare di un “eccentrico” figlio del sindaco di Bulciago che aveva scelto di stare con i palestinesi per la difesa dei loro diritti. Nulla di più. Mi ero messo in contatto con il sito di Vittorio, durante la terribile guerra tra israeliani e palestinesi, denominata “Piombo fuso”. Poi l’avevo quasi perso di vista, fino a quando non sono di nuovo tornato a leggere i suoi articoli. Il 30 giugno del 2010 ho ripreso sul mio sito poche righe, con cui Vittorio aveva commentato la notizia data dalla giornalista del Tg1 Grazia Graziadei a proposito di una sentenza riguardante Marcello Dell’Utri. Sì, sette o otto righe, ma che sono però bastate perché la giornalista ci querelasse entrambi. Una querela che pende ancora su di me. I miei avvocati sono riusciti a trasferire il procedimento penale da Roma avanti al Tribunale di Lecco. Dopo due anni, tutto torna da capo. Vedremo cosa succederà. Ringrazio nel frattempo la signora Egidia che mi ha offerto la prestazione gratuita del suo avvocato di famiglia. Altri si stanno aggiungendo. Sarebbe bello, come del resto mi aveva scritto lo stesso Vittorio quando gli avevo comunicato la querela, fare di questa vergognosa vicenda un caso nazionale: denunciare all’opinione pubblica come certa informazione, peggio se proviene da una tv di stato, possa falsificare la verità dei fatti.

In questo primo video, vorrei parlare di ciò che mi è successo in quei tragici giorni in cui Vittorio è stato barbaramente ucciso. Ne seguirà un altro, in cui parlerò del libro scritto dalla madre.

Avevo appreso la notizia del rapimento di Vittorio da una persona amica, che a sua volta l’aveva sentita dal telegiornale. Era la sera del 14 aprile 2011. Rimasi di sasso. Sul momento non pensavo che si potesse consumare così in fretta la tragedia. Quella notte dormii con gli incubi. Il mattino seguente mi alzai prestissimo, deciso a fare un video da mettere poi su youtube. Parlai a braccio, senza scrivere nulla. Non mi ricordo esattamente ciò che dissi: so solo che mi rivolsi ai rapinatori. Come al solito, scesi a Perego, in casa di mia sorella. La prima cosa che mi disse fu: L’hanno ucciso! Mi venne spontaneo chiedere: Chi? Ma non aspettai la risposta. Quel giorno, 15 aprile, venerdì di quaresima, non c’era la Messa, ma, secondo la nostra tradizione ambrosiana, c’era la Via Crucis: alle ore 17 circa, ad animarla erano i ragazzi della catechesi. Verso le ore 16, ero in casa: sentii suonare il campanello. Era il Vicario episcopale di Zona, monsignor Bruno Molinari. Chissà che cosa voleva? Senza tanti preamboli, arrivò al dunque. Mi disse che il Vicario generale della Curia milanese voleva incontrarmi lunedì successivo, perché doveva chiarire alcune cose circa l’intervista che, nei giorni scorsi, avevo rilasciato a La Zanzara di Giuseppe Cruciani, e precedentemente a La7 per il programma Exit di Ilaria D‘Amico. In sintesi: avevo augurato a Berlusconi un ictus che lo fulminasse all’istante. La Curia non poteva permettere che un suo prete dicesse queste cose. E poi c’era anche di mezzo una foto ritenuta oscena su Berlusconi, pubblicata in prima pagina sul mio sito, che avevo preso proprio dal sito di Vittorio Arrigoni. Non posso descriverla: bisognerebbe vederla! E qui è scattata in me la prima stizza, per non dire scatto d’ira, al pensiero di Arrigoni, appena ucciso. Ho cominciato a urlare. Ma ciò che mi ha urtato ancora di più è stata la minaccia: “Se non vai lunedì prossimo dal Vicario, saranno presi dei seri provvedimenti!”. Senza pensarci un attimo, risposi: “Vi precedo, mi autosospendo dalle mie funzioni! Da domani, sabato, non celebrerò più la Santa Messa. Provvedete voi al sostituto!”. Mancavano pochi minuti alle 17, per la Via Crucis dei ragazzi. Potete immaginare il mio stato d’animo. Appena presi in mano il microfono, parlai davanti agli stessi ragazzi e alla gente presente numerosa in chiesa, con tale foga da far tremare le mura, invitandoli a pregare per Vittorio e mi sfogai parlando anche della visita del Vicario episcopale, dicendo ciò che avevo deciso.

Non posso dimenticare un incidente che mi è capitato quando tornai a casa, dopo aver cenato da mia sorella. Per entrare nel garage parrocchiale devo azionare con il telecomando i due pistoni che stanno all’ingresso del piazzale. Non so perché: senz’altro, per la rabbia che avevo ancora addosso e anche perché distratto dai ragazzini che stavano giocando sul piazzale, fatto sta che non mi accorsi che i pistoni non erano del tutto scesi, andando perciò a sbatterci contro con l’auto, con un grave danno sia ai pistoni che all’auto. Si può vedere ancora oggi arrugginita l’ammaccatura su uno dei due pistoni.  

Vorrei ricordare che eravamo a pochi giorni dalla Settimana Santa. Mi ero arrabbiato anche per questo, oltre al fatto che non era opportuno rimproverarmi, in una giornata drammatica come quella, per l’uccisione di Vittorio.

Lunedì non mi recai a Milano, in Curia. Lo sciopero della Messa durò alcuni giorni, poi, proprio perché stava per iniziare il Triduo pasquale, ripresi le mie funzioni. Venerdì santo, verso mezzogiorno, arrivò una raccomandata, in cui mi si rinnovavano le minacce di provvedimenti se non mi fossi presentato il prossimo giovedì, dopo Pasqua, 28 aprile, sempre dal Vicario generale, mons. Carlo Roberto Maria Redaelli. Giocai d’astuzia. Feci sapere che avrei accettato l’incontro, ma ad una condizione: poter avere prima un colloquio con il cardinale Dionigi Tettamanzi. Accettarono. Il cardinale si era reso disponibile.

Nel frattempo, arrivò la salma di Vittorio a Bulciago, dove, in casa dei genitori, fu allestita una camera ardente. Nei giorni precedenti telefonai varie volte alla signora Egidia sia per porgere le mie condoglianze sia per sapere notizie nuove sull’omicidio. Avevo lanciato su facebook la proposta di celebrare i funerali nel Duomo di Milano. La Curia se ne guardò bene dall’accettarla, e la madre stessa non era d’accordo: preferiva la cerimonia al proprio paese, di cui era sindaco. Il cardinale inviò un messaggio ai genitori di Vittorio: oltre a questo, come Chiesa ufficiale non si fece altro: scelse di star fuori, per non urtare lo Stato d’Israele. Così fece anche il mondo politico. La madre mi confidò che avrebbe preferito il 25 aprile per i funerali. Già la data era simbolica per un cittadino “resistente”! Tuttavia si ottenne di celebrarli il giorno stesso di Pasqua, 24 aprile, nel pomeriggio: altra data ancor più simbolica per un credente.

Andai il giorno prima, sabato santo, a far visita alla salma. Mi ricevette la mamma, e, quando mi vide, papà Ettore gridò: “Don Giorgio, adesso è rimasto solo lei a lottare contro la Grazia Graziadei! Tenga duro: lo faccia per mio figlio!”. Quelle parole mi rimasero dentro fino ad oggi!

Non potevo mancare di partecipare ai funerali. Ci andai con alcuni parrocchiani. Come luogo per la cerimonia funebre non fu scelta la chiesa, ritenuta troppo piccola, ma la palestra di Bulciago, capace di contenere migliaia di persone. Prendemmo posto sulla balconata. Ma mi costrinsero a scendere, in mezzo agli altri ospiti. Per me fu un onore. Piansi tutto il tempo. In quei momenti la commozione è tale che non puoi fare il duro. E poi perché il pianto dovrebbe essere segno di debolezza? La cerimonia si svolse in due momenti ben distinti: anzitutto, il momento religioso con la Santa Messa, e subito dopo, il momento civile, con canti e testimonianze. Non ho parole per descrivere la commozione. Sono momenti che non potranno mai diluire col tempo. Dopo due anni, mi sembra di rivivere ogni istante. Parteciparono più di due mila persone. Tra i presenti, numerosi palestinesi.

Giovedì 28 aprile, come stabilito, mi recai in Curia per il colloquio, prima con il cardinale, poi con i due Vicari. Tettamanzi fu veramente un padre: mi ascoltò benevolmente. Parlammo per circa venti minuti: accennai anche a Vittorio Arrigoni, e gli chiesi perché la Chiesa avesse taciuto. Mi rispose che egli aveva scritto ai genitori un messaggio. Già lo sapevo, ma mi sarei aspettato di più. Capii che lo avevo messo in difficoltà. Poi fu la volta dei due vicari. Il cardinale volle essere presente anche lui, e fece da paciere, intervenendo più volte cercando di attutire i contrasti. Comunque, tutto il problema non sta in ciò che io dico o scrivo, ma per il modo con cui lo scrivo e lo dico. Le parolacce sono indegne di un ministro di Dio! Ma ciò che i miei superiori non possono sopportare è che, in tal modo, io scredito lo stesso cardinale. Ho una parrocchia e, perciò, responsabile del mio incarico è sempre il mio vescovo. È quanto sosteneva anche Roberto Castelli che non poteva digerire che un prete di parrocchia usasse certi toni contro la Lega. Si chiedeva: il cardinale se non prende posizione vuol dire che anche lui condivide ciò che dice quel pretaccio!

Di tutta questa vicenda, ciò che i superiori non hanno compreso è l’aver sollevato la questione nei miei riguardi nei momenti sbagliati: durante la Settimana Santa e nei giorni in cui era stato barbaramente ucciso Vittorio Arrigoni. Forse non riescono a capire che ci può essere qualche prete, a cui sta veramente a cuore la sorte del paese, così a cuore che sarebbe pronto a uccidere un criminale piuttosto che lasciarlo libero di uccidere milioni di persone, e che ci può essere un prete che non distingue tra santi canonizzati dalla Chiesa e giusti che lottano per il bene dell’Umanità. Prima di Vittorio, non avevo mai sentito un santo scrivere o affermare: Restiamo Umani! Umani con la U maiuscola. Così scriveva Vittorio. I veri giusti o santi sono coloro che appartengono all’Umanità e testimoniamo i valori Umani, senza etichette, senza bandiere, senza steccati, senza violare nessuna razza, senza privilegi di forza o di potere. L’Umanità appartiene a se stessa, a nessun altro. Tutti facciamo parte dell’Umanità. Chi ne viola qualche diritto universale, si mette fuori dell’Umanità. Questo, per me credente, è Cristianesimo, ovvero Umanesimo integrale. Quando la Chiesa canonizzerà anche i giusti Umani?    

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=jaIbWrKqKUs[/youtube]

 

5 Commenti

  1. diogene ha detto:

    http://www.youtube.com/watch?v=ugNee0iv3AY
    …mi sono riascoltato a questo link il tuo accorato appello “GRAZIE,VITTORIO!” che, purtroppo, non aveva ottenuto l’esito da te e da noi sperato!
    VIK è e rimane nei nostri cuori con il lacerante grido “RESTIAMO UMANI!” che va oltre ogni riconoscimento terreno religioso o laico.
    Purtroppo, alcuni personaggi (chiamiamoli così), hanno cercato e cercano di sporcare la sua figura (e la tua) usando la tattica del “ti querelo così te ne guarderai bene dal mettere in dubbio le mie affermazioni!”.
    Metodo fascista?
    Ti siamo vicini don Giorgio e, se necessario, ti aiuteremo.
    Coraggio!

  2. Bellintani Adriano ha detto:

    A Vittorio Arrigoni

    Non chiamatemi:
    abrogazionista
    animalista
    antirazzista
    autonomista
    attivista
    colpevolista
    darwinista
    disfattista
    ecologista
    estremista
    fondamentalista
    idealista
    moralista
    naturalista
    pacifista
    paternalista
    sessantottista
    solipsista
    taoista
    vittimista
    chiamatemi: umano

  3. GIANNI ha detto:

    Vicende intricate, tra loro almeno in parte intrecciate, sulle quali già avevo lasciato qualche commento.
    Avrei peraltro una curiosità, non so se possibile da soddisfare o meno:
    mi piacerebbe capire cosa pensino i legali della questione della querela, cioè come vedano il caso, quale strategia pensino di seguire e che esito si aspettino.

  4. Teresa ha detto:

    La madre non era d’accordo ai funerali in Duomo, ma la curia milanese ha fatto veramente SCHIFO ad ignorare quasi 3000 persone che avevano aderito alla richiesta e a farsi negare telefonicamente. Grazie Redaelli, sto ancora aspettando la Sua telefonata.

  5. mimmo ha detto:

    BUONA SERA DON GIORGIO. SOLO POCHE PAROLE. LA SEGUIAMO DA UN POSTO REMOTO DELLA BASSA PADANIA CON AMMIRAZIONE PERCHè CI HA FATTO SVEGLIARE ALCUNI VALORI UMANI CHE HANNO CERCATO DI CANCELLARCI DAL CERVELLO. GRAZIE CONTINUI A DIRE LA VERITà CHE QUI IN PAESE VI DIAMO LA NOSTRA SOLIDARIETà MA LE ASSICURO CHE A DIO PIACE UNO COME LEI E NON TUTTI QUEI FARFALLONI CHE SI DICONO CREDENTI MA POI SONO IPOCRITI. SI RICORDI CHE SIAMO TUTTI PECCATORI MA LEI E NOI ABBIAMO I CUORI PULITI E SAPPIAMO CHE UN GIORNO VERREMO INTERROGATI QUINDI NOI CONDANNIAMO IL MALE COME LEI CONDANNA IL MALE. GRAZIE ANCORA DON GIORGIO. ALTEDO BO

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