Non sappiamo più “stare” in silenzio

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07/04/2020

Non sappiamo più “stare” in silenzio

Viviamo giorni dolorosi, difficili, sconosciuti a ognuno di noi; le mascherine ci “chiudono” la bocca, la nascondono e lasciano aperto solo uno spiraglio: i nostri occhi, per permetterci di incontrare l’altro.
Angela Mocciola
Psicologa, psicoterapeuta, sessuologa
In questi giorni drammatici, come mai prima d’ora, noi psicoterapeuti siamo chiamati ad aiutare, a sostenere e a incoraggiare tutte quelle persone che si sentono “sperdute” nella condizione della “reclusione” o ancor peggio della malattia o drammaticamente del lutto familiare.
Siamo chiamati a cercare soluzioni ad un tumulto inaspettato, a un evento traumatico di dimensioni gigantesche che tutto il pianeta sta vivendo. Ognuno di noi con grande impegno cerca di rispondere a questi appelli di aiuto. L’Ordine Nazionale degli Psicologi, la Croce Rossa Italiana, le Associazioni di Volontariato, tutti si sono resi disponibili a prestare la propria opera di supporto e di sollievo.
Ci siamo messi in ascolto delle ansie, delle angosce e delle paure umane; aiutiamo a dare voce a tutti gli altri sentimenti, spesso sommersi, di solitudine e di paura del contagio. Ma ciò che non sappiamo fare, perché non abituati, è approfittare di questo grande silenzio che da sempre tanto temiamo.
Non sappiamo “stare” in silenzio, il che vuol dire: fare spazio nel nostro cuore e nella nostra mente così occupata a essere “collegata”, ora molto più di prima, con il mondo esterno. Le linee internet sono perennemente occupate per lo smart working, le video conferenze, le riunioni che abbondano sulle piattaforme piu disparate..guai a lasciare il controllo.
La maggior parte non telefona più ma utilizza le video chiamate , presi dal’angoscia di non potersi più vedere. Ma il silenzio, che improvvisamente è arrivato, inaspettato, nelle nostre città, nei nostri quartieri e nei nostri palazzi è il primo vero segnale di guarigione che vorrei tanto che si cogliesse e che si apprezzasse. Ci vuole una vera e propria educazione, disciplina e costanza per mettersi in una condizione di ”ascolto” del silenzio. Ci vogliono circa 72 ore di silenzio assoluto prima che la mente si arresti e si abitui a rallentare il ritmo forsennato cui è abituata.
“Fare” silenzio vuol dire creare quel salubre vuoto interiore che non è assenza di qualcosa ma maggior spazio in cui prendersi un agio ed un grande riposo da se stessi e dal mondo. Fare silenzio è come fare pulizia nella nostra unica e autentica casa, che ci è dato di abitare, e che è il nostro corpo. Stare in una condizione silenziosa ci permette di accorgerci maggiormente di ciò che ci circonda e di dare più valore a quelle piccole cose che oramai diamo per scontate.
Il silenzio spesso ci conduce a un ritmo più lento e a una maggiore attenzione a noi stessi: finalmente abbiamo l’occasione di incontrare la parte più profonda e “silenziosa” di noi. Il Coronavirus é un virus che attacca i polmoni, l’organo della “tristezza” come molti di noi lo hanno definito. I polmoni, il secondo grande motore, dopo il cuore, che ci permette la vita. Nasciamo con il primo vagito, il primo grande respiro polmonare e lasciamo la terra esalando l’ultimo respiro.
Allora è dal respiro profondo e lento che dobbiamo ripartire per imparare ad approfittare di questo grande silenzio che oramai ci circonda e imparare a ritrovare in esso una risorsa piuttosto che una condanna. Ma Il silenzio può essere anche roboante, quando invece è assenza di parole per lo sgomento che viviamo nel non poter salutare i nostri cari che perdono la vita in questi giorni drammatici; quando nelle famiglie c’è una grande sofferenza inascoltata e abbandonata; quando le persone sole sono invisibili in questi giorni di restrizioni.
Viviamo giorni dolorosi, difficili, sconosciuti a ognuno di noi; le mascherine ci “chiudono” la bocca, la nascondono e lasciano aperto solo uno spiraglio: i nostri occhi, per permetterci di incontrare l’altro. Ed è proprio quello sguardo silenzioso, carico di cura, di cui ci parlano gli infermieri e i medici come unico spiraglio di vicinanza tra loro e i pazienti malati.
Ancora una volta le parole sono “negate”, al silenzio si affida il soccorso e allo sguardo la compassione. È necessario per ognuno di noi dedicare, in questo momento, molta più attenzione al respiro per arginare l’ansia e la paura che sopraggiungono nonostante noi. Esse ci portano a un’automatica apnea che genera quel circolo vizioso in cui la mancanza d’aria fa aumentare le ansie e le paure.
Dobbiamo iniziare a dedicarci a un respiro profondo e calmo, a volte basta semplicemente quel che definiamo respiro di “sollievo”, quando non si conoscono delle tecniche specifiche. Sì, facciamo tutti, spesso, un bel sospiro di sollievo, portiamo almeno l’attenzione a questo piccolissimo e apparentemente banale compito che invece ci ossigena e ci aiuta un po’ ad allontanare emozioni spiacevoli.

1 Commento

  1. Luigi ha detto:

    Come stare in silenzio? Come fare spazio nel cuore e nella mente per il silenzio? Con le vie mistiche della preghiera. Occorre attingere ai grandi mistici orientali (induisti, buddisti … sufi arabi … ebrei … cristiani ortodossi) o occidentali (cristiano-cattolici). Perchè vengono trascurati dai laici materialisti e dai religiosi? Perchè sono temuti dalle religioni e dalle ideologie materialistiche. C’è un inno natalizio di Turoldo (aborriva il Natale consumistico) dove c’è il termine silenzio per ben 7 volte: “Mentre il silenzio fasciava la terra … tu sei disceso o Verbo di Dio, in solitudine e più alto silenzio … La creazione ti grida in silenzio … al tuo vagito il silenzio è più fondo … pure noi facciamo silenzio, più che parole il silenzio lo canti … a te l’amore che canta in silenzio.” Penso che la voracità del mondo consumistico si sia mangiato il silenzio. C’è voluto il veleno (virus) della natura matrigna che toglie il respiro a farlo riscoprire (hanno visto quasi tutti le immagini di un papa in solitudine e silenzio). Tra i grandi mistici che parlano di silenzio c’è Meister Eckart: “La meta più elevata di questa vita è rimanere in silenzio e lasciare che Dio agisca e parli in te … Ecco perchè il saggio dice: “Nel mezzo del silenzio fu pronunciata in me la parola segreta”… Non c’è un metodo migliore del silenzio della quiete, per avvicinarsi a questa Parola”.

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