Una Chiesa e una dissidenza
vittime di un rigidismo senza sbocco
Vorrei tornare sul problema della dissidenza nella Chiesa cattolica, invitandovi a vedere il video qui sotto, dove esprimo alcune riflessioni ancora sul caso del parroco di Bonassola don Giulio Mignani.
Credo che, tenendo conto anche delle mie esperienze pastorali, anche nei loro limiti e manchevolezze, occorrerebbe fare un obiettivo esame di coscienza sia da parte del clero dissidente (in realtà molto raro) che delle autorità religiose, sempre pronte a colpire talora scriteriatamente.
Nel video faccio una serie di considerazioni, su cui riflettere, se si vuole che la Chiesa istituzionale esca da quella strettoia autoritaria per cui tutto scende dall’alto e se si vuole che la dissidenza sia più stimolante e più costruttiva.
Procedendo caparbiamente su due binari non si ottiene nulla di buono, o in vista di quel Bene che tutti desideriamo perché il Vangelo sia l’Annuncio della Buona Novella.
Da una parte, quella della gerarchia, c’è sempre la preoccupazione di salvare la struttura, e dall’altra, quella della dissidenza, c’è talora la voglia irrefrenabile di sparare a zero sulla struttura, dimenticando entrambe che l’intento comune dovrebbe essere quello di convertire questa società alienata e impazzita.
Irrigidendosi sulle proprie posizioni a pagarla sarà sempre quella comunità a cui tutti dicono, magari solo a parole, di voler bene.
E poi vorrei aggiungere che non ci sono solo i diritti, ma anche i doveri di cui più nessuno oggi parla. Tutti oggi rivendicano diritti, ma i doveri dove sono? I diritti sono fondati sui doveri, senza i doveri i diritti non hanno alcuna radice.
Infine, pur aprendosi alle varie problematiche di oggi, non si dimentichi da parte della gerarchia e anche da parte dei preti dissidenti che la vera evangelizzazione è quella conversione del cuore di cui parlava Gesù.
Ho l’impressione che anche i preti dissidenti siano vittime di una ossessione quasi esclusivamente carnale, nel senso che per un verso o per l’altro lottano sì, ma solo per qualcosa che riguarda l’esteriorità dell’essere umano, dimenticando che la nostra preoccupazione di credenti, e non solo credenti, dovrebbe essere quella di invitare a rientrare in sé, nel mondo interiore.
La Chiesa da una parte, chiusa sulle aperture diciamo sociali e dottrinali, e dall’altra i dissidenti che sono aperti sì, ma sempre sul piano diciamo esteriore dell’essere umano, non aprono quella strada del vero ben-essere che è l’essenza del Cristianesimo, che è la scoperta di quel mondo dello spirito dove il Mistero divino è infinitamente presente.
Chi ha frequentato Fontanella ai tempi di Turoldo sa che era inviso ai preti locali. La sua fortuna è di aver avuto come vescovo Clemente Gaddi, come quella di don Giorgio con Martini e Tettamanzi. Ma con la sua scomparsa (ingombrante per i preti locali) e il cambio dei vescovi per i frati rimasti è cominciata un’emorragia di fedeli. Nell’esperienza avuta in quel luogo più che alla fede di Turoldo la maggioranza era attratta dalla sua notorietà. Ho visto trasformazioni impensabili come socialisti, comunisti, democristiani diventare leghisti. C’erano fedeli con figli legati ai centri sociali che non nascondevano le loro simpatie per il “comunista leghista” Salvini. Che c’entra con don Giulio? La dissidenza se non è supportata dalla notorietà è destinata al fallimento. Quindi è giusto il consiglio alla saggezza di don Giorgio per don Giulio. Nell’evidenziare il paradosso della rigidità di una gerarchia più propensa a umiliare i dissidenti che a comprenderli, cerca di aiutarlo ad uscire dal pericolo di rimanere tagliato fuori da una Chiesa che con tutti i difetti che ha è ancora l’unica che ci può salvare dall’impoverimento di quei valori che la filosofia per la sua astrattezza non riesce a rendere vivi. La via migliore è quella indicata da don Giorgio con la Mistica. Don Giulio rifletta sullo spunto che un monaco cistercense medievale ha aggiunto alla frase di Angelo Silesio: “Cristo non è ancora nato tutto. Egli nasce ogni volta che un uomo diventa cristiano”.