dal Corriere della Sera
Rassegna filosofica
Rileggere Spinoza,
primo grande filosofo democratico
di Massimo Nava
Dopo la vittoria di Geert Wilders, campione dell’estrema destra olandese, è opportuno ricordare che l’Olanda è anche il Paese della tolleranza, dell’inclusione sociale, dei diritti, delle piccole e grandi trasgressioni individuali. Ed è il Paese che accolse l’ebreo Spinoza, considerato il primo grande filosofo delle libertà. C’è speranza insomma, come si ricorda proprio un quotidiano olandese, De Standaard, che riassume la monumentale biografia di Spinoza, redatta dal famoso storico britannico Jonathan Israel, il quale ha definito il pensatore ebreo «il primo grande filosofo democratico».
Israel ci ricorda un commento del primo divulgatore di Spinoza, il francese Voltaire: Spinoza «era un filosofo di cui tutti parlavano ma che in realtà nessuno leggeva, e che, pur avendo innegabilmente un’enorme reputazione, non aveva alcun impatto percepibile». Eppure, tanti granellini di saggezza alla fine hanno avuto un grande impatto sul pensiero moderno. Prova ne sia la decisiva attualità delle sue tesi.
Nel Tractatus Theologico-Politicus, spiegò i principi fondamentali dello Stato che aveva definito: «Il suo scopo non è quello di dominare o controllare gli uomini con la paura o di sottometterli all’autorità di un altro. Al contrario, il suo scopo è liberare tutti dalla paura, in modo che possano vivere in sicurezza, per quanto possibile. Cioè che possano mantenere al massimo grado possibile il loro diritto naturale di vivere e di agire senza danni per se stessi o per gli altri. Lo scopo dello Stato, a mio avviso, non è quello di trasformare le persone da esseri razionali in bestie o automi, ma piuttosto di permettere alle loro menti e ai loro corpi di svilupparsi a modo loro, in sicurezza, e di godere del libero uso della ragione, e di non partecipare a conflitti basati sull’odio, sulla rabbia o sull’inganno, o a dispute maligne tra loro. Pertanto, il vero scopo dello Stato è di fatto la libertà».
Spinoza, secondo Israel, è stato «il primo filosofo a insistere sul fatto che non si può costruire una società libera, stabile e di successo, o un ordine morale che sia stabile, se si permette a criteri teologici, e non importa quali criteri teologici, di essere la base dei suoi principi». Concetti che suonano come una sentenza per gli Stati dittatoriali e autocratici, ma che dovrebbero stimolare qualche riflessione anche sulla cultura di massa e sui modelli informativi nei sistemi democratici all’epoca di Facebook, TikTok e sviluppo dell’intelligenza artificiale.
Poiché la filosofia di Spinoza negava «la possibilità dei miracoli e della rivelazione, e quindi il carattere divino delle Scritture e la divinità di Cristo, e la negazione di queste cose non era consentita nella società olandese o in qualsiasi altra società occidentale dell’epoca», ha osservato Israel, i suoi libri, comprese tutte le rielaborazioni e i rimaneggiamenti, furono vietati nei Paesi Bassi nel 1678 e gli stampatori che avevano pubblicato testi spinoziani o rielaborazioni delle sue idee erano passibili di pesanti multe e di anni di prigione. Di conseguenza, gli scritti di Spinoza, come il suo Trattato teologico-politico (1670) e la sua opera principale L’Etica, che fu stampata solo dopo la sua morte (1677), furono pubblicati senza il suo nome sul frontespizio e attribuiti a editori e luoghi falsi.
«L’uomo più spregevole che il mondo abbia mai conosciuto. Un burattino nelle mani di Satana stesso. Uno spregevole pensatore dalla mente perversa, autore delle opere più odiose e perniciose. Una creatura abominevole che merita di bruciare eternamente tra le fiamme dell’inferno con il suo libro ripugnante, in modo da non poter più corrompere nessuno». Queste erano le grida dei teologi – come ricorda Der Standaard – quando nel 1670 fu pubblicato il Trattato teologico-politico.
La biografia di Israel prende le mosse dalle persecuzioni subite dagli ebrei della penisola iberica. Gli antenati di Spinoza dovettero convertirsi al cristianesimo o fuggire in terre più sicure, come Amsterdam, dove il filosofo nacque. Le vicende personali lo resero sensibile ai temi delle discriminazioni, dell’oppressione, delle manipolazioni ideologiche e persino religiose. Le drammatiche cronache dei nostri giorni, funestate da guerre e conflitti sociali in cui ancora si agitano, come nei secoli passati, le armi dell’ideologia di Stato (Russia), del nazionalismo (Ucraina), dell’odio religioso (Medio Oriente), della supremazia etnica (Africa, Balcani) potrebbero specchiarsi nella scottante attualità del pensiero di Spinoza.
«Come possiamo costruire una società libera ed egualitaria se alcune persone credono di possedere la verità assoluta, perché pensano di conoscere l’unica e corretta interpretazione delle Sacre Scritture? Questa è la domanda centrale del suo Trattato maledetto. Ed ecco alcune delle risposte che fornisce. La sensazione di essere superiori agli altri è l’antitesi della saggezza divina. Nessuno può pretendere di essere l’eletto di Dio. Il governo teocratico, obiettivo dei calvinisti del suo tempo, non può che portare alla violenza e all’oppressione. Spinoza optò per la democrazia perché garantiva più libertà e sicurezza di una monarchia o di un’aristocrazia.
«La vera pietà – riassume il biografo – ha poco a che fare con le idee dogmatiche e ha più a che fare con la condotta morale: fare il bene, amare il prossimo, non agire mai in malafede. La libertà di pensiero dei cittadini va a vantaggio dell’intera società. E questa libertà di pensiero include la libertà di condurre ricerche, in particolare sui testi sacri stessi».
Spinoza riteneva naturale l’uguaglianza di tutti gli uomini. Gli esseri umani sono uguali in quanto tutti soggetti alle passioni. La ragione, invece, ci aiuta a sviluppare le idee giuste. E queste idee devono essere valutate in base al loro valore intrinseco: quali sono gli argomenti che le giustificano o le invalidano? E che effetto hanno sulle passioni e sulla ragione nell’arena pubblica: ci spingono verso una divisione tra «loro» e «noi», verso l’odio e la violenza? O verso l’apertura, l’uguaglianza e la libertà?
L’interpretazione corrente di Spinoza ha portato gli studiosi a considerare un suo presunto ateismo, quando invece il filosofo difende una pluralità di pensiero e anche di fedi e credenze, purché puntino all’amore per il prossimo e al bene comune. In questa gigantesca architettura del pensiero, Spinoza sconfina nei territori dell’utopia. Ma, al tempo stesso, è perfettamente calato nel mondo che ci circonda quando si scaglia contro il pregiudizio, l’ignoranza, le mentalità ristrette che non tollerano il pensiero critico e il confronto. Si scaglia insomma contro coloro che oggi potremmo definire «coristi», i narratori del pensiero unico, delle verità ufficiali, o peggio quanti usano le «passioni negative», ovvero strumentalizzano paure e rabbie collettive a fini di potere.
A questo proposito, Spinoza avrebbe oggi molto da dire anche sui palinsesti dei talk show, spesso ridotti a circo mediatico in cui prevale l’ospite che grida di più. Raccontando vita e pensiero di Spinoza, Jonathan Israel esalta anche quegli ebrei rivoluzionari che hanno lottato per esaltanti obiettivi universali – la secolarizzazione e la liberazione del mondo dal pregiudizio e dal clericalismo, e per una democratizzazione completa: «Un contributo enormemente significativo alla civiltà occidentale». Ebrei rivoluzionari, come Spinoza, furono Heinrich Heine, Ludwig Börne, Moses Hess e Karl Marx. «Il pensiero di Spinoza – sostiene Israel – è sufficiente a fornire le fondamenta di un ebraismo laico e democratico e, pertanto, Spinoza dovrebbe essere visto come l’archetipo dell’ebreo rivoluzionario».
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da www.sololibri.net
Qualche notizia biografica su
Baruch (Benedetto) Spinoza
Baruch Spinoza è stato un celebre filosofo olandese a cui va il merito di essere uno dei maggiori esponenti del Razionalismo del XVII secolo, precursore dell’Illuminismo. Operando nella seconda metà del 1600 come collega di Hobbes, Spinoza cerca una volta per tutte di risolvere il problema lasciato da Cartesio come sua eredità, ovvero la relazione tra res cogitans (la spiritualità) e res extensa (la materia). Lavorerà anche ponendosi problemi politici con schemi simili a quelli do Hobbes ma con risultati differenti, meritando il titolo di uno dei primi grandi teorici della democrazia.
Spinoza nasce il 24 novembre 1632 ad Amsterdam, in Olanda, da genitori ebrei che diventano poi marrani, ovvero ebrei costretti a convertirsi al cristianesimo. La famiglia di Spinoza è di origini spagnole e si è stabilita prima in Portogallo per poi fuggire in Olanda per via della forte pressione religiosa esercitata dai cattolici dopo l’annessione del Portogallo alla Spagna. Il papà di Spinoza era mercante mentre la madre, sua seconda moglie, muore quando Baruch ha solamente sei anni.
L’educazione di Spinoza comincia nella comunità ebraica sefardita di Amsterdam per poi terminare presso un libero pensatore di formazione cattolica. Spinoza studia sia la lingua ebraica e i testi biblici che il pensiero di filosofi contemporanei come Cartesio, Hobbes e Bacone, non trascurando l’approfondimento dei classici latini e la scolastica medievale.
L’ambiente fortemente religioso in cui Spinoza cresce è, come tutti gli altri di questo tipo, molto rigido e conservatore. Proprio questa è la ragione della scomunica che Spinoza riceve nel 1656, accusato di eresie praticate da insegnante.
Il testo della scomunica:
“I signori della Mahamad [consiglio degli anziani] essendo da lungo tempo a conoscenza delle malvagie opinioni e azioni di Baruch de Espinoza, hanno cercato con vari modi e promesse di allontanarlo dai suoi cattivi sentieri. Ma non essendo riusciti a riformarlo, e anzi, al contrario, ricevendo notizia ogni giorno più preoccupanti sulle abominevoli eresie che egli praticava e insegnava e sui mostruosi atti che egli compiva, e avendo per questo numerosi testimoni certamente fededegni che hanno deposto e prodotto testimonianze a questo scopo, in presenza del suddetto Espinoza, essi […] hanno deciso […] che il detto Espinoza debba essere scomunicato ed espulso dal popolo d’Israele. […] Sia maledetto di giorno e sia maledetto di notte; sia maledetto quando si addormenta e sia maledetto quando si sveglia. Sia maledetto quando esce e sia maledetto quando entra. Il Signore non lo risparmi, ma la rabbia del Signore e il suo zelo ardano contro quest’uomo, e tutte le maledizioni che sono scritte in questo libro possano ricadere su di lui, e il Signore cancelli il suo nome da sotto il Cielo.”
Espulso dalla comunità, Spinoza non può più accedere alla sinagoga. Tanto è il disonore che i parenti lo allontanano, la sorella prova addirittura a diseredarlo e rischia la vita quando uno di loro prova ad accoltellarlo. Spinoza decide così di lasciare Amsterdam andando a stabilirsi in un villaggio, Rijnsburg, per poi finire a L’Aia. Dovendo osservare il precetto che richiede agli ebrei di saper fare un mestiere manuale, Spinoza aveva lavorato come molatore e tagliatore di lenti ottiche. Esercitare questa professione a L’Aia gli permette di mantenersi al punto da poter rifiutare il denaro offertogli da chicchessia, come il lavoro da insegnante all’Università di Heidelberg.
La ragione? Spinoza vuole salvaguardare la propria libertà di pensiero in ogni modo, quindi le sue teorie non devono essere la fonte di guadagno e di sostentamento. A 29 anni Spinoza pubblica i “Principi della filosofia di Cartesio” con un’appendice di “Pensieri Merafisici”. Queste opere gli procurano una grandissima fama come esegeta della filosofia cartesiana. Nel 1661 si scambia lettere con una cerchia di amici e discepoli che sarebbero poi diventate una preziosa fonte di ispirazione per sviluppare il suo pensiero filosofico.
Così comincia per Spinoza la scrittura dell’“Ethica more geometrico demonstrata”, che prova a pubblicare la prima volta nel 1664 col titolo “Methodus inveniendi argumenta redatta ordine et tenore geometrico”, utilizzando il metodo geometrico per la dimostrazione.
Quest’opera, però, verrà inserita nella raccolta “Opera Posthuma” del 1677 ad opera dei suoi discepoli poco dopo la sua morte. Nell’opera sono compresi anche il “Trattato sull’emendazione dell’intelletto”, l’”Epistolario” il “Trattato Teologico-Politico”, e il “Compendium grammatices linguae hebreae” (una grammatica ebraica).
Del 1670 è il suo “Trattato Teologico-Politico” (Tractatus theologico-politicus), pubblicato come anonimo, che provoca un clamore e uno sdegno generale per via del fatto che analizza accuratamente l’Antico Testamento negando la sua origine divina. Spinoza muore giovane, a soli 44 anni, per via della tubercolosi. Era il 21 febbraio 1677. Immediatamente dopo la sua morte il suo pensiero filosofico viene accusato di ateismo, pur ottenendo credito presso i libertini, che lo chiameranno ateo virtuoso.
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