Omelie 2019 di don Giorgio: IMMACOLATA CONCEZIONE DELLA B. VERGINE MARIA
8 dicembre 2019: IMMACOLATA CONCEZIONE DELLA B. VERGINE MARIA
Gen 3,9a-b.11b.12-15.20; Ef 1,3-6.11-12; Lc 1,26b-28
Ci sono periodi liturgici (come l’Avvento e la Quaresima), in cui le feste in onore dei Santi e anche le solennità in onore della Madonna, se cadono in Domenica, vengono spostate il giorno successivo, solo liturgicamente, senza perciò essere feste di precetto, e tante meno feste civili riconosciute dallo Stato. Ecco perché oggi, 8 dicembre, festività della Immacolata Concezione di Maria, prevale la Liturgia della Quarta di Avvento.
Nel contesto del Mistero divino
E qui, nonostante la severità della Liturgia, entra in scena il buon senso pastorale, che non significa solo venire incontro alla devozione popolare. Credo che, nel caso della Solennità della Immacolata Concezione di Maria, ci sia qualcosa in più.
Pongo una domanda: che senso ha celebrare una festività della Madonna fuori da un certo contesto liturgico? E qual è questo contesto liturgico? In breve: è il contesto del Mistero divino.
Quando parlo del Mistero divino parlo di qualcosa di Unico o di quell’Uno, che non può essere frantumato in mille particolari.
Purtroppo, il popolino distingue e separa, facendo dell’Unico Mistero divino una somma di diversi Misteri quasi tra loro separati: il Mistero natalizio, il Mistero pasquale, il Mistero pentecostale, ecc.
E così le feste dei Santi, in particolare le festività mariane, diventano quasi un contorno, a cui è permesso aggiungere parecchio, anche troppo, eccessivamente troppo, di folcloristico.
Prendiamo il caso della Immacolata Concezione di Maria: che senso ha celebrare una festa a se stante, senza cioè collegarla al Mistero divino? Parliamo pure del Mistero natalizio (con tutte le dovute riserve), ma che almeno la festività della Immacolata sia collegata con il Natale.
Non credo che la vera intenzione della Chiesa sia quella di celebrare solo il dogma della esenzione di Maria dal peccato originale, quando è stata concepita nel grembo della madre, Anna.
Ciò che invece si intende celebrare è la concezione, del tutto straordinaria, del figlio di Dio, per l’azione misteriosa dello Spirito santo.
Il dogma della Immacolata concezione di Maria è strettamente, necessariamente legato alla concezione verginale di Gesù.
Giovanni il Battista e la Vergine-madre Maria
Mentre Giovanni (detto il Precursore o il Battista) ha il compito, in ogni Avvento liturgico, di prepararci alla venuta di Cristo, da intendere non più in senso fisico, ma spirituale, Maria vergine-madre (sempre incinta del Figlio di Dio) ha la missione di indicarci la via per la rinascita spirituale in Cristo di ogni essere umano.
Perciò l’Avvento liturgico, più che una preparazione moralistica (del resto già il Battista invitava ad una conversione interiore, senza tralasciare tuttavia di contestare anche duramente il comportamento esteriore), l’Avvento, ripeto, è già la gestazione nel grembo verginale di Maria del Figlio di Dio, che nasce e rinasce non solo il giorno di Natale (giorno tra l’altro fittizio), ma ogni giorno, per cui il Mistero del Natale è qui, ora, in ogni istante.
Possiamo anche dire che Giovanni il Battista e Maria di Nazaret si completano nella loro missione di prepararci al Mistero natalizio, ma, anche qui, sembra che la Chiesa abbia preferito puntare sull’opera penitenziale del Battista più che sulla esigenza di riscoprire in noi quell’opera dello Spirito santo, sempre pronto ad aprire un mondo nuovo.
Certo, siamo tutti d’accordo: Giovanni il Battista, il fustigatore, essenziale anche nel vestito e nel cibo, non piace tanto alla gente di oggi, la quale non vuole sentirsi dire “Razza di vipere!”, e tanto meno ai politici di oggi, che, tremendamente offesi, sarebbero capaci di querelare anche i giusti del passato, con sentenze retroattive.
Alla gente piace di più la Madonna, a cui si aggrappa anche in modo del tutto ridicolo, chiedendole grazie anche impossibili.
Giovanni Battista non nulla da darci, ma chiede tutto per predisporci all’incontro con l’Essenziale.
Maria tutta da scoprire
Maria va ancora oltre: lei stessa si presenta come colei che porta nel grembo il Figlio di Dio, l’Essenziale, l’Unico Necessario, pronto a rigenerarsi anche nel grembo del nostro essere interiore.
Maria ci spinge oltre l’aspetto tipicamente penitenziale, che di per sé non basta a farci riscoprire il vero tesoro che è in noi. Certo, ci vuole anche l’aspetto penitenziale, ma visto non nella sua esteriorità, quasi come punizione del nostro corpo, casomai come quel distacco mistico che toglie tutte le inutilità o le futilità o quell’eccesso di superfluo che ostacolano l’ingresso nel nostro mondo interiore.
Giovanni Battista ci fa compiere un primo passo o i primi passi, per andare oltre una conversione che ci spinge a compiere il proprio dovere.
Maria ci accoglie in sé, ci porta nel suo grembo verginalmente materno, ovvero pronto a generare il Figlio di Dio in modo del tutto mistico.
Capite allora che vivere il Natale solo come il ricordo della nascita corporale di Gesù (quante volte sentiremo dire “incarnazione di Dio”, ovvero: “il figlio di Dio si è fatto carne”) serve a ben poco, anzi dà l’occasione, mille occasioni al consumismo di sfruttare al massimo una festività che, in nome della sua essenzialità, dovrebbe ribellarsi, con quei richiami pastorali, a partire dall’alto della gerarchia, per denunciare quelle blasfemie, anche di noi preti e dei cristiani in genere, che hanno permesso una tale ricaduta da non essere più capaci di ribellarci.
Anche Maria, in fondo, ci denuncia: denuncia la nostra carnalità che non ha nulla a che fare con Mistero divino. Sì, il Figlio di Dio, nel grembo verginale di Maria, si è fatto carne, ma per divinizzare la carne, sempre per opera di quello Spirito santo che ha agito anzitutto in Maria, ma che agirà anche nel nostro grembo interiore.
Ottimo il commento di Luigi.Non è abbastanza caustico quando parla di salvini,ma lo fa sicuramente solo per educazione:cio’ che salvini non merita.CIAO!!!!!
Sono agnostico. Conosco poco dei culti mariani. Nella cascina della mia infanzia si recitava il rosario serale. Mi piacciono le melodie di alcuni canti mariani. So che il dogma dell’Immacolata concezione è di Pio IX ultimo sovrano (sovranismo?) dello Stato Pontificio. L’omelia di don Giorgio sulla Maria da scoprire e il Mistero divino ci porta in quel mondo mistico che lo affascina: “La solennità dell’Immacolata viene a ricordarci che, al di là dello spessore della materia, delle tenebrose e confuse energie che l’intessono, c’è una luminosa e intatta concezione che muovendosi dalla mente divina, si è densificata nella materia e ha avuto la sua perfetta manifestazione nella figura umana della Vergine, prescelta a generare il Sole eterno.” (Giovanni Vannucci). Ritornando coi piedi per terra ho un ricordo materno che mi accompagna. Mio nonno Enrico suo papà da buon cattolico nel periodo fascista gli diceva di fidarsi più dei preti che dei fascisti. Peccato che ne aveva paura. Un suo amico compagno gli diceva: “Richin fas furb. Cunsegna minga tut ul raccolt ai fascisti. Te rischet de restà sensa mangià”. (Fatti furbo. Tieniti qualcosa del raccolto. Rischi di non avere da mangiare).” E così è stato. Mia mamma mi raccontava che si privava del cibo per darlo a mio zio fratello minore che non resisteva ai morsi della fame. E’ questo il sovranismo che volete? Non basta baciare i rosari, tenere in mano i vangeli e la statua della Madonna come fa l’ex compagno padano Salvini. Se non si vola alto come fanno i mistici è difficile uscire dalla palude in attesa dell’uomo forte che quando verrà, saranno più i disastri che farà. Una dedica a don Giorgio: “Ci sono uomini che lottano un giorno e sono bravi, altri che lottano un anno e sono più bravi, ci sono quelli che lottano più anni e sono ancora più bravi, però ci sono quelli che lottano tutta la vita: essi sono gli indispensabili.” (Bertolt Brecht).