Joseph Ratzinger: un ricordo, che peserà a lungo sulla diocesi milanese
Joseph Ratzinger: un ricordo, che peserà a lungo sulla diocesi milanese, per una scelta del tutto scriteriata in vista di un disegno diabolico, che è finito nella polvere. Per fortuna!
Un giorno mi trovavo a Madonna del Bosco e il gestore della libreria stava parlando con una persona di Scola. Era stupito che Scola avesse fatto attendere senza ricevere un suo stretto familiare. Martini o Tettamanzi non lo avrebbero fatto. Ratzinger ha sì ricevuto Kung e altri, ma è stato un duro gendarme della Chiesa come testimonia don Giorgio. A Bergoglio si può imputare di non avere ricevuto quelli più scomodi come Ortensio da Spinetoli. Come al cardinal Ravasi si può imputare di non aver invitato Carlo Molari per le sue posizioni vicine a Teilhard de Chardin. Non conta l’intelligenza come confronto che ne fa don Giorgio tra Ratzinger e Bergoglio. Conta l’uso che se ne fa. Martini sapeva bene cosa avrebbe trovato a Milano e per questo aveva citato il “pro veritate adversa diligere” di Gregorio Magno come motto episcopale. A Martini sono grato perchè dal suo esempio ho cominciato a “ritrovare me stesso” grazie ad un suo libro del 1996 con questo titolo. Prima di questo libro lo stesso Martini aveva pubblicato un libro sulle virtù, quelle che mancano oggi non solo nella politica ma nella stessa Chiesa. Don Giorgio con Martina hanno iniziato attraverso il mese di Gennaio a proporre quel stare alla porta per cominciare ad accogliere quello spirito che può come il vasaio modellarci per essere una creatura divina. E’ un lavoro interiore a cui nessuno può sfuggire se vuole veramente dare il meglio di sè. Non serve ambire ad essere i migliori, ma ad essere migliori. Seneca diceva che “il dominio di sè stessi è il più grande dominio”.