La Chiesa a un bivio: o si apre, oppure diventerà un deserto!

 

di don Giorgio De Capitani

Più di 170 preti e diaconi dell’arcidiocesi di Friburgo, in Germania, hanno dichiarato pubblicamente, con nome e cognome, di somministrare regolarmente l’Eucaristia a divorziati risposati. Nell'andare contro ai dettami della Chiesa, scrivono, “teniamo conto della decisione in coscienza delle persone coinvolte e della situazione di vita reale che ne consegue”. “Nelle nostre comunità, i divorziati risposati fanno la comunione e ricevono i sacramenti della riconciliazione e dell'unzione degli infermi, con la nostra approvazione”, dichiarano i parroci, aggiungendo che chi ha contratto seconde nozze fa anche parte dei consigli parrocchiali ed è attivo nella catechesi e nelle altre attività comunitarie.

Non penso che questi preti tedeschi siano delle eccezioni. Senz’altro hanno più coraggio. Anche in altre diocesi, più di quanto si possa immaginare, succede la stessa cosa, ma… senza esporsi pubblicamente. Ed è qui che noto una grande ipocrisia: si è costretti a nascondere, per non incorrere in qualche sanzione canonica da parte della competente autorità. C’è anche un altro motivo: la nostra gente non è ancora stata educata ad accettare una tale apertura, e perciò si scandalizzerebbe. (Non ha nemmeno le idee chiare nel distinguere tra il divorziato che rimane tale, senza risposarsi, e che perciò può benissimo accostarsi ai sacramenti, e il divorziato che si risposa). E allora succede che è quasi una prassi da parte del prete dire ad un divorziato risposato: Io ti perdono nel nome del Dio misericordioso (ciò è anche facile nel segreto di un confessionale), ma va’ altrove, in una chiesa dove nessuno ti conosce, a ricevere l’Eucaristia. Conosco preti che si comportano così. Lo faccio anch’io. Oppure, e ciò succede nei grossi centri dove è impossibile conoscersi tutti quanti di persona, un divorziato risposato si accosta regolarmente alla mensa eucaristica senza tanti problemi. L’obiezione che mi fanno i divorziati risposati è questa: Non è giusto fare i clandestini! Sì, è vero: non è giusto! Ma… che fare?

Succederà anche in questo caso che la prassi, ora clandestina, finirà poi a spingere la Chiesa ad accettare. È successo in altri campi. Anni fa, non troppo lontano, era proibito alle ragazzine servire l’altare (fare le chierichette), ora è un dato di fatto, accettato anche dalla Chiesa ufficiale. Succederà anche per il preservativo. La maggior parte dei cristiani lo usa tranquillamente. Ancora la Chiesa gerarchica si ostina a proibirlo, ma non so fino a quando.

C’è una cosa sconvolgente, almeno lo è per me. Abbiamo collaboratori nei Consigli pastorali e nel campo catechistico, che dal punto di vista canonico sono in regola, ma che frequentano poco i Sacramenti, nemmeno ci vanno a Messa, e poi non permettiamo ai cosiddetti “irregolari” (dal punto di vista del diritto canonico) di collaborare in modo diretto con la parrocchia, e li vediamo partecipare regolarmente alla Messa. Che dire? Lascio a voi la risposta.

In questa Chiesa ci sono ancora tante vergognose contraddizioni e palesi assurdità. Ciò che si vuole salvare è solo la faccia, e la legge, favorendo così un mondo spaventoso di ipocrisie. Sembra che tutto debba essere nascosto. Come ai tempi delle catacombe. Tranne che i primi cristiani erano costretti a nascondersi per paura del potere romano che li perseguitava, anche con il rischio di morire. Oggi c’è ancora il potere romano: quello dello Stato del Vaticano.

La Chiesa vede, sa che tanti cristiani, a iniziare dai preti, disobbediscono, ma tutto deve essere nascosto. Per salvare la faccia. E si nasconde anche il male. Si è arrivati a coprire anche le criminalità, come la pedofilia dei preti e delle suore (parliamo sempre dei preti, ma le suore sono tutte innocenti?). C’è il crimine della pedofilia ecclesiastica, e c’è il crimine che è connivenza con la mafia di vario tipo. Gli scandali ormai stanno scuotendo la Chiesa di quel Cristo che, se ha avuto dure parole contro il tradimento di Giuda Iscariota, non so che cosa direbbe oggi contro i giuda del vaticano, coloro che comperano e vendono i beni preziosi della Chiesa (i valori evangelici!) barattandoli con lo “sterco del demonio”: così la Chiesa definiva in passato il denaro, ma probabilmente con l’andare del tempo si è tanto abituata al suo fetore da scambiarlo con il profumo dell’incenso.

Ma la Chiesa che cosa teme di più? Che il Vangelo radicale venga alla luce, oppure che escano allo scoperto i giochi sporchi del Vaticano? Ho l’impressione che la Chiesa tema di più i Profeti di casa! Appena qualcuno di questi dà troppo fastidio, subito arriva la condanna; Invece, quando escono alla luce i giochi sporchi del vaticano, allora ci sono sistematicamente le smentite. Che dire? Lascio a voi la risposta.

Quando si parla dei sacramenti e della possibilità o no dei divorziati risposati di riceverli, solitamente si tira in ballo solo l’Eucaristia, e ciò che la precede, ovvero la Riconciliazione (che viene negata). Nessuno parla di un eventuale possibile matrimonio da celebrare in Chiesa. Forse i tempi sono ancora immaturi? Probabilmente il problema non si pone. Almeno per me. Ciò che conta è l’amore, indipendentemente che venga o no istituzionalizzato attraverso un atto civile (in Comune) o un atto religioso (in Chiesa). Non vado oltre, perché rischierei di essere scomunicato dallo Stato e dalla Chiesa ufficiale. Ma almeno riconosciamo che, anche qui, ci sono contraddizioni, e ci sono ipocrisie. Non si ha l’impressione che la legge conti di più dell’amore autentico? Lascio a voi la risposta.  

 

Da Vatican Insider
 
In Germania 160 parroci dell’arcidiocesi di Friburgo dichiarano sul web di somministrare l’Eucarestia a chi è sposato in seconde nozze
 

ALESSANDRO SPECIALE
 

CITTÀ DEL VATICANO

Il tempo dell'attesa è finito, è giunto il momento di passare all'azione: devono aver pensato così più di 150 preti e diaconi dell'arcidiocesi di Friburgo, in Germania (161 al momento di scrivere quest'articolo) che hanno dichiarato su internet di dare regolarmente la comunione anche le coppie di divorziati risposati.

I sacerdoti – circa un settimo del clero di Friburgo, guidato dall'arcivescovo Robert Zollitsch che è anche presidente della Conferenza episcopale tedesca – nel loro manifesto si dicono “pienamente consapevoli” di violare la posizione della Chiesa cattolica: “Con la nostra firma, diamo espressione che, nella nostra attività pastorale nei confronti dei divorziati risposati, ci lasciamo guidare dalla misericordia”, scrivono, citando il principio salus animarum suprema lex (la salvezza delle anime è la legge suprema).

Nell'andare contro ai dettami della Chiesa, scrivono, “teniamo conto della decisione in coscienza delle persone coinvolte e della situazione di vita reale che ne consegue”. “Nelle nostre comunità, i divorziati risposati fanno la comunione e ricevono i sacramenti della riconciliazione e dell'unzione degli infermi, con la nostra approvazione”, dichiarano i parroci, aggiungendo che chi ha contratto seconde nozze fa anche parte dei consigli parrocchiali ed è attivo nella catechesi e nelle altre attività comunitarie.

Quello dei divorziati è un tema scottante, soprattutto nei Paesi di lingua tedesca, ma certo non solo lì. In occasione del suo viaggio in Germania dello scorso settembre, la questione era stata sollevata di fronte a papa Benedetto XVI direttamente dall'allora presidente federale Christian Wulff, lui stesso divorziato. E la situazione dei divorziati risposati e uno dei cinque punti critici evidenziati nella recente “notificazione” della Congregazione per la Dottrina della Fede sul libro di una teologa statunitense.

Papa Benedetto XVI, durante l'Incontro mondiale delle famiglie a Milano, ha ammesso che la situazione dei divorziati risposati è “una delle grandi sofferenze della Chiesa di oggi”: “Non abbiamo semplici ricette – ha detto –. La sofferenza è grande e possiamo solo aiutare le parrocchie, i singoli ad aiutare queste persone a sopportare la sofferenza di questo divorzio”.

Nel loro manifesto, i preti di Friburgo fanno esplicito riferimento al Memorandum “Per una svolta necessaria” lanciato da centinaia di professori di teologia tedeschi nel marzo 2011 e al libro del teologo Eberhard Schockenhoff “Opportunità di riconciliazione?” che aveva affrontato la questione. Oltre 300 membri del clero friburghese avevano firmato una mozione di sostegno al Memorandum.

In una nota, l'arcidiocesi di Friburgo ha definito quella dei sacerdoti una iniziativa “moltiplicata dai media” che non è “né utile né costruttiva”. E se è possibile per un prete fare “in coscienza” una scelta “responsabile e fondata” in alcuni casi concreti, non è in alcun modo possibile permettere una prassi “generale e indifferenziata” che vada contro la dottrina della Chiesa universale.

 

44 Commenti

  1. lina ha detto:

    Mi faccio una domanda, anche se l’ argomento forse è un pò fuori tema. I sacerdoti pedofili da chi ricevevano l’assoluzione, se continuavano a dire Messa ed a fare la Comunione? O si confessavano senza accusare il loro comportamento, e quindi si accostavano alla Comunione in grave peccato, oppure qualche collega li assolveva in modo improprio secondo il mio punto di vista.

  2. Enzo Arosio ha detto:

    Ad ogni modo visto che sono parte in causa , dai commenti- direi tutti ma in particolare gli ultimi , Ada e calvino – ( forse anche perchè…, come dire , consentiti ed arricchiti dai precedenti ), dicevo, dai commenti postati , visto che non sono particolarmente ferrato nella conoscenza delle sacre scritture , ho trovato un grande conforto nel capire come certe posizioni derivino direttamente dall’insegnamento e dalle parole di Gesù e non tanto , come da me considerato da sempre , da atteggiamenti persecutori di certi prelati , di cui per altro non riesco a fidarmi del tutto e questa scoperta mi sembra importante sia per me stesso sia per come è stata raggiunta , cioè grazie all’interscambio di idee e opinioni.

  3. ada ha detto:

    Aggiungo, al precedente intervento.
    Dio ad Adamo ed Eva, la prima coppia umana, aveva dato il compito di popolare la Terra,
    di coltivarla e di custodirla e
    l’ordine di non mangiare il frutto dell’albero:
    il decalogo non occorreva perché essi erano in comunione con il Signore, che passeggiava e parlava con loro.
    Unica prova, quella del frutto….e, purtroppo,
    la caduta!

    Non essendo più gli uomini in grazia, Mosè ha ricevuto e consegnato
    le leggi e le norme da seguire per camminare secondo Dio: occorrevano perché essi erano senza la grazia.
    Quindi, se il ripudio era accettato, non credo che questo sia grave agli occhi del Signore (mia supposizione!).

    Però Cristo è venuto a ripristinare la comunione iniziale e la purezza originaria,
    come pure l’indissolubilità del matrimonio, come dice Gesù, era agli inizi della creazione.
    Lui ha detto di essere venuto a PERFEZIONARE
    ed è questo che deve predicare la Chiesa.

  4. ada ha detto:

    Per come interpreto io la questione -legge mosaica del ripudio e posizione di Gesù,
    c’è la distinzione
    prima e dopo la restituzione della Grazia
    operata dal Salvatore.

    Con la reintegrazione della comunione con Dio
    (io così ho capito)
    la difficoltà che per “i duri di cuore” era difficile da superare,
    era così possibile.
    Certo, c’è sempre da abbracciare la Croce
    che con Cristo diventa salvezza.

    Per quanto riguarda la partecipazione alla S Messa,
    il papa ha chiaramente detto che i divorziati sono nella chiesa e con la chiesa,
    ma non in PIENA COMUNIONE,
    perciò è stato indicato di fare COMUNIONE SPIRITUALE
    in maniera tale da vivere la propria sofferenza
    in maniera efficace per se stessi e per la Chiesa stessa.
    E, poi, certo, seguire le indicazioni di un santo sacerdote, uno che sia di preghiera e in spirito di unione con il Magistero!

    • manuel2012 ha detto:

      Ho assistito anch’io alla Messa del Papa a Bresso e sono rimasto felicemente sorpreso dalle parole del Papa che affermava il fatto che i divorziati risposati fossero all’interno della Chiesa. Alla luce delle dispute teologiche di qualche tempo fa la cosa non era così evidente. Si affermava (e si afferma) che se anche i divorziati risposati soggettivamente pensano di essere DENTRO Chiesa, oggettivamente loro stessi si sono posti FUORI dalla Chiesa e quindi non possono ricevere la Comunione, la Confessione ecc ecc
      Della serie “non siamo noi che siamo razzisti, sono loro che sono neri…”
      Un piccolo passo in avanti è stato fatto…

      Certo che non posso che fare alcune osservazioni in merito a quanto scritto qui sopra

      1. Singolare è l’idea che per fare la comunione bisogna essere perfetti e degni. Gesù ha detto che il pane è offerto in remissione dei peccati e non è il premio per chi ha fatto il bravo. Inoltre proprio prima della comunione si dice “Signore NON SONO DEGNO di partecipare alla tua mensa…”: c’è forse qualcuno che sorride quando lo dice, pensando che “gli altri” non sono degni ma “io” sono prefetto?

      2. Più singolare ancora è l’idea legata al concetto di COMUNIONE SPIRITUALE? Esisterebbero DUE comunioni: quella REALE e quella SPIRITUALE… Geniale! In questo caso quella reale sarebbe VERA mentre quella spirituale sarebbe meno vera, ad un gradino inferiore… In realtà nell’Eucaristia la presenza di Gesù è REALE ed è SPIRITUALE sotto (sub-stanziale) le specie del pane e del vino. La comunione eucaristica pertanto è vera, reale e di carattere spirituale. La spiritualità è un livello (magari non visibile) della realtà ma ugualmente reale! Assurdo pensare che ciò che è puro Spirito (Dio) sia meno reale perché spirituale.
      Quindi la comunione spirituale è reale come l’altra…

  5. calvino ha detto:

    Termino il mio intervento.
    Il dubbio è proprio questo se chi è divorziato possa partecipare alla Cena del Signore. Questo la scrittura non c’è lo dice. Gesù avrebbe ammesso alla sua mensa una divorziato o divorziata? Dai Vangeli traspare un atteggiamento – a mio modesto avviso – molto netto e non morbido di Gesù.
    Saluti

    • Blender ha detto:

      Il dubbio è proprio questo se chi è divorziato possa partecipare alla Cena del Signore. Questo la scrittura non c’è lo dice. Gesù avrebbe ammesso alla sua mensa una divorziato o divorziata?

      Onestamente ha ammesso alla sua Mensa la persona che sapeva per certo che lo avrebbe tradito entro pochissime ore … per cui penso assolutamente che permetterebbe lo stesso ad un/a divorziato/a.

      Inoltre, pensa davvero che quel Gesù che andava predicando amore volesse che un matrimonio fosse valido perchè “Sacramentale” e non perchè retto dall’amore? A che serve il Sacramento senza amore? E’ fatto l’amore in funzione del Sacramento o il Sacramento in funzione dell’amore? Senza l’amore il Sacramento non diventa altro che uno dei tanti abra cadabra che qualsiasi sciamano potrebbe fare sposando due persone, a mio modo di vedere.

  6. calvino ha detto:

    Proviamo per una volta a chiedere conisglio alla Sacra Scrittura.
    La prassi divorzista è particolarmente accentuata nell’AT: il marito poteva ripudiare la moglie, quando trovava in lei “qualcosa di vergognoso” (Dt 24,1). Si discuteva soltanto su come interpretare quella realtà “vergognosa”. Secondo la scuola di Shammai l’unico motivo legittimo del ripudio erano dei peccati di fornicazione. La scuola di Hillel invece si mostrava più liberale: il marito poteva respingere la moglie già quando era compromesso il menage familiare. Secondo alcuni (come Rabbi Akiba) bastava come motivo il trovare un’altra donna più affascinante della moglie.
    Che cosa ci dice Gesù sul ripudio o divorzio?
    Gesù di fronte alla domanda a lui rivolta da parte dei farisei: “E lecito ad un marito ripudiare la propria moglie?” Richiamando il permesso di Mosè, Gesù sottolinea: “Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma all’inizio della creazione Dio li creò maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e i due saranno una carne sola. Sicché non sono più due, ma una sola carne. L’uomo dunque non separi ciò che Dio ha congiunto”. Siccome i discepoli, sconvolti, continuano ad interrogare Gesù, egli dice loro: “Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio contro di lei; se la donna ripudia il marito e ne sposa un altro, commette adulterio” (Mc 10,1-1 2).
    Io sono spesso concorde con le battaglie di rinnovamento di Don GIORGIO ma la scrittura è molto chiara. Dovremmo chiederci se il divieto di divorzio di Gesù, che ricordo in Matteo ha però delle clausole, le cosidette clausole matteane, ovvero che c’è la possibilità di divorzio solo in caso di porneia (prostituzione) della propria moglie. Altrimenti per Gesù il matrimonio è assolutamente indissolubile. Se questa indissolublità del matrimonio implica l’impossibilità assoluta a partecipare alla Cena del Signore…

  7. Pino ha detto:

    “Carissimo, ti scongiuro davanti a Dio e a Cristo Geù…annunzia la Parola, insisti in ochi ocasione opportuna e non opportuna, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e dottrina. Verrà giorno, infatti, in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma per il prurito di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo le proprie voglie, rifutando di dare ascolto alla verità per rivolgersi alle favole. Tu però vigila attentamente, sappi sopportare le sofferenze, compi la tua opera di annunziatore del vangelo, adempi il tuo ministero”. Da uno scritto di un certo “Paolo” di Tarso indirizzato al suo discepolo Timoteo. Il quale, forse, trovandosi di fronte a problemi come quelli in cui si trova la chiesa di oggi, si è rivolto al suo maestro per chedergli consiglio e Paolo gli ha risposto, come sopra ricordato. Non avevano paura che le “comunità” si riducessero di numero perchè affermavano la “sana” dottrina, anzi….
    Forse i 170 preti e diaconi di Friburgo, e anche alcuni nostri preti (don Giorgio in primis) forse si sono dimenticati di questo scritto. Vadano a leggerselo… e lo meditino a fondo e poi si mettano pure a predicare. Non rischiano forse di essere anche loro nel numero dei “maestri” che assecondano le voglie degli uomini di oggi… come quelli che c’erano ai tempi di Paolo e Timoteo?

  8. angelino ha detto:

    la chiesa di Roma ha perso l’ultimo tram .troppo figure losche in vaticano ( chiaramente sto parlando dei prelati,usano DIO a solo scopo pecuniario e di potere personale )

  9. ada ha detto:

    E’ vero che molti ormai sono fuori dalla chiesa cattolica,
    nei fatti e nelle parole,
    ma è anche vero che
    molti altri entrano, come gli ex anglicani e protestanti americani,
    loro che conoscono le Sacre Scritture,
    perchè abituati a trattarle personalmente
    e sono stanchi di dover tirar via pagine di Vangelo,
    soprattutto pagine che sono chiare e senza problemi di interpretazione.

  10. Valdo ha detto:

    la ruota continua a girare, ma i criceti sono morti… civilmente

  11. riccardo ha detto:

    la scommessa per la chiesa cattolica di oggi è credere un po’ di più nella capacità di discernimento dei propri fedeli sapendo che lo spirito santo saprà guidare al meglio ogni uomo. fargli scoprire che la “sete del divino” non si soddisfa con un anestetico di rituali e usanze, ma è una necessità che cresce ogni giorno… poi ci sarà “la notte oscura (san giovanni della croce)”.

  12. Giuseppe ha detto:

    Molti anni fa, era la fine degli anni sessanta, mi ero trasferito per lavoro in un’altra città dove abitavo in un pensionato tenuto da salesiani. Essendo solo e lontano da casa, passavo molto del mio tempo libero a chiacchierare con i preti più giovani che manifestavano un gran desiderio di confrontarsi coi loro coetanei, ed in particolare ce n’era uno con cui ero entrato in confidenza, che mi parlava spesso della realtà del quartiere di cui l’istituto gestiva la parrocchia. Il momento forse più pesante della sua attività pastorale era nel confessionale, dove raccogliendo le confidenze delle persone più disparate aveva ogni volta l’impressione di trovarsi di fronte a un vero e proprio esame di maturità. Per molti la confessione rappresentava l’occasione per mettere a nudo le proprie debolezze e la propria fragilità e, non di rado, anche la ricerca di un consiglio (anche concreto) per affrontare meglio la vita di tutti i giorni. Fu così che mi confidò di essersi trovato più volte in difficoltà ed avere anche raccomandato, quando gli era parso opportuno, dei comportamenti che non sarebbero stati graditi ai suoi superiori, in particolare riguardo alla sessualità e all’uso di contraccettivi. Non per questo si sentiva meno prete, e la sua fede veniva in qualche modo scalfita. Ancora oggi, posso affermare serenamente di aver conosciuto in lui gli aspetti del sacerdozio che apprezzo di più e nei quali riesco a riconoscere l’essenza del messaggio evangelico, fatto di carità, di accoglienza e di comprensione. Credo che il problema della chiesa cattolica sia l’apparato materiale e mondano che si è costruito addosso e che finisce inevitabilmente per avere ripercussioni anche sulla sua vocazione pastorale: mi sbaglierò, ma penso che dovremmo prendere esempio dai valdesi e dai luterani e dal loro modo di vivere la fede, concreto, semplice e soprattutto aperto al mondo e alle sue misierie

  13. samuele fabbri ha detto:

    Questi sacerdoti sbagliano: la disobbedienza alla Chiesa è un atto grave e inammissibile daparte di ministri ordinati. Non si può fare a pezzi in questo modo il Magistero e l’autorità della gerarchia. Infatti la struttura della Chiesa è gerarchica e, grazie a Dio, sempre lo sarà.
    Sulla questione dei divorziati risposati ci deve essere dibattito senza però che ciò porti a credere che si possa disubbidire.

    • Francescohk ha detto:

      Samuele, perche dici che questi sacerdoti sbagliano?
      Obbedienza vera e ultima la si deve solo al DIO di Cristo, che e’ un padre/madre che non conosce condanna o castigo.
      Le leggi ci vogliono come indicazione di vita, ma le leggi sono per l’uomo e non viceversa.
      dici poi che la struttura della Chiesa e’ gerarchica, bene, io ti consiglio di cercare nel VG il significato di questa parola. Perdonere 70 volte 7, io che sono il maestro ho lavoto i piedi a voi ….
      La vera Gerarchia della chiesa e” SERVIZIO-PERDONO. Il papa era chiamato SERVO dei SERVI e che fa il servo? comanda? impone? decide? non credo.
      Neppure Xto che era Dio ha mai imposto nulla a nessuno, se non un chiaro e preciso comando Amatevi gli uni gli altri COME IO ho amato voi. Cioe’ dare la vita per gli altri.
      Che e’ eucaristia? prendi mangia , prendi bene , e se vuoi e Ricordarmi= celebrarmi+ farmi vivere in te, va e fa altrttanto ( fate questo in memoria di me) da il tuo corpo da mangiare e il tuo sangue da bere, solo cosi “” farai il ricordo (RIVIVERE= Far vivere Xto in me)) di me”

      • samuele ha detto:

        Infatti l’obbedienza alla gerarchia nella Chiesa è obbiedenza a Cristo presente nella Chiesa. La Chiesa, come ebbe a dire qualche anno fa l’allora card. Ratzinger, non è una democrazia. Un parroco non può trasmettere una dottrina che derivi dallle sue opinioni personali ma una dottrina che sia quella giusta, fondata sulla VERITA’ DI CRISTO. Una verità che deriva dalle Sacre Scritture e raccolta nel Magistero della Chiesa e nell’infallibile autorità dottrinale e morale del Santo Padre.

    • valerio ha detto:

      Probabilmente la disobbedienza è un atto grave (qualche volta) ma secondo me l’obbedienza assoluta, oltre la propria coscienza, è ancora più grave (senza scomodare don Milani nelle citazioni)

  14. Fausto ha detto:

    Si ricorre spesso, anche con questo scritto, all’incoraggiamento verso aperture al cosiddetto mondo moderno che si è “evoluto” con i tempi. Certi comandamenti non sono più attuali e quindi vanno superati, si predica. Proseguendo su questa strada, dopo il sesto ed il nono ormai in disuso, anche il settimo comandamento diventerà anacronismo ed il rubare a chi ha di più di noi non sarebbe poi così disdicevole in quanto “tutti gli uomini sono uguali e devono tutti avere il necessario per vivere!
    E l’onore per il padre e la madre dove andrà a finire visto che anche i tradizionali concetti di padre e madre e di famiglia vengono negati?
    Non è una novità. Le varie scissioni di tipo protestante si sono succedute nei secoli seguendo la evoluzione dei tempi ed ora il mondo cristiano comprende tutto ed il contrario di tutto. Enrico VIII non se ne è andato dalla Chiesa Cattolica perché voleva avere quella libertà che ora lo stesso don Giorgio ritiene sacrosanta?
    Esistono sulla terra migliaia di predicatori ognuno dei quali predica una sua propria dottrina e del loro Cristo esistono migliaia di versioni. Don Giorgio ed il suo Cristo Radicale propagandato su internet non è altro, a mio parere naturalmente, che la dottrina di uno di questi numerosissimi “reverendi” che alla televisione fanno la propria predica secondo le proprie convinzioni di “profeta” autodefinitosi tale con poca modestia. Avete mai ascoltato su qualche canale satellitare una di questa prediche?
    L’unica differenza, sempre a mio parere, è che don Giorgio in parallelo pronuncia anche una “omelia” in una chiesa cattolica facendo molta attenzione a non uscire da quel seminato che gli garantisce l’appartenenza alla gerarchia ecclesiastica con il relativo stipendio di prete.
    Non giudico alcuno di questi predicatori perché non ne ho il diritto e la competenza, ma la mia opinione è questa: il deserto nella Chiesa Cattolica verrà solo se la tradizione non sarà mantenuta intatta e non certo viceversa!
    Ogni compromesso provoca la rinuncia a qualcosa e continuando a rinunciare il patrimonio si svuoterà. Volete questo? A me potrebbe stare bene, ma almeno abbiate il coraggio di dirlo apertamente senza girarci intorno in modo subdolo!

    • valerio ha detto:

      Il cristianesimo è un cammino verso la luce e la Verità e anche la Tradizione è come un fiume che scorre e riceve acqua e nutrimento dai vari affluenti per non diventare uno stagno. I dogmi hanno un grande e importante valore ma dubito che si possano definire eterni e omnicomprensivi anche perchè è duro incanalare in alcune nostre parole la Verità di Dio. Quanti fuochi sono stati accesi per estirpare le presunte o vere eresie? Sono stati gesti giusti o sono stati crimini che hanno macchiato il cammino della Chiesa (e delle chiesa)?

  15. Luciano ha detto:

    Pino Che, al quale il santo subito (Giovanni Paolo II, ha stretto la mano, affacciandosi con lui al balcone del palazzo del potere assoluto, era un cattolicone, faceva la comunione quasi tutti i giorni. Però chi non era in sintonia con il suo regime, lo faceva alzare in volo e lo faceva gettare giù!!! Ho scritto questo esempio, per riallacciarmi al cappello scritto da don Giorgio. Davvero c’è molta, troppa ipocrisia. E’ vero, negli ambienti parrocchiali, ci sono persone impegnate ma che partecipano raramente alla messa e non si accostano ai sacramenti, però sono regolari nella vita. E precisamente o sono sposati o sono liberi e, vivono apparentemente una vita irreprensibile, alla luce del sole. Poi ci sono quelli religiosi che, adempiono ogni tipo di liturgia, corrono in chiesa ad ogni battito di campana, partecipano a tutte le processioni e recitano a tutto spiano, preghiere confezionate. Però, se un fratello ha dei bisogni concreti, questi modelli di virtù, sono capaci di scavalcarlo, comportandosi proprio all’opposto del buon samaritano. Questo atteggiamento purtroppo, si riscontra spesso, anche da parte di alcuni preti. I comandamenti, sono sempre attuali. Cristo usa sempre un giudizio fatto di amore, per giustificarci, mentre noi usiamo un giudizio per condannare. Ci manca l’Umanità di Cristo, infarcita dal Suo Amore Gratuito che, continua a donarci, apparentemente senza scalfirci.

  16. lina ha detto:

    A questo punto come la mettiamo con il sesto Comandamento? E’ tutto da rivedere? E perchè Gesù riteneva l’adulterio un peccato, se bastava l’amore per giustificare un adulterio? Invece ho sempre pensato che invece di allargare le maglie delle assoluzioni, si sarebbero dovute restringere soprattutto per altri comportamenti, e qui faccio riferimento alla frase di GESU’: “è più facile che un cammello passi nella cruna di un ago, che un ricco entri nel regno dei cieli”. Questa affermazione mi fa pensare che non c’è assoluzione che tenga a fronte di certi comportamenti, molto diffusi tra i cristiani, perchè chi fa del denaro e del potere il suo idolo, trasgredisce al primo e più importante dei Comandamenti che chiede di amare Dio al primo posto e di non avere altri idoli che si amano più di Dio. Del resto Gesù ha detto che è la porta stretta che porta alla vita eterna, e non quella larga e spaziosa….

  17. Gianni ha detto:

    Intanto, vorrei segnalare a tutti i lettori una bella cosa, di cui io mi sono accorto solo ora.
    Andando su archivio si apre un menu a tendina: digitanto quindi su ultimissime si ritorna agli articoli del vecchio blog, che sono stati salvati, sia nel testo che nei commennti, davvero una cosa positiva,alla faccia degli hackers che volevano oscurare tutto.

    Sul tema dell’articolo, vorrei fare una riflessione generale: qual’è il sneso di appartenere ad una comunità religiosa, come fedele o come sacerdote?
    A mio avviso, appunto, comunità significa condivisione di certi principi, anche morali, giuridici e di comportamento, in cui si crede.
    Chi è cattolico dovrebbe sopratutto sapere una cosa: il cattolicesimo si caratterizza non certo per una libera ricerca ed interpretazione del messaggio cristiano.
    Ma, piuttosto, per l’interpretazione ufficiale data dal cosiddetto magistero, come espresso nella catechesi, piuttosto che in forma di norme di diritto canonico,e via dicendo.
    Quello che dico non è in contrasto con la posizone dei sacerdoti cosiddetti ribelli di Friburgo:
    infatti, loro stessi si dichiarano tali, cioè consapevoli di violare quanto previsto dal cattolicesimo.
    Diversamente, nelle chiese protestanti, a parte taluni principi generali, il fedele è molto libero nell’interpretazione dei testi sacri.
    Non a caso, se ci si reca in un albergo di paesi nordici, a tradizione protestnate, si trova spesso la bibbia sul comodino, proprio perchè esiste l’abitudine di una lettura personale e di una libera interpretazione, non di una lettura ed interptaazione filtrata dal sacerdote.
    Credo quindi sia opprotuno proprio rendersi consapevoli di questo: accettare principi identificati e distintivi tra le diverse religioni.
    Se così non fosse, rischieremmo di mischiare tutto, cattolicesimo e protestantesimo, laicismo e religione, e via dicendo.
    E’ proprio un discorso di coerenza quello che faccio:
    se si ritiene di non condividere quanto indicato dal magistero cattolico, visto che non si tratta di una linea di partito che si spera cambi con il prossimo segretario, ma di quesstioni fondamentali per la propria vita e coscienza, sarebbe opportuno prenderne le distanze, perchè poi si rischia o di farsi considerare rappresentanti di qualcosa in cui non si crede, oppure di non essere chiari ed intellettualmente onesti con gli altri.
    A mio avviso, tutti i sacerdoti che non condividono più i precetti della propria religione dovrebbero passare ad altra.
    Non a caso, c’è anche chi, ad esempio, sostiene il cosiddetto sedevacantismo, arrivando a sostenere che il soglio pontificio sia indebitamente occupato, e, appunto, non si proclama più fedele del cattolicesimo, ma sostenitore di una diversa corrente, ad esempio quella dei cosiddetti vetero cattolici.
    Insomma, se si ammette che in una chiesa possa convivere di tutto, allora, domando io, che senso avrebbero le diverse chiese?
    Se su quetioni come il papato, piuttosto che i sascramenti o qualsiasi altra, le posizioni di tutte le chiese fossero le stesse, allora che senso avrebbe la distinzione tra caolicesimo e protestantesimo?
    Ma guardando ad un futuro teorico, non oso definirlo profetico…, se si assistesse poi ad una riconciliazione di tutte le chiese cristiane e ad una riunificazzione, e se poi qualuno tornasse a posizioni non condivise?
    Ipotizziamo che vengano condivisi i principi ora sostenuti dai cosiddetti preti ribelli, ad esempio i sacrameni ai divorziati, e se poi qualcuno sostenesse,invece, che non vanno dati, e ritornasse, tra i sacedoti, a non concederli?
    Allora sarebbe costui prete ribelle all’interno di una nuova chiesa, e magari poi ne uscirebbe per dar luogo ad altra chiesa.
    Come si vede, la condivisione di certi principi è tutt’altro che scontata e, anche per questo, ritengo naturale la coesistenza di chiese diverse, proprio perchè diversi sono anche i presupposti teologici da cui si parte.
    Proprio per questo, pru ritenendo che tali questioni non potrebbero comunque ricondurre dei sacerdoti cattolici ad abbracciare il protestantesimo, viste le differenti concezioni in materia di libero arbitrio e predestinazione, tuttavia credo che siamo in presenza di una sorta di nuova chiesa, sull’esempio delle chiese riformate, ma di cui ancora non è stato ufficializzato lo scisma.
    Sul piano giuridico, credo che interverrà quanto segue:
    come appunto dice l’articolo, prima interverrà un richiamo alle posizioni del magistero ufficiale, poi i sacerdoti tedeschi avranno due vie: o tornare nell’ombra, oppure affrontare i percorsi del diritto canonico, che potrebbe anche arrivare ad ufficilizzare non tanto e non solo una scomunica individuale, ma di tutta la comunità sacerdotale che si richiama ai principi anzidetti.
    Comunque, ripeto, per amor di coerenza e di chiarezza, per me la cosa migliore la fece Lutero: se ne andò da solo.
    NOn condivido quello che dice lutero, ma lo stimo per aver chiaramente espresso una tradizione teologica apartamente manifestatasi, e che poi ha consentito approfondimenti.
    Forse, senza Lutero, non sapremmo cosa sia la predestinazione e non potremmo neppure, se contrari a tale concezione, nettamente contrastarla.
    Avverrà la stessa cosa per quanto riguarda le posizioni di Friburgo? IN fondo, già la dichiarazione suona in tal senso, ma forse occorreva ancora più chiarezza: dichiararsi non più sacerdoti cattolici, invece di dichiararsi violatori delle posizioni della chiesa cattolica.
    Questo non equivale a dichiarsi fuori dalla chiesa cattolica?

  18. Francesco hk ha detto:

    Ma perche’ star qui ancora a lamentarci e sollevare, difendere o scatenarsi contro certe prassi?
    Io sono convito che non serve a nulla lamentarsi o pretendere. Si perde solo tempo e l’opportunita’ di ANNUNCIARE che Dio e’ PADRE!
    Quello che conta e’ che ciascuno di noi agisca e prenda decisioni dal fondo della sua propria coscienza che, se ci diciamo Cristiani, DEVE avere un solo e unico CRITERIO di discernimento: Che farebbe Cristo in questa situazione?
    Forse si metterebbe ancora a scrivere per terra senza parlare e poi…., guardando la persona che gli sta di fronte, ridirebbe …. VA e non peccare piu!= va e non pensarare MAI PIU” che Dio ti condanna e ti ha lasciato; Va e donati seriamente e veramente agli altri.

    Noi siamo un po illusi e forse anche …. aspettiamo troppo che la male cada dalla pianta, e non capiamo che a volte quando cade e’ perche troppo matura e passata, quindi sprecata.
    Saliamo sulla pianta e prendiamoci la mela che e’ buona ed e’ li per noi, come dono.
    Quindi basta aspettare che ….. agiamo come Lui ha agito e certamente riagirebbe …. anch’io non ti condanno, prendi, va e non peccare piu!

    Francesco

  19. pierluigi ha detto:

    L’ipocrisia è generalizzata, parte dall’alto. Guardo i rapporti tra lo Stato Italiano ed il Vaticano, quella è vera ipocrisia, quale bisogno reale vi era in uno Stato che dichiara “libera chiesa in libero stato” di arrivare al Concordato? Fu solo un paliativo storico, non vi era necessità amministrativa di giungere a quella formulazione. Differenti sono invece quegli atti sottoscritti con la Stato Pontificio relativi alla sovranità e agli annessi e connessi, status degli operatori in essere nello Stato Pontificio sia religiosi che laici. Per quanto riguarda la somministrazione dell’eucaristia e di altri sacramenti quella ipocrisia che don Giorgio ammette, è surreale; capisco il superamento della “regola” da parte dei sacerdoti di parrocchia, non ammetto l’annullamento dei matrimoni da parte della Sacra Rota, non è ipocrisia questa? E, se eseguita e praticata dai vertici della Chiesa, i curiali dovrebbero stare zitti.

  20. carmelo leonardi ha detto:

    La gerarchia della curia romana sa che se viene fuori l’autentico messaggio di Gesù per loro è la fine. Loro lo conoscono benissimo, ma per la loro sopravvivenza è necessario che la gente resti con gli occhi chiusi e li costringe ad un’obbedienza cieca.

Lascia un Commento

CAPTCHA
*