Cosa possiamo, cosa dobbiamo fare per…

L’EDITORIALE
di don Giorgio

Cosa possiamo, cosa dobbiamo fare per…

Cosa possiamo, cosa dobbiamo fare,
per liberarci di una troietta,
che sta irridendo ogni valore democratico,
che ogni giorno non fa che calpestare
i diritti dei più poveri,
coprendo e giustificando porcate su porcate
di un governo senza più alcun pudore istituzionale?
Il problema non è il marciume in sé,
che fa parte di una natura umana corrotta,
ed è possibile anche nella stessa casa di Dio:
il problema è quel voler “giustificare” la corruzione
lasciando volutamente impuniti gli stessi corruttori,
intoccabili anche quando tribunali incorrotti
condannano i colpevoli, invitandoli,
– conseguenza più che naturale –
a lasciare certi posti di responsabilità,
ma la troietta sembra cieca
o tanto impegnata a “battere” tutte le strade
o marciapiedi più o meno istituzionali, più meno sacri,
preoccupata solo di gonfiare il proprio petto
divertita e irriverente, alla ricerca di orgasmi
che la fanno oscenamente godere,
mentre poveri cristi sono stesi a terra
neppure in grado di invocare un Padre Eterno
che li possa ascoltare,
visto che la troietta bianco vestita
impone se stessa come immagine messianica
di una salvezza di inganni diabolici.
Non procedo oltre per evitare di annoiare,
o di irritare le solite anime pie,
tanto pie da credere che la troietta
sia il padre eterno.
Giustamente: che fare?
È stato scritto, e me lo ricordo benissimo, tanto da restare impresso nella mia mente fino ad oggi, che in una società priva d’anima occorre un “supplemento d’anima”.
Riporto ciò che ho trovato sull’origine di questa espressione, e il suo significato, da cui partire per un maggior approfondimento.
«”Supplemento d’anima” è un’espressione che, nel contesto della comunicazione, si riferisce a qualcosa di più di un semplice messaggio. È un’idea introdotta dal filosofo Henri Bergson (filosofo francese, 1859-1841, fu tra l’altro insignito del Premio Nobel per la letteratura nel 1927), che descrive la comunicazione come un’interazione che va oltre il trasferimento di informazioni. Questo “supplemento” rappresenta l’elemento emotivo, la partecipazione personale, il calore umano che arricchisce la comunicazione e la rende significativa. In altre parole, Henri Bergson ha teorizzato che la comunicazione non è solo un’attività di scambio di informazioni, ma anche un atto che coinvolge l’anima, l’essere interiore. Questo “supplemento di anima” è ciò che trasforma una semplice trasmissione di dati in un’esperienza autentica, umana e piena di significato. L’idea di un “supplemento di anima” nella comunicazione suggerisce che, per creare un legame profondo, è necessario andare oltre il contenuto del messaggio e trasmettere un elemento di empatia, sincerità e coinvolgimento personale. Questo può essere realizzato attraverso un linguaggio non verbale, un atteggiamento empatico, un’attenzione genuina e un’espressione delle proprie emozioni. La presenza di questo “supplemento di anima” è cruciale per costruire relazioni solide e significative, sia nel contesto personale che in quello professionale. Una comunicazione che manca di questo elemento può sembrare fredda, impersonale e insoddisfacente. In sintesi, il “supplemento d’anima” rappresenta l’elemento che rende la comunicazione umana, autentica e significativa, superando la semplice trasmissione di informazioni per creare un legame più profondo tra le persone».
Già quando ero teologo in attesa di essere ordinato prete (anni ’60) mi insegnavano (allora eravamo guidati da autorevoli Padri spirituali, e non da psicologi, come oggi!) che il “supplemento d’anima” era da intendere oltre l’aspetto psichico o emozionale o empaticamente comunicativo. Già si parlava di qualcosa di ulteriore Divino, da dare a un’anima quasi penta del Divino.
In breve, meno anima più Anima, da intendere come Spirito santo.
Attenzione: non è un’aggiunta, come il termine “supplemento” potrebbe suggerire. Potremmo invece parlare di dare più spirito, là dove lo spirito viene meno. Se lo spirito viene quasi soffocato, bisogna togliere ciò che lo soffoca per permettere allo spirito di respirare in pienezza, e lo spirito è già della stessa realtà divina.
E qui, chi ha scoperto la Mistica, la quale si rifà all’antico pensiero greco, non ha difficoltà a comprendere che siamo composti anzitutto di spirito, certo anche di anima (o psiche) e di corpo. Ma la psiche e il corpo nulla hanno alcun senso in sé, se non vi fosse lo spirito a dare loro la realtà vitale o divina.
E allora, in una società, dove non solo la comunicazione verbale o mediatica, come pensava Henri Bergson, ma ogni aspetto della nostra esistenza, subisce una “anchilosi d’essere”, perché “anchilosata” o rattrappita da una carnalità sempre più dominante, occorre rientrare in noi, nel profondo del nostro essere, con più forza, con più determinazione, per dare più Spirito allo spirito spento, per riattivarlo.
E lo spirito, nell’antico pensiero greco, significava intelletto, ovvero luce. E tutti sanno l’arte diabolica dei dittatori e degli stessi populisti di oggi: spegnere nei cittadini l’intelletto. Ai tempi di Silvio Berlusconi, quando era Presidente del Consiglio di un governo fatto anche di ciellini e leghisti, amavo dire: Berlusconi era riuscito a tagliare la testa all’intero popolo italiano!
E oggi siamo ancora qui con un popolo bue, ovvero senza testa!
La nostra pistolina o troietta
ora ha buon gioco a prenderci per il culo.
La tappetta qualsiasi cosa dica o faccia
– e ne dice di cose oscene
e ne fa di cose orripilanti –
è ben accetta dai balordi, dagli ottusi, dai ciechi.
La si distrugge,
mandandola nella fogna da cui è venuta,
con un “supplemento d’anima”.
Ogni contrapposizione del tipo politico
non servirà a nulla o a ben poco,
se il popolo resta bue, ovvero senza testa.
So di dire l’impossibile o qualcosa di assurdo:
solo un “supplemento di Mistica”
salverà il mondo intero, e anche il popolo italiano.
Torneremo ad essere governati da Geni,
e non da troiette da quattro soldi.
07 giugno 2025
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