L’EDITORIALE
di don Giorgio
La Diocesi milanese:
tutto fumo, e niente arrosto!
Non so quanto devastante potrà succedere in questa diocesi, milanese, che, nonostante tutto, ma proprio perché è al limite del suo disfacimento radicale, amo con tutta la follia del mio sentirmi ministro di quel Cristo che, mentre moriva come Gesù di Nazaret, ci donava il suo Spirito eterno.
Ho detto “quanto” devastante, ma… sul “quanto” non potrei dare una mia valutazione, ma che sarà “devastante” ne sono sicuro, se la diocesi nei suoi gerarchi più ciechi vorrà continuare a percorrere la strada di una pastorale tanto carnale quanto deleteria.
È allucinante quanto sia dissacrante una visuale di cristianesimo, oramai ridotto a una rete di strutture che avvolge una massa di anime che, già costrette a respirare male nel contesto di una società impietosamente mostruosa, non trovano una lamina di luce per sperare in qualche soluzione positiva.
Ogni giorno la rete si infittisce di iniziative solo appariscenti, anche pompose, e per questo ancor più ingannevoli, secondo lo stile del bauscia meneghino.
La diocesi milanese si è sempre vantata di essere “superiore” a tutte le altre, in avanguardia, con quel fare e strafare da maestrina petulante.
E in più ci si vanta di avere alle spalle quella grande tradizione, pronta a sopperire anche a eventuali deficienze dovute a pastori non sempre all’altezza della più grande diocesi del mondo.
Ma… voi riuscireste a sopportare il confronto tra i grandi geni del passato e le misere e ridicole figure di pastori che ultimamente siedono sulla cattedra di Ambrogio?
Certo, i tempi sono diversi! E chi non lo sa?
Ma i tempi sono diversi, perché diversi sono i protagonisti di una storia che muta nel tempo, ma che dovrebbe procedere sempre per il Meglio, per quella Grazia che opera liberamente negli spiriti nobili, perché liberi.
Oggi parlare di Nobiltà e di Libertà sembra impossibile, o meglio si ha un concetto radicalmente diverso di nobiltà, messa sotto i piedi da una imbecillità tanto egoica quanto supponente.
Nobiltà per i Mistici medievali è solo di chi vive di quel mondo interiore, che è dell’essere umano più puro.
Ma come oggi si può parlare di Nobiltà dell’essere più puro, quando tutto è carnalità, ancor peggio se è sacra, o meglio rivestita di sacralità blasfema?
E l’esistenza è solo quel vegetare di massa, ingannata da presunti artefici di qualcosa di apparente nuovo.
E che cosa di “nuovo” vedete in questa diocesi “ballerina” con orchestrine da quattro soldi? Già parlare di musica susciterebbe le ire di seri musicisti nauseati da un giro mafioso (esagerato?) di direttori di cori che alla fine danno una mano a oscene celebrazioni liturgiche.
Non si ha più nemmeno un piccolo pudore di auto-coscienza!
Si è burattini del proprio vuoto interiore, e ci si sente registi “intelligenti”!
Registi sì, ma di un film senza tema, o di telenovele senza fine.
Burattini, o saltimbanchi, o cavallette, ora qui ora là come prezzemolo per tutte le minestre, cotte e stracotte, per di più insipide, in mancanza di quel sale di cui parlava Cristo.
Tutto colpa di quell’orgoglio, o di quella ostinazione che acceca anche gli uomini della Chiesa.
Sembrano umili, gente alla mano, ma è tutta una messinscena per imporre un ego che fa a meno di collaboratori intelligenti, di spiriti liberi, che appena alzano la testa vengono isolati.
Una diocesi che fa a meno degli spiriti liberi sarà sempre perdente, e già oggi le conseguenze si vedono, in questa chiesa milanese, tutto fumo e niente arrosto.
10 giugno 2023
Commenti Recenti