Un vescovo semplicemente imbecille…
Sono allibito!
Oramai ci si butta tutti quanti, gerarchi compresi, preti e suore in particolare, con la testa conficcata nel mondo delle canzonette, e si vorrebbe presentarne le parole come un raggio di quel Verbo che si è fatto sì carne ma per convertire l’imbecillità umana.
Se Cristo tornasse, andrebbe in giro con la chitarra in mano?
E il Verbo si fece carne, rivestita di imbecillità?
C’è da credere che fra poco avremo un papa con la chitarra in mano, che userà le parole dei rapper, che predicherà il verbo dei rasati di testa, tatuati anche nei testicoli.
Chi lo sa? Forse un papa che celebrerà la Messa sul fiume Tevere, mezzo nudo, magari peloso come un macho, che intona le musichette di sanremo, per poi commentarle nella loro vacuità, ridicolizzando così il Vangelo di quel Cristo che predicava sì su una barca, ma in un contesto naturale del tutto speciale e dignitoso, e che è morto nudo su una croce, tanto si era spogliato di ogni bene per amore di una società che ancora oggi, anche nei suoi credenti, continua il cammino verso il baratro.
Che almeno il papa, i vescovi, preti e suore, intonassero il requiem e si coprissero la testa di cenere!
Immaginate la mia rabbia? Sto ripetutamente dicendo che oggi bisognerebbe educare i giovani alla radicalità, invitandoli a quella conversione, che significa: “Cambiate mentalità”.
I giovani andrebbero ribaltati nella loro mente, e questo vescovo imbecille viene a dirci che bisogna ridurre la teologia a qualcosa di pruriginoso, di pelle, di carnevalesco.
La Teologia deve passare alla Mistica, e la Mistica è una cosa seria.
Tu, imbecille ministro del nulla, sai qual è il linguaggio dei Mistici medievali?
Parlavano di essere, di spirito, di divinizzazione, di intelletto, e tu che cosa proponi?
Ma non ti sei ancora reso conto che i giovani non vanno attirati con il nulla?
I giovani hanno bisogno di Acqua dissetante per la Vita eterna.
Ricordi l’incontro di Gesù con la Samaritana, attorno a un pozzo?
Ed è nel Pozzo che la Samaritana ha trovato se stessa e il mondo del Divino.
Ti immagini Gesù con la chitarra in mano che aspetta la donna di Samaria?
Parole vere, silenzio… E ancora: parole vere, silenzio.
Nel contesto della Natura.
I giovani buttiamoli nel Pozzo divino, e si immergeranno in qualcosa di Speciale, ovvero in quel Mistero che vola alto, al di sopra delle banalità quotidiane.
La Natura è musica, ovvero il suono divino che parla mentre il Logos nasce e rinasce nell’essere di ognuno.
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da Famiglia poco-cristiana
Monsignor Antonio Staglianò:
«Occorre parlare il linguaggio dei giovani»
08/08/2022
Papa Francesco ha scelto il vescovo di Noto, che ha lanciato il progetto della Pop-Theology, per guidare la Pontificia Accademia di Teologia: «Oggi il cristianesimo soffre di questa spaccatura tra cultura e vita, c’è difficoltà a far germogliare dalla carne della sofferenza umana la speranza cristiana e la sua salvezza. I ragazzi vanno coinvolti iniziando a parlare il loro linguaggio, a cominciare da quello delle canzoni»
Monsignor Antonio Staglianò, 63 anni, già vescovo di Noto, esperto in filosofia e teologia, ama “annunciare” la Buona Novella (anche) suonando e cantando. Un modo più diretto per avvicinare i giovani, una teologia pop, come scrive nel suo ultimo libro.
«Ringrazio papa Francesco che ha avuto fiducia in me e mi ha chiamato a questa nuova missione che ha l’obiettivo di supportare teologicamente l’opera di riforma da lui avviata: non solo e non tanto quella della Curia romana, ma la riforma dell’evangelizzazione avviata con Evangelii Gaudium che è la riforma degli stili di vita, del linguaggio della comunicazione, delle forme della testimonianza. Con le encicliche e le Esortazioni apostoliche di questi anni del Papa, si è costituito un ampio campo di lavoro per dare una novità testimoniale al cristianesimo che soffre, come già denunciava Paolo VI, di questa spaccatura tra cultura e vita. Oggi più che mai c’è grande difficoltà a far germogliare dalla carne della sofferenza umana la speranza cristiana la sua salvezza».
È la riflessione di monsignor Antonio Staglianò, vescovo di Noto, che sabato scorso è stato nominato da Francesco nuovo presidente della Pontificia Accademia di Teologia che fu fondata a Roma e ricevette i suoi primi Statuti da Clemente XI, nel 1718. Creata come sede delle scienze sacre al fine di formare dei teologi ben preparati, l’Accademia ha la missione di promuovere il dialogo fra la fede e la ragione, per presentare il messaggio cristiano in modo che corrisponda alle esigenze del nostro tempo.
«Si prospetta un lavoro aperto perché la teologia non può e non deve abbandonare la sua parte professorale e scientifica ma al contempo dobbiamo mettere in cima alle nostre agende la grande questione della comunicazione», dice Staglianò, «si pone l’esigenza, se così si può dire, di una volgarizzazione della teologia accademica. Oggi non basta più il percorso classico: kerygma (annuncio), catechesi, sacramenti e testimonianza della carità. Nella trasmissione della fede c’è un gap generazionale per tanti motivi, dalla secolarizzazione della società al nichilismo che è l’ospite inquietante dei giovani, come dice Umberto Galimberti, fino all’indifferentismo religioso dei più giovani che il teologo Armando Matteo ha definito con grande efficacia la “prima generazione incredula”».
In questi anni di servizio pastorale a Noto, dove è arrivato nel 2009, monsignor Staglianò ha tenacemente promosso un progetto comunicativo teologico, pastorale e culturale che prende il nome di Pop-Theology, per dare più decisivi impulsi all’annuncio del Vangelo, sulla scia della “Chiesa in uscita” auspicata da papa Francesco. Quando in un’onelia del 2015 aveva citato le canzoni di Noemi e Marco Mengoni molti media lo ribattezzarono il “vescovo rock”: «La prima sfida è quella di saper parlare il linguaggio dei giovani, come ad esempio quello della musica, del cinema, dell’arte che, nei ragazzi, prevale su quello della filosofia e del concetto», spiega mons. Staglianò, «la teologia rispetto alle altre discipline scientifiche è parte di un logos che è amore. E quindi anche il logos con cui dobbiamo parlare e comunicare deve essere amoroso, sensibile, tenero».
Staglianò rievoca i testi delle canzoni, da Francesco Gabbani a Ultimo a Roberto Vecchioni, per dire «che i ragazzi li ascoltano, li citano e ci riflettono su. Pensiamo alla provocazione di Vasco Rossi che proclama che un senso a questa vita non c’è e non si può neanche trovare. Per questo ho scritto un libro, Sulle note di Dio, per analizzare i testi dei brani di Sanremo del 2019 e 2020 e osare anche una rilettura teologica del Festival per tentare di ristabilire con i giovani un nuovo contatto attraverso la musica popolare, dando vita a una nuova “teologia dell’immaginazione”, una Pop-Theology appunto, per allargare la ragione e spingerla “oltre”, come anche per comunicare ai giovani con “questo linguaggio” la bellezza del Dio cristiano, solo e sempre amore».
Originario di Isola Capo Rizzuto, dove è nato il 14 giugno 1959, mons. Staglianò ha insegnato anche alla Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale di Napoli e all’Istituto di Scienze Religiose di Crotone. Ha tenuto corsi di teologia all’Università Urbaniana e all’Università Gregoriana. È stato nominato da Benedetto XVI “auditor secretarii specialis” all’Assemblea Generale del Sinodo dei Vescovi dal 2 al 23 ottobre 2005. Nel 1997 è stato chiamato come teologo consulente della Cei per il Progetto Culturale.
Dal 1° settembre, quando assumerà ufficialmente l’incarico di guidare la Pontificia Accademia di Teologia, mons. Staglianò diventerà amministratore apostolico della diocesi di Noto fino alla nomina del suo successore. «Inizia una nuova missione che sembra più un ruolo d’ufficio ma in realtà si incarna con la fede vissuta», dice il vescovo «io metterò a disposizione del Papa e dell’Accademia, oltre alle competenze, anche il mio carattere di meridionale verace. Se la teologia vuole seguire il suo compito, dovrà andare oltre l’ambito concettuale dell’accademia e cercare un nuovo linguaggio comunicativo, che includa una conoscenza della fede più incarnata e connessa alle modalità culturali con cui il popolo, a cominciare dai nostri ragazzi, scopre e vive il senso della propria vita. Dove c’è l’uomo, deve esserci anche la Chiesa ad annunciare Cristo che è amore. Senza paura».
“Per questo ho scritto un libro, Sulle note di Dio, per analizzare i testi dei brani di Sanremo del 2019 e 2020 e osare anche una rilettura teologica del Festival per tentare di ristabilire con i giovani un nuovo contatto attraverso la musica popolare, dando vita a una nuova “teologia dell’immaginazione”, una Pop-Theology” […]
Razza di imbecille, non sono i testi di Sanremo, ma quelli dei grandi Geni di ieri, di oggi e di domani che devi analizzare per trasmettere un’eventuale scintilla divina! E ancora, quando affermi:
“La prima sfida è quella di saper parlare il linguaggio dei giovani, come ad esempio quello della musica, del cinema, dell’arte che, nei ragazzi, prevale su quello della filosofia e del concetto”; come puoi dire che il linguaggio debba prevalere sulla filosofia e sul concetto? E’ semmai la filosofia, il pensiero, il Logos che deve prevalere, o meglio, essere la base essenziale di un linguaggio, altrimenti a che cosa educo? Non dobbiamo adeguare la teologia, e non solo, al linguaggio dei giovani – i quali poi crescono e spariscono – ma educare i giovani al linguaggio!
«Ringrazio papa Francesco che ha avuto fiducia in me e mi ha chiamato a questa nuova missione che ha l’obiettivo di supportare teologicamente l’opera di riforma da lui avviata: non solo e non tanto quella della Curia romana, ma la riforma dell’evangelizzazione avviata con Evangelii Gaudium che è la riforma degli stili di vita, del linguaggio della comunicazione, delle forme della testimonianza. […]
Queste dichiarazioni allucinanti gridano vendetta al cospetto della ragione ancor prima che a quello divino.
Vittorino da Feltre, come tanti umanisti, voleva educare i giovani alla cultura, questo li vuole condurre alla incultura e alla barbarie…
E’ da anni ormai che si fa gara a chi trova la forma più originale per finire sui giornali.
Gente che non merita neanche un minuto del nostro tempo.
Poveri imbecilli che non hanno mai conosciuto il Cristo e cercano di trasmetterlo con forme innovative.
Non trasmettono niente perchè sono loro per primi a non aver accolto niente.
Gente capace di regalare gioie scontate, di pochi secondi che bastano a saziare il ventre di persone mediocri che si accontentano di vite mediocri, che non lasciano alcun segno.
Sembrano operazioni di marketing, ma di quello di basso livello, per ridare interesse a qualcosa in caduta libera.
Cercano di vendere un prodotto invece che testimoniare una via che porta alla felicità. Stan sbagliando tutto soprattutto perchè sono ancorati al loro potere clericale. Al loro dover fare qualcosa di nuovo per evangelizzare. Credo che il prete oggi debba semplicemente fare due cose: la prima è non fare niente, la seconda è lasciare che lo Spirito operi in lui. In questo modo si può pensare di dare una testimonianza di fede autentica. Questa non è la chiesa di Cristo. “Guardatevi dai falsi profeti!”
…ma cos’è in cosa consiste questa mistica ?
Gentile signor Franco, credo non si possa rispondere con una definizione nozionistica da vocabolario, non avrebbe molto senso, ma facciamo un passo alla volta.
Parliamo anzitutto di interiorità: come può una Chiesa educare (nel senso di “condurre”, non di “insegnare”) ad un percorso interiore se si affida costantemente alle grettezze del momento, di un momento che purtroppo dura da diversi anni? La Musica, specie quella sacra, è un veicolo importante a tale scopo, oltre che essere testimonianza di fede e di storia, anzi, ribadisco una parola che racchiude molti aspetti, di Civiltà!
Non si può lodare Dio con la banalità, ma non si può nemmeno condurre una Chiesa allo sbando affidandosi alle mode oscene e vuote di tutto pur di attirare i giovani. I giovani nutrono il bisogno di esempi elevati, di contenuti, di Bellezza e, soprattutto, di spiritualità. Una Chiesa che non parla di Spirito non ha ragion d’essere!
Se non si parte da questo presupposto – e l’esempio musicale è solo uno dei vari aspetti – come si può introdurre alla Mistica?
Semplicemente, non si vuole…
Come si fa a rispondere alla domanda: Che cos’è la Mistica? Come rispondere alla domanda: Che cos’è il Cristianesimo?
Appena ho sentito parlare di Mistica (qualche anno fa) ho preso libri seri (di Marco Vannini) e me li sono letti. E ancora oggi non smetto di approndire l’argomento leggendo libri su libri, perché la Mistica più la conosci più vorresti conoscerla più a fondo. E poi non basta conoscerla, bisogna viverla.
Dimenticavo, sempre su Bach…
Nella prefazione del suo Orgelbuchlein (Raccolta di Preludi Corali BWV 599- 644) Egli scrisse: “Al Dio Supremo, per lodarlo, all’uomo per istruirlo”
E ancora, alla fine delle sue opere, spesso la sigla S.D.G (Soli Deo Gloria)
Un vero Servo del Mistero!
Pop Theology???????????
Quattro lettere, anzitutto, e pure appartenute ad un “Protestante”:
B – A – C – H
Johann Sebastian di nome, Colui che più d’ogni altro ha tradotto e trasfigurato il Mistero Divino in Musica, prendendo dai grandi venuti prima di Lui e lasciando un’eredità incolmabile a quelli venuti dopo, Ottocento, Novecento, Duem…, cioè NOI!!!!!!!!!
Basta, basta, basta con questi prelati pirla e portavoce delle proprie vacuità mentali, oltre che spirituali. Che sia la Basilica di San Pietro, il Duomo di Milano, quello di Bergamo o la più piccola chiesa di Dolzago, basta volgere lo sguardo verso una nicchia, una lesena o, dove presente, un dipinto per apprezzare il più umile e modesto sforzo per esprimere il Divino, e sti imbecilli ridicolizzano tutto, persino la Civiltà!
Non nutro più speranze, siamo all’azzeramento più totale di quell’Intelletto… ma forse basterebbe tradurlo in brianzolo, “Sentimènt”, termine che comprende appunto sentimento e raziocinio. A gh’è pieu sentimènt!
Molto molto tempo prima, Boezio parlava di Armonia delle Sfere…
Cosa? ah, sì, quelle robe che girano, le palle di noi tutti o, forse, poveri rimasti…
La Mistica? L’ultimo e più grande passo, praticamente irraggiungibile in questo modo. Questi non sono neppure pelle, sono addirittura fuori dall’epidermide!