Edith Bruck: “Uno shock le catene a Ilaria nel mio Paese tornato al fascismo. L’Italia si muova per liberarla”

da www.repubblica.it
08 FEBBRAIO 2024

Edith Bruck:

“Uno shock le catene a Ilaria

nel mio Paese tornato al fascismo.

L’Italia si muova per liberarla”

di Furio Colombo
La scrittrice ungherese sopravvissuta ai lager: “Il governo Meloni doveva intervenire prima per bloccare questa mostruosità”
Edith Bruck, a te che hai avuto un’esperienza lunga e tremenda di deportazione che effetto ha fatto quello che è successo in Ungheria, il Paese in cui sei nata? Parlo di Ilaria Salis, portata in un’aula di tribunale a Budapest incatenata mani e piedi e con il guinzaglio, come fosse un animale. È una cittadina italiana che non ha commesso alcun reato importante, se non quello di manifestare contro i neonazisti.
«Non sono solo indignata, sono scioccata, addolorata, anche perché ho vissuto fino a 13 anni in quel Paese, l’Ungheria. Per questo mi ha doppiamente colpito il trattamento medievale nei confronti di una donna che ha partecipato a una manifestazione antifascista. Non c’è nessun reato. Il vero problema è il clima che c’è oggi in Ungheria».
Come è cambiato quel Paese?
«Sono tornati il fascismo e l’antisemitismo. E quindi non è che mi meravigli molto questo trattamento verso Salis, ma credo si tratti comunque di una procedura illegale, che viola le norme europee. Questa vicenda mi addolora anche perché conosco quel Paese dove sono stata prima felice e poi molto infelice. In qualche misura quasi mi riguarda più da vicino».
Come giudichi il comportamento dell’Italia in questa vicenda?
«Non credo abbia agito bene. Le autorità italiane sarebbero dovute intervenire prima per bloccare questa mostruosità. Mesi fa, Ilaria Salis aveva inviato un memorandum sulle sue condizioni. Come mai di questa vicenda si è parlato soltanto adesso?».
Salis è rimasta per mesi in una prigione fatiscente, senza alcuna giustificazione giuridica.
«Sì, è stata trattata come l’ultimo dei banditi senza aver commesso nulla di grave. E questa situazione non può essere accettabile in nessun Paese europeo. Così come non lo è il comportamento dell’Italia che non ha fatto nulla per riportare questa giovane donna in Italia».
Sì, non c’è nessuna azione, dichiarazione, nessun impegno o atto politico della nostra presidente del Consiglio italiano per salvare Salis da una prigionia ingiusta.
«So che Giorgia Meloni ha chiamato il presidente Orbán, ma non mi pare ci sia alcun risultato, per adesso. Ilaria Salis avrebbe dovuto essere riportata già in Italia. Bisogna agire in qualsiasi modo per ricondurla in Italia. Da noi c’è la libera espressione. Siamo in democrazia, siamo una Repubblica, ognuno può manifestare. Certamente in Ungheria è diverso, non si può dire neanche una parola».
Eppure è un pezzo d’Europa.
«Dominano la destra, l’antisemitismo e tutto il male possibile. Mi dispiace che il Paese oggi sia ridotto in quelle condizioni. Ma non dimentichiamo che l’Ungheria storicamente era fascista. Gli ungheresi hanno deportato noi ebrei nel ghetto e poi, dopo la guerra, hanno insegnato a scuola che furono i tedeschi a portarci via. Ma sono stati i gendarmi e i fascisti ungheresi, che collaboravano con i nazisti, a confinarci, prima che fossimo condotti nei lager».
Poi è arrivata l’Armata rossa.
«E improvvisamente sono tutti diventati comunisti. Caduti i muri nel 1989, sono diventati fascisti di nuovo. Purtroppo non mi meraviglia, perché non c’è nessuna maturità, crescita ed evoluzione nel Paese. Il popolo applaude sempre il potere del momento. Quindi la democrazia non ha il tempo di crescere».
Il padre di Ilaria Salis finora ha agito con molta delicatezza e attenzione, ma il suo desiderio di riportare la figlia in Italia è stato respinto. Non c’è stata una richiesta esplicita di liberazione da parte della presidente del Consiglio, né da parte di ministri, parlamentari e politici italiani di destra.
«Purtroppo l’atteggiamento di questo governo di destra non mi meraviglia. Anche perché la ragazza è antifascista. Quindi non mi aspetto grandi gesti. Ma c’è un dovere dello Stato ed è quello di fare tutto il possibile per questa cittadina italiana. Nessun Paese può comportarsi così, trascurando un suo cittadino e lasciandolo marcire in una prigione disumana. È una cosa dolorosa, vergognosa per un’Europa cosiddetta civile. Essere antifascisti non è un delitto. Essere fascisti lo è».

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