L’EDITORIAELE
di don Giorgio
La scelta della vita
Credo che per tutti arrivi il momento di prendere qualche seria decisione, per fare magari la scelta della vita.
Succede che uno pensi che quel momento sia già arrivato, e che lui abbia già fatto la scelta della vita.
Crede… fino a quando non arriva un altro momento, che ritiene quello propizio per fare un’altra scelta, e in questa scelta può restare convinto che sia la scelta della vita.
Forse una serie di scelte che lasciano sempre la bocca amara.
Chiarisco. Per scelta della vita non intendo quella che risolva tutti i problemi della vita. Non esiste, neppure come ideale. E per scelta della vita non intendo sposarsi oppure no, fare il prete o la suora oppure essere cristiano o musulmano o ateo, ecc.
La scelta della vita va al di là di ogni professionalità, di ogni struttura, di ogni vocazione o ruolo.
La scelta della vita è paradossalmente univoca, non è originale nel senso che riguarda le mie doti, le mie qualifiche, il mio carattere, le mie virtù o propensioni naturali.
La scelta della vita è scoprire ciò che si è, al di là di ogni psichicità o carnalità.
Se resto fuori di me stesso, le mie scelte saranno sempre mutevoli, o, ancor peggio, resteranno immobili.
Per scelta della vita allora non può che essere la scoperta del mio mondo interiore, scendendo sempre più nel profondo, perché, scoperta la sorgente o la luce, non è sufficiente neppure abbeverarsi o farsi illuminare, se non mi apro del tutto, e ciò richiederà un impegno quotidiano finché vivrò.
Già tanto, ma non è già tutto scoprire la sorgente del proprio essere. Il mio impegno non sta nel dare più acqua alla sorgente o più luce allo Spirito, ma sta nel far sì che la Sorgente mi inondi e che la Luce mi abbagli, e questo richiederà quel distacco che fa sì che mi liberi da ogni ostacolo che non permetta alla Luce di illuminarmi e alla Sorgente di dissetarmi in pienezza.
E allora tutto torna: torna a quella Mistica medievale di Meister Eckhart, che aveva compreso l’essenzialità del Cristianesimo, già reale nei Vangeli, nel Pensiero di Cristo, espresso più volte in annunci radicali, come quando diceva alle folle: “Metanoèite”, oppure, rivolgendosi ai suoi discepoli: «Se qualcuno mi vuole seguire, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi avrà perduto la propria vita per amor mio, la ritroverà».
Parole troppo dure? No. Parole rivolte solo in senso stretto solo ai suoi più intimi discepoli? No.
Ognuno di noi non ha una sua particolare vocazione o un suo ruolo specifico o un suo incarico o semplicemente è chiamato a svolgere i propri doveri.
Certo, ognuno è un sé irripetibile, ma nel proprio essere interiore. Se non va alla radice del proprio essere, tutto ciò che farà servirà a nulla o a ben poco, anche se basta una piccola occasione per cambiare la vita, facendo la scelta della vita.
10/08/2024
Commenti Recenti