Omelie 2022 di don Giorgio: IMMACOLATA CONCEZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA

8 dicembre 2022: IMMACOLATA CONCEZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA
Gen 3,9a.11b-15.20; Ef 1,3-6.11-12; Lc 1,26b-28
L’Immacolata Concezione è una delle più importanti festività mariane della religione cattolica. Cade l’8 dicembre, perché l’8 dicembre del 1854 papa Pio IX, con la sua bolla (documento ufficiale), chiamata dalle sue prime parole in latino “Ineffabilis Deus”, proclamava come dogma, ovvero come verità indiscutibile di fede, un’antica tradizione cristiana che risaliva a diversi secoli. In Oriente la festa era celebrata già dal VI secolo.
Che cosa significa immacolata concezione: già le parole lo dicono. Maria è stata concepita senza macchia, ovvero senza il peccato originale. Specifichiamo: Maria è stata preservata dal peccato originale perché sono stati anticipati per lei, unica privilegiata, “i meriti di Gesù Cristo salvatore del genere umano”.
Dunque, l’Immacolata concezione non riguarda di per sé il concepimento verginale di Gesù, per opera dello Spirito santo, ma riguarda lo stesso concepimento di Maria, ovvero Maria è stata concepita senza il peccato originale.
Già da qui potete capire che è una festa a se stante, che riguarda un privilegio che riguarda Maria. Come la liturgia ha presentato Giovanni il Battista come figura ascetica, tutta d’un pezzo, fortemente coerente con il suo messaggio radicale, così la liturgia oggi ci presenta Maria come figura incontaminata nella sua più realtà interiore.
Tuttavia, come Giovanni il Battista è importante non tanto in quanto asceta, ma in quanto precursore della venuta di Cristo, così Maria è importante in quanto Madre del Figlio di Dio che si è incarnato nel suo grembo verginale per opera dello Spirito santo.
Non a caso, la Sesta domenica di Avvento è dedicata alla Divina maternità della beata sempre Vergine Maria.
In ogni caso, anche la festa di oggi va vista non a esaltare il privilegio di Maria di essere nata senza il peccato originale, ma di Maria in quanto Madre del Figlio di Dio.
L’Avvento è un periodo liturgico di attesa, e la Liturgia ci presenta due grandi figure come modelli di attesa, Giovanni il Battista e Maria di Nazaret. Se così possiamo dire, Giovanni il Battista è una figura più storica che simbolica, nel senso che può esserci ancora di stimolo per il nostro impegno di attesa (non si dimentichi la sua forte coraggiosa coerenza che lo ha portata al martirio), tuttavia è un personaggio del passato, mentre Maria non è tanto un personaggio storico (certo, è esistita), quanto invece un ideale di Donna sempre attuale.
Dio l’ha voluta subito del tutto speciale, in quanto concepita senza peccato originale, non per estraniarla dal nostro mondo reale, ma per offrirci un archetipo, ovvero un modello esemplare di Donna a cui riferirci in quanto essere come essere.
Qui non c’entra la questione di genere, essere cioè maschi o femmine, conta quel grembo che ogni essere è, in quanto contenitore potenziale di vita. Sì, potenziale, in quanto l’essere è sempre in gestazione, pronto per la vita, ma si richiede una pura purissima disponibilità all’azione fecondante dello Spirito.
Quando i Mistici medievali parlano di purezza, non intendono quella di tipo sessuale, regolata dal sesto comandamento, ma la purezza dello spirito, libero da ogni materialità.
Quindi, noi, in quanto essere, siamo grembi potenziali di vita, tuttavia quando lo spirito si sgancia da quell’ego, ovvero “amor sui”, ovvero desiderio o volontà di appropriazione, ovvero quel volere sapere e potere che bloccano l’essere nella sua gestazione divina.
Tuttavia, è chiaro che l’archetipo Maria chiama in causa anche le donne o il mondo femminile in genere.
È triste vedere oggi soprattutto donne piccole donne, in ogni campo socio-politico ed ecclesiastico. Donne che sanno solo esibire tanta corporeità, donne che quando assumono comandi tradiscono la loro femminilità, assumendo modi di pensare e di agire alla maschio, donne che scimmiottano quel potere maschilista che hanno sempre criticato.
Mi chiedo se parità di genere significhi omologare tutto sul potere o su quell’arrivismo mai sazio di oltrepassare ogni limite di decenza e di rispetto della libertà altrui.
Oggi vedrei la donna in quella sua realtà femminile e perciò Donna, che dice gentilezza, amore per la vita, amore per la bellezza, alla ricerca del Meglio interiore, perché, se è vero che ogni essere in quanto tale è un grembo potenzialmente vitale, è sempre la donna fisica a generare vita fisica. Dire fisica è solo in quell’aspetto di corporeità che non può coprire la sua realtà più intima, che è lo spirito vitale.
La donna ha in più del maschio il suo grembo fisico, ma la vita in sé è un Mistero che travalica ogni corporeità. Un Mistero che richiama il mondo del Divino, sorgente di ogni vita.
Ci chiediamo come mai sia possibile ancora oggi che la realtà femminile e la realtà maschile, in tutta la loro complessità di essere e di fisicità, producano solo una tale carnalità da farci temere per il futuro di questa umanità.
L’essere è stretto in una morsa, per cui sembra impossibile che respiri il Divino, quando, soprattutto oggi, avremmo bisogno di essere dissetati alla Sorgente mistica.
Che cosa ci vorrebbe per liberare lo spirito dalla morsa di una tenaglia che comprime sempre di più il nostro essere?
Potrei anche allargare il discorso, parlando di struttura carnale. Quando si è struttura, pensate al potere socio-politico, alla società, alla stessa religiosità, allora ci si chiede come sia possibile che una struttura carnale possa generare la vita?
Ma basta la testimonianza di pochi giusti? D’altronde, dall’Antico Testamento, Dio ha sempre puntato sul “resto d’Israele”, e Maria è stata l’esempio tipico del ”resto d’Israele”, ovvero quella parte nobile e giusta, su cui Dio scommette per salvare il mondo.
Maria rimane e resterà sempre “il resto d’Israele”, su cui la Chiesa, prima o poi, dovrà scommettere tutta se stessa, se vorrà essere il punto di orientamento a cui guardare.

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