Ora pensano al Carnevale…

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di don Giorgio De Capitani
Non è ancora finito il periodo liturgico natalizio, ed ecco che la Diocesi milanese pensa subito al Carnevale. D’altronde, se non si aggrappa a queste carnevalate, che cosa resta di buono di una Diocesi senza testa?
Dopo il boom di super-attività natalizie, dove si è visto di tutto, dalla cassoeula ai concerti d’ogni gusto, dalle vendite di oggetti pro (di tutto e di più) agli alberi ben addobbati messi in chiesa accanto al presepe, dalle novene con pizze alle confessioni con… fette di panettone, dagli incontri d’avvento con quattro gatti e un cane agli spettacolini teatrali con tanti nonni e con tante zie, e così via, e dopo l’ultimo dell’anno festeggiato tra bestemmie cattoliche (già il passaggio rapido dall’incarnazione di Cristo ai botti pagani non è forse una bestemmia?), ecco: non poteva assolutamente esserci un momento di relax o di pausa per respirare. NO! L’orgasmo deve continuare.
Si pensa al Carnevale. Giusto! Per amor dei coriandoli, bisogna far divertire i bambini, e tenerli lontani dal demonio che si fa carne. Poi arriverà Quaresima, dove si maledirà la carne. Forse un tempo, oggi non credo: se l’Avvento viene snobbato dal punto di vista strettamente cristiano, la Quaresima è rimasta per pochi eletti, che ogni tanto si ricordano di non bere e di non fumare, anche perché così, se non altro, possono giovare alla propria salute, quella del corpo e non tanto dell’anima.
È giusto pensare anche ai bambini. Ma… il Natale dei bimbi di una volta non è forse finito nella rapacità di adulti che hanno messo gli artigli su ogni sentimento, anche quello più elementare? Non era doveroso, allora, difendere il Natale dei bambini?
Ma bisogna difendere il bambini dal carnevale pagano, quando il Natale stesso è diventato il più bel rito pagano!
Avanti così, e salveremo il mondo!
Intanto, teniamo gli occhi chiusi su una religione, fatta a pezzi dalla stessa religione, che sembra divertirsi a far risuscitare i morti e ad ammazzare i vivi.
E i primi a morire, dentro, sono i più piccoli, che forse non sono mai nati.
E così ci aggrappiamo al Carnevale come se fosse l’ultima spiaggia prima di traghettare nel regno dei morti.

2 Commenti

  1. GIANNI ha detto:

    C’è un evidente eccesso di laicità in un ambito che, invece, dovrebbe esserne scevro, o, quanto meno, tale da non farlo divenire elemento preponderante.
    Che istituzioni o altri ambiti laici considerino il carnevale prossimo appuntamento di riferimento, non mi stupisce.
    Anche in tale ambito, però, forse sarebbe opportuno non puntare solo a feste ed occasioni conviviali varie, magari a base di salamelle e vino, ma pensare anche a qualcosa che elevi maggiormente lo spirito.
    Invece, sembra ormai che l’attuale società, in un fase evidente di declino, non aspetti altro che l’occasione buona per obnubilare mente e spirito.
    Rumori da tutte le parti, anzi, più si fa chiasso, meglio è, alcool che addormenta e, se non basta, abbondanti libagioni, per poi meglio dormire.
    Forse, retrospettivamente, è un segno dei tempi che viviamo.
    E’ probabile che più ci si allontani da periodi difficili, contrassegnati da carestia, guerre, dittature, povertà, più ci si butti sul non pensare, sul divertirsi ad ogni costo, poi, raggiunto un nuovo periodo di crisi economica, appena se ne esce, tutti pronti a ributtarsi nalla solita bisboccia.
    Non dico non ci siano occasioni di riflessione e magari più idonei ad elevare lo spirito, ma questi non sono neppure più di tanto presenti nelle nostre chiese, divenendo più spesso appannaggio di associazioni culturali varie.
    Che anche la chiesa abbia preferito, ormai, convertirsi al quieto vivere a base di feste e salamelle?

  2. Giuseppe ha detto:

    Se certe feste vengono definite mondane, un motivo ci sarà. La vita è costellata di sofferenze e dolori più o meno intensi ed acuti, che l’essere umano -sia individualmente, che socialmente- fa di tutto per esorcizzare attraverso manifestazioni di svago e divertimento, che sono un vero e proprio inno all’effimero e al voler afferrare l’attimo fuggente, e gli permettono di distrarsi dagli affanni quotidiani. E, come se non bastassero le feste della nostra tradizione, si finisce per adottare anche quelle di altri paesi e di altre realtà, come per esempio Halloween, senza neanche conoscerne il significato e sapere da cosa siano state originate. In tutto ciò, ovviamente, non c’è alcuno spazio per il sacro e la spiritualità, di cui tutt’al più vengono utilizzati alcuni simboli, a mo’ di feticci, per una sorta di commistione e finanche di dissacrazione, che da sempre è alla base di superstizioni e scaramanzie. E così, anche solennità e ricorrenze a carattere religioso, vengono spogliate della loro essenza e del loro significato, per diventare pretesto di ulteriore fonte di distrazione e divertimento. Quanto poi questo divertimento sia genuino, o non semplicemente esteriore, è tutto da dimostrare.

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