
Il solito prolisso noioso discorso
socio-politico tutto pelle
Quest’anno di proposito non ho ascoltato il discorso alla città, la vigilia di S. Ambrogio, di Mario Delpini, sarei stato male, e difatti, poi aver dato una fugace lettura del testo, ho avuto una ennesima conferma di un vescovo che “proprio non ce la fa”, “non riesce” a uscire dal suo buco intellettuale e pastorale.
Prima di ascoltate il mio intervento a caldo, vi propongo su cui riflettere una paginetta, tolta da un libriccino, assai interessante, “La vita interiore oggi”, di Luciano Manicardi, monaco di Bose.
Lo scollamento tra vita ecclesiale e vita interiore
Negli ultimi anni la chiesa si è venuta nutrendo sempre più di parole politiche, sociali, morali, economiche e ha sempre più posto in secondo piano il suo messaggio spirituale. La pastorale ha fatto sua l’idea che l’esperienza religiosa corrisponde a un impegno nel mondo piuttosto che all’accesso a una relazione personale con Dio innestata su una profonda vita interiore. Il fatto spirituale è stato minimizzato e trasformato in morale sociale. Il cristianesimo si confonde così con una qualsiasi pratica al servizio della società: l’importante, si pensa, è amare gli altri, fare dei servizi, essere tolleranti, ma tutto questo rischia, scisso da una vita interiore, di ridursi a prestazione. Le istanze, inevase dal cattolicesimo, di vita interiore e di conoscenza di sé, di reale e integrale esperienza di Dio con la mente e con il corpo, le vediamo rispuntare in forma di religioso selvaggio e deviato (esoterismo, occultismo) oppure in forma di adesione a movimenti spirituali orientali che hanno al loro centro l’arte della concentrazione, della meditazione, l’ascesi, il controllo dei pensieri, la regolamentazione del cibo e del sonno, il trovare pacificazione interiore. Si manifesta oggi una ricerca di igiene interiore, dell’anima, a cui si tenta di dar risposta anche ricorrendo a tradizioni religiose e spirituali originarie dell’estremo oriente. Ma la domanda da porsi è se e fino a che punto simili autoctonie spirituali siano esportabili. Oppure succede che ci si rivolge a quella forma di religiosità post-moderna che va sotto il nome di New Age. Di certo, ormai chiesa e vita interiore sono sentite come entità separate. Parlare di vita ecclesiale significa evocare attività pastorali, caritative, organizzative, ma non certo uno spazio in cui sia attribuita una centralità alla trasmissione dell’arte della vita interiore e della vita spirituale cristiana. Nel contesto della società post-tradizionale in cui si è imposto il fenomeno dell’individualizzazione del credere, la chiesa è venuta meno al compito di trasmettere un’iniziazione, umana e spirituale, alla vita, cosa del resto assente da tutte le società moderne. Oggi manca un’iniziazione!
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