
dal Corriere della Sera
Perché è così difficile fermare gli incendi
a Los Angeles
di Elena Tebano
La «stagione degli incendi», ormai pressoché infinita, l’assenza di acqua a Los Angeles (dove gli idranti sono a secco), la struttura stessa delle case americane: quali sono le ragioni per cui i roghi che stanno devastando la California sono così difficili da contenere, e da spegnere
(Questo testo è stato pubblicato sulla Rassegna Stampa)
La parola più temuta è «ember», che in inglese indica i tizzoni di brace volanti. Trasportati dal vento, possono arrivare anche a tre chilometri di distanza. Secondo uno studio dell’Insurance Institute for Business & Home Safety (Ibhs) americano, il 90% delle case e degli edifici bruciano a causa di questi frammenti ardenti che volano.
È per questo che gli incendi della California scoppiano quando soffiano i venti di Sant’Ana provenienti da Nevada e Utah, dalle montagne verso le zone più abitate. Come in questi giorni, quando hanno raggiunto i 130 chilometri orari.
«Se qualcuno lascia una finestra aperta, una sola di quelle braci (ne basta una) può finire su un telo. Oppure può bruciare la zanzariera della porta. Oppure i mobili del patio. E poi c’è un incendio esterno, con un’enorme quantità di calore che si sprigiona da questa casa. A quel punto le due case vicine diventeranno un problema. Poi le tre case di fronte diventeranno un problema. Che si alimenta da solo e diventa sempre più grande» ha spiegato un vigile del fuoco californiano al National Geographic.
Si sono diffusi così i sei incendi che stanno assediando Los Angeles: il più grande di sempre a Pacific Palisades, una delle zone più ricche e belle della città, tra Malibu e Santa Monica; quello sulle colline che sovrastano Hollywood Boulevard e la sua Walk of Fame; un altro a est a di Eaton (vicino a Pasadena) e poi quelli di Hurst, Lidia e Woodley.
Nel complesso hanno ucciso finora 5 persone, costringendone oltre 100 mila a lasciare le loro case e lasciandone almeno 250 mila senza energia elettrica. Hanno bruciato un’area di 108 chilometri quadrati (quasi come l’intera città di San Francisco) e distrutto migliaia di edifici. Ma se gli incendi californiani diventano sempre più potenti e pericolosi, trasformando un paradiso americano in un vero e proprio inferno, è dovuto a una serie di concause: generali (come i cambiamenti climatici) e specifiche della California e delle sue contraddizioni.
I cambiamenti climatici allungano la stazione degli incendi
Sono mesi che nella California del Sud piove pochissimo. «La California meridionale tende ad essere più secca di quella settentrionale, ma quest’anno la disparità è insolitamente estrema. La maggior parte della California settentrionale ha ricevuto oltre il 100% delle precipitazioni medie fino al 1° ottobre (cioè il doppio, ndr), mentre la maggior parte della California meridionale ne ha ricevute meno del 20% (un quinto, ndr), secondo il Water Watch del Dipartimento delle Risorse Idriche. L’inizio secco dell’inverno nella California meridionale arriva dopo un’estate caratterizzata da un caldo prolungato e da record che ha cotto il paesaggio e gli alberi e le sterpaglie» spiega il New York Times.
Negli ultimi anni l’aumento delle temperature globali ha allungato la stagione degli incendi in California: oggi inizia prima e finisce dopo, praticamente non finisce mai. Tipicamente si chiudeva in autunno, quando le piogge iniziavano a inumidire il terreno e la vegetazione. Ora si prolunga fino all’inverno inoltrato: «La California ha 78 “giorni di fuoco” (in cui le condizioni sono mature per scatenare gli incendi) in più all’anno rispetto a 50 anni fa» scrive il sito CalMatters. «La vegetazione lungo la costa, solitamente umida, è spesso così arida che non ha bisogno di venti per alimentare gli incendi. Inoltre, nell’estremo nord, le cosiddette “foreste di amianto” della California hanno perso la loro inespugnabilità. Incendi massicci hanno distrutto le dense e umide foreste pluviali dove il cambiamento climatico ha portato via lo strato protettivo di nebbia e foschia della regione». Oggi le città le zone della California e i loro dintorni sono sempre più ricche di «combustibile»: vegetazione secca facilmente incendiabile.
«Le aree bruciate in estate nella California settentrionale e centrale sono quintuplicate nel periodo 1996-2021 rispetto al periodo 1971-1995. Inoltre, 10 dei più grandi incendi selvaggi della California si sono verificati negli ultimi 20 anni, cinque dei quali solo nel 2020» si legge su Drought.gov, il sito del Sistema informativo nazionale sulla siccità americano. «Quasi tutto l’aumento delle aree bruciate osservato nell’ultimo mezzo secolo è dovuto ai cambiamenti climatici causati dall’uomo. Si stima che dal 1971 al 2021 i cambiamenti climatici causati dall’uomo abbiano contribuito a un aumento del 172% delle aree bruciate, con un aumento del 320% dal 1996 al 2021. Nei prossimi decenni si prevede un ulteriore aumento delle aree boschive bruciate annualmente, compreso tra il 3% e il 52%».
La California è sempre più «insostenibile»
È lo Stato che — complice la sua Hollywood — incarna di più il sogno americano. La frontiera dell’Ovest diventata paradiso in terra, con il suo clima mite (nel centro e sud dello Stato), i paesaggi meravigliosi, la ricchezza. Attrattive che hanno reso la California lo Stato più popoloso degli Usa, ma anche quello più insostenibile.
Dal punto di vista sociale, prima di tutto: il prezzo delle case ormai è così alto che ampie fasce della classe media sono costrette a lasciare lo Stato e c’è un numero altissimo di senzatetto, anche tra le persone che lavorano: circa un quarto di tutti gli americani senza casa vive in California.
Le case che sono bruciate in questi giorni a Pacific Palisades costavano ognuna svariati milioni di dollari: il valore medio di un’abitazione nella zona è di 3,5 milioni di dollari. La richiesta immobiliare ha portato anche a una maggiore urbanizzazione e alla diffusione di abitazioni in zone a rischio incendio, aumentando la probabilità di innescare roghi.
Le infrastrutture energetiche inoltre sono manutenute male: molti incendi iniziano quando i venti abbattono pali della luce, creando scintille che innescano i roghi.
Gli idranti a secco di Los Angeles: manca l’acqua
A tutto questo si aggiunge l’insostenibilità di Los Angeles: la città praticamente non ha acqua.
Il 10% delle sue forniture idriche arrivano dalla falda locale, un altro 2% è acqua purificata e riciclata dagli scarichi delle acque bianche cittadine.
L’88% dell’acqua però viene portata da lontano: attraverso l’acquedotto del fiume Colorado, lungo 390 chilometri (inizia al confine con l‘Arizona), e dalla Valle di Owens, al Confine del Nevada, che a causa del prelievo di acqua, all’inizio del 900 è stata trasformata da una fertile zona agricola in un deserto. È anche per questo che nei giorni scorsi, quando i vigili del fuoco hanno pompato acqua dal sistema idrico cittadino per spegnere gli incendi, molti idranti sono rimasti a secco. Il Dipartimento dell’Acqua e dell’Energia di Los Angeles ha attinto agli acquedotti e alle falde acquifere nel sistema, ma la domanda è stata così alta che non è bastata a riempire tre serbatoi da 3,7 milioni di litri nelle colline di Pacific Palisades che aiutano a pressurizzare gli idranti del quartiere.
La mancanza d’acqua ha dato subito adito a polemiche politiche e il presidente eletto Donald Trump ha accusato la sindaca di Los Angeles Karen Bass e il governatore della California Gavin Newsom di non distribuire abbastanza acqua alle aziende agricole e alle città per proteggere le specie animali in pericolo, in particolare una di pesci che vive nei bacini della California del Nord. Ma in realtà è il contrario: è Los Angeles a essere insostenibile e non avere le risorse idriche necessarie a rifornire la sua popolazione.
Il problema delle case americane
Gli incendi si propagano molto facilmente anche a causa della struttura urbanistica di Los Angeles. Ancora una volta, è ciò che la rende un paradiso a farla diventare un inferno: le case di legno unifamiliari circondate da giardini di cui è fatta quasi interamente la città.
Sono bellissime da viverci e insieme estremamente vulnerabili al fuoco.
Il National Geographic racconta un esperimento che mostra come le tipiche case californiane si incendiano facilmente. L’Ibhs, Istituto di Assicurazione per la Sicurezza delle Aziende e delle Case, ha costruito un edificio a due facce, uno con i materiali tipici di Los Angeles e molte altre città americane (rivestimento in legno, grondaie in vinile, finestre a un solo pannello, giardini con aiuole ricoperte di pacciame), l’altro con materiali resistenti al fuoco (copertura di cemento, grondaie in metallo, finestre a doppio vetro, un’area ricoperta di ghiaia intorno alle parete). Poi lo ha dato alle fiamme: «I risultati sono stati sorprendenti: In 10 minuti il lato tradizionale della casa ha preso fuoco. Il lato resistente al fuoco non ha fatto scintille» scrive il National Geographic.
I costi per la comunità
Secondo le stime di AccuWeather, gli incendi di Los Angeles hanno causato danni e perdite economiche per 52-57 miliardi di dollari. Secondo J.P. Morgan Insurance le assicurazioni dovrebbero coprire almeno 10 miliardi di dollari di danni. Ma in California sta diventando sempre più difficile assicurarsi contro le catastrofi naturali portate dai cambiamenti climatici. A Marzo State Farm, la maggiore società assicuratrice di case dello Stato, ha annunciato che avrebbe tagliato circa 72 mila polizze su immobili considerati troppo a rischio, il 2% di tutte le sue polizze in California, perché sono diventate troppo costose per la compagnia.
È un fenomeno sempre più diffuso, proprio a causa dei cambiamenti climatici e proprio quando i cittadini hanno più bisogno delle assicurazioni. Solo nel 2024 uragani, tempeste, inondazioni e altri disastri naturali hanno causato 140 miliardi di dollari di «perdite assicurate» (cioè coperte dalle assicurazioni) nel 2024 a livello globale, in aumento rispetto al 2023). Tali importi superano di gran lunga le medie, al netto dell’inflazione, degli ultimi 10 e 30 anni. Quest’anno è stato il terzo più costoso per le assicurazioni dal 1980. Le perdite totali dovute a catastrofi naturali, comprese quelle non coperte da assicurazione, sono state di 320 miliardi di dollari nel 2024 (In Europa, lo scorso anno le catastrofi naturali hanno distrutto beni per un valore di 31 miliardi di dollari, di cui 14 miliardi assicurati).
L’incendio di Los Angeles è solo l’ultimo esempio di una tendenza sempre più preoccupante, che ci obbliga a trovare in fretta forme di adattamento: i cambiamenti climatici rendono sempre più insostenibili i nostri attuali modelli di sviluppo. Molti leader mondiali, dall’Europa agli Stati Uniti, stanno facendo marcia indietro sulle politiche di mitigazione climatiche perché sono costose per i cittadini. È vero. Ma anche non fare niente sta diventando sempre più costoso. Troppo costoso.
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