Ancora sulla rigenerazione urbana
ex scuola elementare Spiazzo
di don Giorgio De Capitani
Ribadisco ciò che ho scritto precedentemente (leggi qui) , senza dilungami troppo, anche se sarei tentato di farlo. L’argomento mi attira.
Subito una premessa di chiarimento. Non sapevo nulla della “petizione” con raccolta firme contro il progetto di rigenerazione urbana ex scuola elementare di Spiazzo, pubblicato dal Comune de La Valletta Brianza sulla sua pagina facebook, fino a quando non ho ricevuto giorni fa una email di una signora di Spiazzo che mi invitava a porre la mia firma. È stata l’unica a contattarmi personalmente. Ho letto qualcosa, e ho preso la mia decisione di non firmare, ragionando con la mia testa, indipendentemente se dietro a certe contestazioni pur legittime ci siano giovani o adulti, amici o sconosciuti. Penso sempre con la mia testa, neppure con la testa degli attuali Amministratori, tanto è vero che, da quando essi sono al potere, dal 22 settembre 2020, e hanno deciso di ignorarmi per paura di avere un cappello sulla loro testa, io ben volentieri mi sono tenuto la mia autonomia di pensare e di dire ciò che voglio, anche contestando l’attuale amministrazione. Per essere più chiaro: con gli attuali amministratori non ho alcun rapporto, non li sento mai, decido come mi pare e piace, in assoluta libertà. E questa libertà di pensiero ce l’ho anche per ciò che riguarda l’ex scuola elementare di Spiazzo. Solo ultimamente ho letto qualcosa sui due giovani, Silvia e Marco, che conosco da quando erano piccoli, che si sono messi in prima fila per chiedere non l’abbattimento dello stabile, ma una riqualificazione rispettando il contesto ambientale. Rispetto le loro scelte, anzi sono contento del loro impegno per l’ambiente: vuol dire che le mie lotte sono servite a qualcosa: qualche seme l’ho gettato. Poi, ognuno lotti secondo i suoi ideali. Da anni sto lottando per ciò in cui io credo. Liberamente.
1. Quando da parte delle amministrazioni comunali si mettono in cantiere, ovvero in programma, opere urbanistiche di notevole importanza, bisogna coinvolgere i cittadini mediante assemblee pubbliche (ben pubblicizzate) o con altri mezzi di comunicazione anche cartacei (distribuiti a tutte le famiglie). Non vedo, parlo in genere, una particolare sensibilità nel comunicare ai cittadini ciò che l’Amministrazione ha in mente di fare. È vero che l’amministrazione esegue ciò che ha promesso in campagna elettorale, che una buona parte di cittadini ha approvato, ma bisogna convincere anche quei cittadini che non hanno votato la maggioranza oggi in carica. E poi un conto è dire: “Farò la tal cosa”, e un conto è poi vederla in un progetto, e qui tutto può cambiare: basta una rettifica o un particolare. Dire poi: “Terremo conto dell’ambiente”, è troppo vago. Tutti parlano magari del bene comune, e poi nessuno o quasi sa che cos’è (ognuno, tra gli stessi amministratori, si fa una propria “strana” idea del bene comune); tutti sono “ambientalisti”, ma a modo loro; tutti sono pacifisti, senza sapere che la pace è anzitutto giustizia, e la giustizia va al di là dei propri interessi (siamo magari contro l’Ucraina perché resiste allo strapotere di Putin, perché ci procura guai nei nostri interessi economici).
2. Le assemblee pubbliche si organizzano non per contrapporsi per partito preso, ma per mettere sul tavolo da una parte le ragioni delle amministrazioni comunali e dall’altra le ragioni dei cittadini: in vista della soluzione migliore per quel bene comune, che è al di sopra delle ideologie o dei pregiudizi di qualsiasi tipo. Talora basterebbe un solo consiglio “giusto” per cambiare in meglio un piano regolatore o un progetto per un’opera di notevole importanza. Scusate la mia ingenuità: sarebbe ora di tirar fuori dal cassetto o dall’oblio una paroletta, forse troppo messa in ridicolo, ed è umiltà. Umiltà significa riconoscere i propri limiti, i propri sbagli, le proprie disattenzioni: occorre cedere, quando di mezzo c’è il bene comune. Cedere non significa arrivare al solito compromesso che mette d’accordo tutti, ma a discapito del meglio. E, se volete, aggiungerei un’altra parola: coerenza. Prendevetela pure: vedo ben pochi ambientalisti “coerenti”, anche perché per essere coerenti bisogna anzitutto avere idee chiare sul bene comune, e poi avere il coraggio di essere coerenti già nel piccolo del proprio ambiente: si contesta il grosso, ed è giusto, e non si guarda in casa propria, e qui ognuno fa ciò che vuole alla faccia dell’ambiente.
3. Raccogliere le firme mi sembra una grande pagliacciata (ne so qualcosa per esperienza personale!): le firme non sono credibili, a meno che non si firmi davanti a un notaio o a un rappresentante legale.
4. Una cosa che non sopporto è quando ci si aggrappa ai più disparati sentimentalismi: non si può buttar giù quello stabile perché lì ha lavorato mia madre, mio padre, mio zio, qualche mio amico, ecc. ecc.; in quella ex scuola ha insegnato la tizia o la caia, ci sono ancora ricordi, fotografie, poesie… Questo è semplicemente irrazionale, quando si tratta di decidere per il presente o per il futuro di un paese, che certamente non può dimenticare il passato, ma il passato non è una costruzione materiale: è qualcosa d’altro, fondato sui valori nobili.
5. Infine, come nel caso della rigenerazione urbana della vecchia decadente ex scuola elementare a Spiazzo, ciò che non conosco, forse per colpa mia, è la destinazione d’uso della nuova costruzione. È regola generale che, quando si progetta una nuova costruzione, si abbia prima in mente la sua finalità, anche concretamente. Ecco, chiederei se fosse possibile la sua destinazione d’uso.
NOTABENE
L’ho già detto, ma lo ripeto: qualcuno tra i firmatari dovrebbe ricordare delle mie lotte “solitarie” per difendere l’ambiente anche locale, quando ero a Monte. Quante! E tante finite bene, nel senso che ho ottenuto ciò che desideravo per il rispetto dell’ambiente. Ma quando una lotta finisce bene, nessuno si ricorda… Quindi, se oggi contesto certe prese di posizione di ambientalisti “del momento”, lo dico in genere, ho le miei buone ragioni: io non sono un ambientalista con i paraocchi, amo l’ambiente anche se è fuori del Parco. E qui vorrei dire la mia, anche se susciterò qualche ira. Sono per le Riserve naturali, ben studiate e intese bene, ma non sono per il Parco nazionale o locale. Il Parco crea tra la gente una falsa idea dell’ambiente: l’ambiente da difendere sarebbe unicamente quello incluso nel Parco, fuori ognuno può fare quello che vuole! Lo noto tutti i giorni. Gli uccelli, i fiori, le piante, ecc. ecc. vanno rispettati anche fuori del Parco. E invece si è creata l’idea che l’ambiente da rispettare è solo o principalmente quello inserito nel Parco. Tutto il mondo è ambiente da rispettare. E allora: riserve naturali sì, Parchi no. E non vorrei parlare poi dei favoritismi che ci sono anche nel nostro Parco del Curone, e qui, nonostante le buone intenzioni di qualcuno, gli ideali annegano in una pozzanghera. Una sola domanda: che ci fanno certi “strani” Centri di benessere, “strani” agriturismi, dove si pensa solo al guadagno? Non aggiungo altro: mi sono già beccato tre querele, con tre condanne.
***
A proposito dell’incontro, come vedete dalla locandina, organizzato il prossimo martedì 11 luglio, dico la mia, ovvero: non è serio che non ci sia un confronto dialettico tra il Comitato diciamo “ambientalista” contrario all’abbattimento dell’ex Scuola elementare di Spiazzo per una nuova costruzione più moderna, e un rappresentante ufficiale del Comune La Valletta Brianza. Incontri pubblici unilaterali non servono se non a confondere le idee! E non mi si dica che tutti possono partecipare, anche quelli in favore del progetto che il Comune vorrebbe realizzare. Il cittadino vuole conoscere direttamente dal Comune la storia che sta dietro al progetto definitivo.
Per quanto mi è possibile, mi piacerebbe aggiungere due cose a quello che già sopra è stato scritto da don Giorgio.
Siamo venuti a conoscenza per puro caso del gruppo su Facebook e anche della risposta “pubblica” scritta a don Giorgio.
Ciò che mi sorprende è il perché non provare a contattarlo. Ci vuole poco a scrivere una email.
Perché non confrontarsi con chi ha esperienze o con la stessa amministrazione contro la quale si muovono delle proteste?
Questo protestare appare proprio come tanti io, io, io, io, io… che non vogliono confronti e che ritengono ipocriti chi non firma.
Perché nessuno si è mosso per la questione dell’Unione dei due Comuni di cui si fa parte? Questo sì che era un problema in cui bisognava farsi sentire in tanti ma questi tanti erano chissà dove.