da Adista articolo/71046
“Questo sinodo finirà nel nulla”.
Parla il vescovo emerito
della diocesi brasiliana di Xingu
Redazione 07/12/2023
Austriaco di nascita, brasiliano di adozione, mons. Erwin Kräutler – vescovo emerito di São José do Xingu (il fiume Xingu è affluente del Rio delle Amazzoni), una diocesi con alto tasso di popolazione indigena nelle cui lotte per la sopravvivenza e la giustizia Kräutler si è sempre coinvolto fino al punto di essere minacciato di morte – afferma in un’intervista rilasciata a Caht.ch (5/12) che il processo sinodale in atto finirà nel nulla e che toccherebbe al prossimo papa convocare un nuovo Concilio, e si dichiara favorevole all’ordinazione sacerdotale per uomini sposati e per le donne.
«Nella mia diocesi – spiega il vescovo – dall’80 al 90% dei cattolici celebra l’Eucaristia solo una volta all’anno. È uno scandalo. La soluzione sarebbe quella di ordinare sacerdoti tra uomini e donne che si sono affermati nelle comunità ecclesiali. Potremmo così celebrare l’Eucaristia ogni domenica». Ricorda che, proprio per sopperire alla scarsità di preti, papa Francesco prima del Sinodo sull’Amazzonia, «aveva detto Francesco aveva dichiarato a noi vescovi: “Fatemi proposte coraggiose”» e così avevano fatto durante l’assemblea sinodale proponendo almeno il sacerdozio per uomini sposati (i viri probati). «Ma alla fine non l’ha accettato ¬– seguita – il che mi ha davvero frustrato e deluso. Durante il sinodo l’80% dei vescovi ha votato a favore dei viri probati e del diaconato femminile. È inconcepibile che papa Francesco non ne abbia parlato nella sua esortazione apostolica».
Riguardo all’attuale processo sinodale, mons. Erwin manifesta il massimo del pessimismo: «Non ne verrà fuori nulla. A parte i costi, non è stato fatto nulla. Il problema è che non tutti i temi della riforma vengono affrontati. Secondo me la riforma del futuro sarebbe inizialmente l’ordinazione degli uomini sposati, poi il diaconato femminile. L’ordinazione delle donne sarebbe il passo successivo».
E non capisce, il “vecchio” vescovo di Xingu, perché Francesco dica che le donne non dovrebbero essere ordinate per essere protette dal clericalismo: «Per me questo è incomprensibile. Ci sono uomini non ordinati in Amazzonia che sono molto più clericali delle donne che guidano le comunità. Non conosco nessuna donna “clericalizzante”. Nessuna».
Riguardo, poi, al divieto dell’ordinazione femminile posto da Giovanni Paolo II, Kräutler dice che «il papa polacco purtroppo non si è reso conto che oggi le donne hanno uno status completamente diverso. In passato non c’erano nemmeno le donne negli studi di teologia. Oggi il mondo è diverso e abbiamo bisogno delle donne, anche nelle posizioni ufficiali. Non è logico che siano uomini molto anziani a concepire la teologia delle donne».
Rispetto a papa Wojtyla racconta un interessante – ma per lui anche irritante – episodio: « La prima volta che l’ho incontrato, mi ha chiesto quanti preti avevo. Ho risposto: 16. Mi ha detto che era troppo poco per una zona così grande e mi ha chiesto come mi organizzavo. Gli ho spiegato che c’erano anche dei laici che facevano funzionare le comunità ecclesiali di base. Quando mi ha detto che secondo lui era un bene che la Chiesa fosse dalla parte dei poveri, mi ha irritato, perché sapevo che aveva lottato a lungo contro la teologia della liberazione».
La seconda parte dell’intervista è incentrata sull’attività pastorale di mons. Erwin a favore dei poveri. Una solidarietà per la quale ha rischiato la vita. Ricorda il momento più pericoloso: «Sono sopravvissuto a un attacco rivolto a me, ma non al mio autista. È stato incredibilmente doloroso. Allo stesso modo, quando una suora è stata assassinata a causa del suo impegno a favore dei poveri, sono stata minacciata di morte per il sostegno che ho cercato di dare agli investigatori».
Spiega anche perché sia nel mirino della criminalità: «Il mio impegno per i poveri e l’ambiente non piace ai potenti che li sfruttano. D’altra parte, ho denunciato persone influenti ad Altamira per abusi sessuali su bambini e prostituzione minorile. Un’adolescente nella mia diocesi è stata violentata da uomini di alto rango. I genitori me ne hanno parlato. Sono andato alla polizia. E dopo la mia testimonianza i canali televisivi erano già davanti alla questura. Ho detto davanti alla telecamera che questi uomini erano dei mostri. La sera il capo della polizia è venuto a trovarmi e mi ha detto che ero sotto protezione della polizia. All’inizio non lo accettavo, ma lui mi ha convinto che i criminali volevano togliermi la vita».
Moons. Kräutler è stato bersaglio di persone potenti anche per altri impegni, per esempio quando ha preso «le parti degli indigeni contro la costruzione della diga di Belo Monte», colossale al punto che, per costruirla, è stato necessario deviare il fiume Xingu per oltre 100 chilometri. «Oppure – aggiunge – quando i lavoratori agricoli non vennero pagati per nove mesi, nonostante avessero consegnato il raccolto, organizzavano un blocco stradale. Non ero favorevole alla loro azione, ma lì li ho sostenuti. Quando è arrivata la polizia, ci siamo seduti per strada, spalla a spalla. Anche quando hanno usato i gas lacrimogeni – e c’erano molte donne, donne incinte e bambini – le persone hanno mantenuto la loro posizione. La polizia mi ha tirato fuori dal gruppo e mi ha picchiato. Allora la gente gridò: “Lasciatelo, è il nostro vescovo”».
È stato un impegno totale dalla parte degli indios, quello ci mons. Erwin, tanto che descrive come «momento più bello» del suo servizio di vescovo «quando i diritti delle popolazioni indigene del Brasile sono stati sanciti dalla Costituzione (1988, ndr). Perché ho lottato per questo per molti anni. A chi pensa che la Chiesa non debba essere politica dico che anche se restassi in silenzio, sarei comunque politico. In ogni caso, quando si tratta di lotta per i diritti umani, bisogna essere politici».
*Mons. Erwin Kräutler. Foto ritagliata di Holger Motzkau tratta da Commons Wikimedia, immagine originale e licenza
Niente di nuovo. Ormai facciamo la collezione di sinodi discussi, preparati, invocati e che alla fine non han cambiato nulla. Peraltro sarà già un mezzo miracolo se si riuscirà ad uscire da questo sinodo senza uno scisma in corso.
La Storia già si incarica e sempre più si incaricherà di far avvenire “de facto” quelle riforme della Chiesa che l’oligarchia (fatta di maschi celibi anziani) che la governa, non vuole fare.
Volendo fare un paragone in piccolo: pensiamo alle “Comunità Pastorali” della Chiesa ambrosiana. Si ha un bel dire che sono nate in base a tanti elevati princìpi pastorali e riflessioni profonde: non è per niente vero, nei fatti sono nate “per forza” perché i preti non bastavano più a riempire le troppe caselle delle troppe parrocchiette autarchiche; ora queste Comunità le si apprezza e si trovano tante belle giustificazioni per dire che sono buona cosa.
Sono certo che così succederà a livello globale per l’ordinazione dei viri probati e per la diaconìa femminile (che poi diciamolo, esiste già di fatto anche da noi, senza che sia sacramentalizzata). Tutte queste cose verranno da sè e amen.
La Chiesa non ha più alcuno slancio vitale nella vecchia Europa, è un corpo moribondo, il suo futuro è in quei luoghi che noi ricchi chiamiamo ancora Terzo Mondo. Come del resto, il cristianesimo (cioè Gesù Cristo) è nato in una insignificante periferia dell’Impero di allora, e questo non è un dettaglio.
Il soffio dello Spirito vediamolo lì, non nei veti della Curia Romana.
Mentre ci perdiamo in polemiche sterili e in inutili diatribe da bar, per fortuna c’è chi si danna l’anima per venire incontro alle necessità fondamentali delle persone e invoca un rinnovamento epocale per la Chiesa cattolica, anche se resta inascoltato.