Vale sempre il detto: “Non tutto il male vien per nuocere”

L’EDITORIALE
di don Giorgio

Vale sempre il detto:

“Non tutto il male vien per nuocere”.

Vale sempre il detto: “Non tutto il male vien per nuocere”.
Che significa anzitutto “non tutto il male”?
Vuole forse dire che c’è qualche male, che è talmente male da negare a Dio la sua infinita capacità di trasformare ogni cosa in bene?
Se fosse così, allora saremmo sempre nel dubbio che “questo” male sia del tutto irrecuperabile, diciamo perso, o che, al massimo, col tempo qualche male venga coperto dall’oblio.
Tutto dipende dalla concezione che abbiamo del male. Se intendiamo il male agostinianamente, ovvero come sostiene Sant’Agostino, secondo cui il male non sarebbe che “mancanza di bene”, ovvero un bene a cui manca qualcosa perché sia realizzato in pienezza, allora non c’è male che non sia irrecuperabile, ovvero ogni male viene meno, quando il bene si realizza, anche se non ci sarà mai un pieno o perfetto compimento.
Ma “questo” male di oggi può essere ridotto, allargando lo spazio del bene?
Più mi impegno a compiere il bene, più tolgo al male il suo esistere in quanto mancanza della realizzazione del bene.
Ad esempio, il male per uno studente che cosa sarebbe? Non studiare o studiare poco o limitarsi al minimo indispensabile. Se lo studente si impegnasse di più, il male diminuirebbe, proprio perché il male sta nel non studiare come si dovrebbe, ovvero il male è un impegno scolastico a cui manca un maggiore sforzo. Il male sarebbe una “insufficienza” dovuta al poco impegno scolastico. In tal caso il detto “non tutto il male vien per nuocere” può significare: una “insufficienza” scolastica potrebbe scuotere lo studente, che così potrà prendere coscienza della sua indolenza a scuola e si deciderà a studiare di più.
Allargando il discorso, può una guerra essere l’occasione per prendere coscienza di valori, magari per anni e anni traditi da una incallita indifferenza, illudendosi di “vivere in pace”, senza più aspettarsi lo scatenarsi improvviso di una nuova guerra?
Ma che cos’è allora la pace? Ecco la vera domanda.
Stranezza: ci accorgiamo che la pace viene meno, appena si scatena una guerra. Ma perché non accorgerci che già durante la pace (così come la s’intende normalmente) si sta preparando per fare una guerra?
Ogni guerra ha i suoi preparativi, e non si dica che un mattino un pazzo scateni una guerra!
E non c’è solo la guerra attualmente in corso: c’è stato un virus che ha messo in crisi il mondo intero. E al virus abbiamo dato tanti nomi, per giustificarci scaricando su di esso tutte le nostre colpevolezze.
Ma forse nessuno riesce ancora a capire dove sta il vero male. Ogni male, compreso il virus, anche nella sua entità fisica, proviene da una nostra manchevolezza, che è perciò all’origine del male appunto come “mancanza”, quando il bene viene tradito da una carnalità che toglie allo spirito il suo respiro.
Possiamo dire le stesse cose della guerra. Anche qui basta trovare un capro espiatorio, e tutto si risolverebbe. Per modo di dire. È tale la nostra carnalità da non capire dove sta il bene e il male.
E stiamo qui a litigare nel trovare il solito capro espiatorio, dimenticando che ogni male, compresa la guerra, nella sua brutale violenza anche fisica, proviene da un bene non compiuto.
Ci si è così svuotati del bene da renderlo un aborto di quel Bene Sommo, di cui siamo una emanazione o una scintilla divina, spenta da una alienazione capace di tutto.
Dunque, la pace che cos’è?
Se la pace viene intesa nel suo aspetto più positivo, possiamo comprendere che cos’è anche la guerra.
Se la guerra è un male, e il male è “mancanza” di bene, allora che cos’è la pace?
La pace, si dice, è armonia, giustizia, fratellanza, benessere distribuito a tutti, rispetto di diritti di ogni essere umano, persona, e così via.
Il progresso non dovrebbe portare l’umanità ad essere migliore?
Non è per lo meno strano che l’uomo rimanga lo stesso, ovvero quel bruto che fa violenza, frantumando così l’armonia, la fratellanza, la giustizia, il rispetto, i diritti di ognuno, ecc. ecc.?
Non è assurdo che le ultime peggiori guerre (a dire la verità ogni guerra è un male senza confronti) siano nate proprio in Europa che si pensava “civilizzata”, le cui radici sono cristiane?
Se pace significa anche “civiltà”, che cosa s’intende allora per civiltà dei popoli?
Diciamolo apertamente. Stati e chiese religiose non sono mai riusciti a costruire un mondo in pace, come mai?
A parte un passato di sangue, procurato da guerre tra stati e guerre di religioni, dovremmo allora dare la colpa unicamente agli stati e alle religioni?
E dov’è il popolo cosiddetto democratico, o il cosiddetto popolo di Dio?
È accettabile dire che si è in un corto circuito, come se nessuno avesse colpa, e dire che il male sarebbe opera di qualche servo del Maligno?
Non mi limito a porre una domanda accusatoria o a trovare anche io qualche giustificazione dando la colpa a strutture che, in quanto strutture, sono sempre un alibi contro cui è facile lanciare invettive, senza però andare in fondo al problema.
Ma non voglio neppure risolvere tutto con qualche battuta o slogan populista.
Non credo che sia una battuta o slogan ad effetto mediatico invitare a riflettere sull’oracolo di Delfi: “Consoci te stesso”, “Nulla di troppo”.
E che dire poi dell’invito per nulla populista di Cristo: “Metanoèite!”, cambiate mentalità?
Che dire di più?
Forse c’è un altro invito da aggiungere, ed è l’invito di Plotino, filosofo neoplatonico pagano: “Distaccati da tutto!”, ripreso poi, mille anni dopo, da Meister
Eckhart, che insisterà moltissimo sul distacco radicale, premessa indispensabile per quella divinizzazione del nostro essere interiore, dove sta la vera pace.
E allora ecco la risposta alla domanda: Che cos’è la pace?
La pace nasce dal nostro essere interiore.
Non è un gioco di alleanze, o di compromessi politici o di situazioni che rendano comodo il nostro vivere. E che dire poi delle alleanze del tipo ecumenico?
Il segreto della pace sta nel fondo del nostro essere, dove si trova la sorgente dell’Essere più puro.
Se la politica è fallita, se la società è sull’orlo di un collasso irreversibile, se le religioni, Chiesa cattolica compresa, è in forte crisi, quale è la ragione?
Non basta rifarci il corpo o la psiche, se lo spirito interiore è spento. E la Chiesa che cosa ha fatto? Ha distrutto la Mistica!
Ma la Chiesa crede nel rinnovamento, organizzando Concili o Assemblee, che sono sempre su un piano carnale.
Non ne usciremo, se non accettando sinceramente e radicalmente gli inviti dell’oracolo di Delfi, di Gesù Cristo, di Plotino e della Mistica medievale.
Ribelliamoci, e testimoniamo che è possibile costruire la pace: non carnalmente, ma spiritualmente, ovvero partendo dal nostro essere interiore.
07/05/2022
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