Omelie 2017 di don Giorgio: IMMACOLATA CONCEZIONE della B.V. Maria

8 dicembre 2017: IMMACOLATA CONCEZIONE DELLA B. VERGINE MARIA
Gen 3,9a-b.11b.12-15.20; Ef 1,3-6.11-12; Lc 1,26b-28
Il dogma e Simone Weil
Che Maria, Madre di Gesù, sia stata concepita senza il peccato originale (ecco il senso della festa di oggi), secondo la Chiesa cattolica è un dogma di fede, perciò da accettare senza alcuna riserva, pena la scomunica. In altre parole, anche questo dogma, come tutti gli altri nove, vincolerebbe la nostra fede o, diciamo meglio, la nostra libertà di pensiero.
La grande pensatrice francese, Simone Weil, di origini ebraiche, nel suo Credo come condizione preliminare per entrare nella Chiesa cattolica attraverso il battesimo (morì senza mai volerlo ricevere, proprio perché non ottenne una risposta alle sue perplessità), dichiarò esplicitamente: «Non riconosco alla Chiesa alcun diritto di limitare le operazioni dell’intelligenza o le illuminazioni dell’amore nell’ambito del pensiero. Le riconosco la missione, in quanto depositaria dei sacramenti e custode dei testi sacri, di formulare decisioni su alcuni punti essenziali, ma soltanto a titolo di indicazione per i fedeli. Non le riconosco il diritto di imporre i commenti di cui circonda i misteri della fede come se fossero la verità; e ancor meno il diritto di usare la minaccia e il timore esercitando, per imporli, il suo potere di privare dei sacramenti».
L’Immacolata Concezione
A riguardo del dogma della immacolata concezione, bisognerebbe chiarire alcune cose. Anzitutto, è stato proclamato dalla Chiesa l’8 dicembre del 1854, dunque dopo 19 secoli dall’inizio del cristianesimo. Motivo? I teologi non erano mai riusciti a scoprire una sola indicazione nei Vangeli, e neppure in tutto il Nuovo Testamento, che Maria fosse stata concepita senza il peccato originale. Ma la cosa davvero interessante è come si sia cercato di giustificare l’esenzione dal peccato originale, superando l’altra verità riconosciuta dalla Chiesa, ovvero che per colpa di Adamo e d’Eva tutti gli uomini nascono con il peccato originale. Maria sarebbe stata preservata, ricorrendo ad una specie di stratagemma teologico, ovvero: Gesù avrebbe anticipato per la Madre i frutti della sua redenzione universale. Così recita la prima orazione: «O Padre, che nell’Immacolata Concezione della Vergine hai preparato una degna dimora per il tuo Figlio, e in previsione della morte di lui l’hai preservata da ogni macchia di peccato, concedi anche a noi, per sua intercessione, di venire incontro a te in santità e purezza di spirito».
Qualche domanda
Possiamo allora chiederci, tenendo conto delle parole di Simone Weil sui diritti dell’intelligenza umana di indagare a fondo la verità senza alcune limitazioni, se veramente sia tutto così chiaro nei riguardi di un privilegio, riservato a Maria, a proposito del peccato originale.
Possiamo dire che di privilegio non si tratta, ma di una verità che riguarda ogni essere umano? In  tal caso, bisognerebbe rivedere il concetto che si ha di peccato originale. Che significa che tutti nasciamo con il peccato originale? Che nasciamo già precari, limitati, in balìa delle forze del male? Certamente, è sotto l’evidenza di tutti, tutti ne proviamo l’esperienza. Ma in questo senso anche Maria è nata precaria, come tutti gli esseri umani.
Anche lei era incline al male. Che poi sia vissuta senza mai commettere alcun peccato, non lo si può escludere. Ma che significa peccato? Non è mancare in qualcosa in vista della perfezione di Dio? Ma come si può dire che Maria è stata perfetta come Dio?
E i dubbi non li ha avuti anche lei nei riguardi della missione del Figlio? E questo che cosa significa? Avere dubbi fa parte della nostra limitata realtà umana.
Il brano della Genesi
Il primo brano della Messa, che la liturgia ha spezzettato non so perché, se lo leggiamo attentamente ci aiuta a capire il nostro reale stato d’essere.
Certo, bisogna andare al di là delle immagini, e cogliere il senso profondo delle parole. Prendiamo ad esempio la parola “nudità”. È su questa parola che Adamo gioca, dandone un significato equivoco. Creato da Dio nudo, quando Adamo pecca contro Dio allora vede la nudità come un malessere, un disagio, un segno del peccato, perciò da coprire con le foglie di fico.
Proviamo a chiederci. Dove sta la realtà del nostro spirito interiore? Non sta forse nella nudità del nostro essere, il quale non ha bisogno di vestiti, di rivestimenti, di apparenze, che non solo coprono l’essere o lo spirito, ma che ci rendono ridicoli, grotteschi, falsificando la nostra vera identità?
Se possiamo definire Dio, allora diciamo che è la Nudità per eccellenza. L’essere è di per sé spoglio di cose, di condizionamenti, di superfluo. Dio è l’Essere per eccellenza. Dire Spirito è dire la stessa cosa. Forse che lo spirito si può vedere? Se lo si vede, allora non è più lo spirito, ma qualcosa che lo riveste. Le cosiddette apparizioni che cosa sono se non deformazioni della realtà purissima dello Spirito santo?
Il peccato originale allora che cos’è? Una maledizione divina che continua come conseguenza del peccato di Adamo e di Eva? E abbiamo poi il coraggio di parlare di giustizia di Dio? Giustizia? Per colpa dei progenitori tutto il genere umano doveva pagarne le conseguenze?
Certo, in ognuno di noi c’è anche la tendenza al male. Sì, non nasciamo con il peccato originato dai primordi dell’umanità, ma nasciamo tendenzialmente al male come tendenzialmente al bene. L’inclinazione di più al male che al bene dipende da tante cose: dalla nostra educazione, dalla società, ecc.
Spetta a noi vincere la tendenza al male per evitare che diventi quell’io egoistico che prevale sullo spirito. La nostra lotta sta nel togliere al nostro io il suo potere di prevaricazione. Ed è certo che non possiamo farcela da soli.
La grazia di Dio, che viene data ad ogni essere umano in tanti modi diversi, è indispensabile per aprire quel varco che permetta a ognuno di entrare dentro di sé, e scoprire la sua realtà spirituale, ovvero di uno spirito che rinasce nello Spirito.

 

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