Nel vortice del crònos…

L’EDITORIALE
di don Giorgio

Nel vortice del crònos..

Tempo fa, non mi ricordo esattamente quando, ma non importa, mi hanno chiesto, non saprei esattamente chi, ma non importa: “Come ti senti, ora che sei il signor nessuno?”.
Non presi quelle parole come un’offesa, in realtà non sono mai stato “qualcuno”, ma sempre e solo me stesso, don Giorgio che pensa in assoluta libertà, contro tutto e contro tutti, quando bisogna smerdare ipocrisie e ingiustizie, nel campo sia politico che ecclesiale.
Certo, neppure considerato nei propri diritti umani, tra cui quello di avere quel minimo rispetto che si deve ad ogni creatura, che ha un corpo, una psiche, ma soprattutto un’anima pensante, ed è nell’anima pensante che mi sento divino, ovvero del tutto singolare, ovvero me stesso, ovvero unico.
D’altronde la storia che cosa ci insegna? Che gli ego elevati a divinità (su montagne di merda!) sono tutti miseramente crollati nella polvere, ridotti in polvere di merda, dispersa dal vento del tempo che rivendica il suo primato, se non altro quello di avere un “oltre” che rende sempre breve la nostra esistenza: una apparizione fugace, come il soffio di un attimo.
Come non ricordare l’autore del Salmo 90, quando constata senza paraocchi:
Signore, tu sei stato per noi un rifugio
di generazione in generazione.
Prima che nascessero i monti
e la terra e il mondo fossero generati,
da sempre e per sempre tu sei, Dio.
Tu fai ritornare l’uomo in polvere
e dici: «Ritornate, figli dell’uomo».
Ai tuoi occhi, mille anni
sono come il giorno di ieri che è passato,
come un turno di veglia nella notte.
Li annienti: li sommergi nel sonno;
sono come l’erba che germoglia al mattino:
al mattino fiorisce, germoglia,
alla sera è falciata e dissecca.
Perché siamo distrutti dalla tua ira,
siamo atterriti dal tuo furore.
Davanti a te poni le nostre colpe,
i nostri peccati occulti alla luce del tuo volto.
Tutti i nostri giorni svaniscono per la tua ira,
finiamo i nostri anni come un soffio.
Gli anni della nostra vita sono settanta,
ottanta per i più robusti,
ma quasi tutti sono fatica, dolore;
passano presto e noi ci dileguiamo.
Chi conosce l’impeto della tua ira,
tuo sdegno, con il timore a te dovuto?
Insegnaci a contare i nostri giorni
e giungeremo alla sapienza del cuore.
Volgiti, Signore; fino a quando?
Muoviti a pietà dei tuoi servi.
Saziaci al mattino con la tua grazia:
esulteremo e gioiremo per tutti i nostri giorni.
Rendici la gioia per i giorni di afflizione,
per gli anni in cui abbiamo visto la sventura.
Si manifesti ai tuoi servi la tua opera
e la tua gloria ai loro figli.
Sia su di noi la bontà del Signore, nostro Dio:
rafforza per noi l’opera delle nostre mani,
l’opera delle nostre mani rafforza.
Solo gli spiriti liberi non sono consumati dal tempo, perché vivono dell’Essenzialità divina, nell’Eterno presente.
Gli sciocchi, gli imbecilli, gli idolatri sono risucchiati nel vortice del crònos, che macina inesorabilmente tutto, offuscando l’intelletto fino a spegnerlo.
I prepotenti, i farabutti, i delinquenti, i ricchi sfondati, coloro che vivono con la bava alla bocca tanto sono desiderosi di un avere, di un possedere, di un potere, di un sapere che va oltre ogni linite di decenza, anche usurpando i sacrosanti diritti degli altri, faranno una brutta fine: la storia insegna, il Magnificat insegna.
Per sfuggire alla massa e alla omologazione alienante bisogna essere se stessi, e non considerati, o esaltati, o richiesti ovunque si fiuta una possibilità di successo. E ci sono preti che non lasciano perdere nessuna occasione per esaltarsi, incensandosi con lo stesso fumo delle loro teologie da quattro soldi. Dicono, ma non dicono: ma che dicono di buono?
Più successo, più consenso, più popolarità, e sei fregato in uno schema che ti toglie quella autonomia di pensiero, che si conserva puro solo nella solitudine di ogni Battista che grida nel deserto, e il destino è lo stesso: ti tagliano la testa, ma quale testa?
Più apri la finestra sul mondo, e più il mondo ti assorbe. E sei fregato. Non te ne accorgi, tonto come sei, ma sei perduto in eterno.
Giri e ti rigiri su te stesso, intorno a un ego che smercia solo merda, tanto profumato da lasciate qualche voluta di incenso per profumare un po’ l’aria della stalla.
09/11/2024
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