Omelie 2021 di don Giorgio: Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo
7 novembre 2021: Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo
Is 49,1-7; Fil 2,5-11; Lc 23,36-43
Ascoltatemi, o isole, udite attentamente
Quando vogliamo comunicare a una persona qualcosa di importante solitamente prima l’avvertiamo: “Adesso prestami attenzione!”.
I profeti dell’Antico Testamento, quando facevano parlare Dio, lo introducevano con questo invito: “Ascoltatemi, udite attentamente”. È l’inizio del primo brano della Messa.
C’è anche un invito ad ascoltare in silenzio. Leggiamo infatti nel libro di Isaia, primo versetto del capitolo 41: “Ascoltatemi in silenzio, isole”.
Sembrerebbe per lo meno strano aggiungere “con attenzione”, “in silenzio”, come se non bastasse ascoltare fisicamente, se poi non si prestasse attenzione, e questo avviene solo nel silenzio.
L’altro ci parla, e dentro di noi ci sono distrazioni per altre cose. Ascoltiamo, e non ascoltiamo. L’altro ci parla, ma è come se parlasse al vento. Già dire altro è dire tutto.
Quando uno ci parla, non può essere “altro”: deve entrare in contatto con il nostro essere.
Succede frequentemente, per non dire quasi sempre, che chi parla e chi ascolta sono due “forestieri” tra loro, due “altri” che non si incontrano, non dialogano, per lo meno uno resta fuori di se stesso, lasciando che l’altro parli appunto al vento.
Pensiamo al quel capolavoro di dialogo/dialettico tra Gesù e la donna samaritana. Sì, un capolavoro, perché rivela tutta l’arte di Gesù di entrare in contatto con il mondo interiore di quella donna, fino a portarla dall’esterno all’interno del suo essere. Un capolavoro anche psicologico.
Ma il vero dramma di Cristo qual è stato? Non riuscire a dialogare, a farsi ascoltare, lui “via, verità e vita”. Le folle correvano ad ascoltarlo, ma perché? Non avevano fame di un cibo sostanzioso come la parola di Dio, ma sentivano solo il bisogno di un pane materiale, o di un gesto miracoloso. Neppure i suoi discepoli lo capivano. “Questa parola è troppo dura”!”, e se ne andavano. E che dire dei caporioni ebrei? Che contrasti! Che lotte! Che cocciutaggine! E volavano accuse, durissime parole, giudizi implacabili! Lo stesso Cristo si dimenticava le buone maniere.
Si può dire che Cristo non sia mai riuscito, tranne casi del tutto eccezionali, a entrare in dialogo con i capi ebrei, da veri credenti in quel Dio, il Padre, di cui Cristo era venuto per rivelare il vero volto, e di cui i rappresentanti della religione ebraica avrebbero dovuto testimoniare tutta la purezza.
I caporioni ebrei neppure ascoltavano Cristo, e se lo ascoltavano era solo per tendergli qualche tranello per poi accusarlo di bestemmia.
Il Vangelo di Giovanni si svolge come un lungo ininterrotto processo contro Cristo, sempre malinteso, frainteso, criticato a morte.
Le riflessioni potrebbero essere tante. Vorrei soffermarmi su questa, anzitutto.
Dovremmo prestare una particolare attenzione, quando leggiamo la parola di Dio, ascoltandola in silenzio, nel silenzio interiore, là dove le cose tacciono per lasciare lo spirito in ascolto.
Tutti sappiamo quanto la società sia distratta da mille cose, quasi lacerata, per cui è difficile concentrarsi anche per un solo istante.
Il problema è questo: dove sta o in che cosa consiste quella seduzione che fa sì che alla parola eterna di Dio preferiamo parole umane, banali, frammentarie, che magari durano un istante?
Non c’è una ragione neppure logica; come si fa a contrapporre a una parola eterna una parola che passa? Eppure, le nostre orecchie prestano attenzione a un mondo di carnalità, che non hanno bisogno di emettere chissà quali suoni per cui convincere qualcuno: l’imbecillità si accontenta di poco, anche perché sappiamo che, seppure il tempo consumi le cose, le cose di nuovo si rinnovano: il grembo infatti della imbecillità è sempre incinto.
Se nell’Antico Testamento poteva bastare un solo profeta per scuotere le coscienze di un popolo che aveva tradito l’Alleanza con il suo Dio, oggi, a parte l’assenza paurosa di profeti (il peggior castigo di Dio!), il popolo è così ostile alla Parola eterna da non essere smosso neppure dalle cannonate.
All’esterno del nostro essere, è tutta una questione di pelle, e tutto scivola via senza permettere che qualcosa si aggrappi a qualche motivazione nobile.
Ma che significa “prestare attenzione”? Significa rientrare in se stessi, là dove la voce dello Spirito potrebbe risvegliarci dal sonno profondo.
Forse un tempo bastava poco per rientrare in sé, tutto un contesto anche sociale era di aiuto. Oggi sembra quasi impossibile. C’è una tale carnalità da bloccare ogni rientro. E si resta fuori, in balìa della carnalità. La gente è così incollata alla pelle che staccarla sembrerebbe impossibile.
Cristo re dell’universo
Una brevissima riflessione sulla festa di oggi, Cristo Re dell’Universo, che chiude il ciclo liturgico: domenica infatti per noi di rito ambrosiano inizierà l’Avvento.
L’inno liturgico “Vexilla regis” contiene queste parole: “regnavit a ligno Deus”. Cristo ha regnato dalla croce. In che senso ha regnato, se è morto?
Per i mistici la croce viene vista come il distacco supremo: Cristo abbandona il suo corpo per farsi dono del suo Spirito, in altre parole ha inaugurato il regno dello Spirito.
Non dimentichiamo che, quando Cristo era cercato perché la folla voleva farlo re (come era successo dopo la moltiplicazione dei pani), egli fuggiva, perché il suo regno non era di questo mondo. Lo aveva chiarito anche davanti a Pilato. Naturalmente è stato frainteso. Così frainteso che sulla croce Pilato aveva fatto mettere come motivazione della condanna “INRI” (iniziali di Gesù Nazareno, re dei giudei), parole contestate dai caporioni ebrei.
Quale insegnamento prendere dalla festa di oggi?
Si conquista il mondo con l’essere, e non con l’avere. L’essere è purificazione di ogni carnalità, come un quotidiano morire nella carnalità per dare spazio allo spirito. L’avevano capito gli antichi filosofi greci, e noi crediamo di conquistare il mondo con il potere economico o con strutture che parlano visibilità, efficienza, carnalità. Siamo lontani dalla lezione della croce.
Commenti Recenti