
Vorrei premettere una domanda: in questo governo almeno uno che sia saggio c’è? Difficile scovarlo: il meno rognoso è quello che tace seduto a scaldare la sedia in attesa della fine del mese, portando a casa uno stipendio da dio, che va a pesare sui nostri già miseri bilanci economici.
A parte la “tappetta” che fa da ridicola protagonista di una tragico-commedia, che sta facendo ridere tutto il mondo, come ai tempi di Berlusconi, assistiamo tutti i giorni a sparate invereconde da parte di qualche membro del governo, forse secondo un piano studiato ad hoc per distrarre la massa dai veri problemi che stanno letteralmente portando in un baratro una nazione, anche se lo merita, visto che il popolo italiano sceglie sempre quei populisti che promettono dando solo qualche misera merenda.
Non vorrei mai giudicare le persone dal loro aspetto fisico, ma non riesco a non dire che, già vedendoli in faccia, questi farabutti mettono una tristezza o una nausea di rigetto.
Ed ecco il caso ridicolo, per non dire altro, rivelatore della imbecillità di questi governanti. Fabio Rampelli ce l’ha con un dipinto di Napoleone, appeso sulla parete dell’anticamera del suo studio. Cavoli, proprio sfortunato questo “onorevole” (parola comunque da evitare!), che gli è capitata addosso una disgrazia simile. Ogni volta che guarda il volto di Napoleone gli vengono in mente tutte le atrocità che l’imperatore corso, mezzo italiano, ha compiuto danneggiando il nostro bel Paese, che si chiama Italia.
Rampelli, nella sua imbecillità che gli ha tolto la memoria o l’onestà intellettuale, non sa che l’Italia ha avuto in precedenza ben altri malfattori, tra cui anche gli imperatori romani, per arrivare ai recenti Mussolini e Berlusconi.
Forse Napoleone non ha usato gli ambienti istituzionali italiani per farne dei postriboli o case di appuntamenti per excort e ben altro: Berlusconi ci è riuscito, in pieno.
E allora per essere coerenti, togliamo dalla pareti dei palazzi di potere ogni dipinto, e, già che ci siamo, togliamo dalle chiese tutti i quadri con puttane o amanti dei pittori, che rappresentano le madonne ben formose e provocanti.
Coerenza fino in fondo!
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da metronews.it
6 Ottobre 2023
Rampelli vuole sfrattare Napoleone dalla Camera:
“Questo è il tempio della sovranità nazionale…”
Redazione Metronews
“Via il quadro di Napoleone da qui, è stato il conquistatore dell’Italia…”. Fabio Rampelli va alla guerra contro Napoleone Bonaparte. Il parlamentare di FdI punta il dito su un ritratto dello stratega appeso sulla parete dell’anticamera del suo studio di vicepresidente della Camera, a Montecitorio. E’ un raffinato dipinto del pittore milanese Andrea Appiani, alfiere del neoclassicismo in Italia, di proprietà della Pinacoteca di Brera e “in deposito temporaneo” alla Camera dal 1927.
Rampelli e Napoleone
Cinto dalla corona d’alloro, il generale Napoleone veste un abito di velluto verde, ricamato con quadrifogli e foderato di seta, indossato in occasione della incoronazione a re d’Italia. Una tela che i francesi ci invidiano e Rampelli vive come una beffa e di cui vuole disfarsene perchè celebra chi ha depredato i tesori italiani.
Il dipinto di Napoleone
“Non mi disturba il fatto che il dipinto sia esposto a Montecitorio -spiega – L’arte non ha confini né appartenenze, starebbe benissimo in una galleria insieme a tanti altri quadri. Ma mi infastidisce il fatto che sia qui, appeso nella mia anticamera nel piano più importante di un palazzo che rappresenta il tempio della sovranità nazionale. Ecco, Napoleone ha cercato di annetterla al suo impero. Viva l’arte, ma il suo ritratto non sta nel posto giusto…”.
Napoleone “predone” di tesori

“Nel corso delle sue campagne di conquista -sottolinea l’esponente di Fdi- Napoleone depredò l’Italia di immensi tesori: quadri, statue, arazzi”. Un “patrimonio destinato ad arricchire le collezioni del Louvre la cui costruzione iniziò proprio in quel periodo. Ci fu addirittura un ambasciatore speciale, lo scultore Canova mandato dal Papa per recuperare il maltolto”.
Solo “una piccola parte tornò in Italia, ma basta visitare il Louvre per rendersi conto di come la nostra arte arricchisca la Francia contribuendo alla sua grandeur che non l’Italia…”, lo sfogo di Rampelli. Da qui l’idea di “contribuire alla creazione di una galleria d’arte di Montecitorio”.
“Una vera e propria pinacoteca”, spiega lo storico esponente di via della Scrofa, che si è battuto contro la restituzione della stele di Axum e per il rientro in Italia dei bottini di guerra, “dove finalmente esporre tutte meravigliose opere d’arte che soltanto i deputati possono vedere ora nei propri uffici. Sarebbe un bel segnale di democrazia, di educazione al bello, consentire al pubblico di apprezzarle dal vivo”, perchè non ha senso, avverte, tenere in una stanza chiusa, di ufficio o semplicemente nei corridoi meno vissuti di Montecitorio, opere di rara bellezza e pregio.
“Molti pezzi -dice- sono conservati nei depositi della Camera. Ultimamente è stato esposto un Sironi inedito che ora è visibile presso l’anticamera della Difesa. Penso meriti di essere esposto al pubblico. È uno delle sue opere più belle. Da chi arrivano le collezioni? Anche da privati che spesso lasciano alla Camera i loro beni perché sanno che almeno qui saranno custodite e apprezzate”. I “dirigenti del settore sono tra i più attenti in Italia perché sanno che oltre al pezzo d’arte da custodire c’è il significato simbolico di questo luogo. Che è di per sé un’opera d’arte. Tra Bernini e Basile, su un’area dove anticamente si dice si svolgessero i comizi e le votazioni dei centuriati…”.
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