da La Stampa
10 settembre 2016
Dall’Eternit all’Eternot: a Casale Monferrato
s’inaugura l’oasi verde nei luoghi dell’amianto
Un grande parco nato dopo 30 anni di bonifiche e due monumenti per ricordare le vittime e le lotte delle loro famiglie
Silvana Mossano
Casale Monferrato
Le campane delle chiese, centinaia di volte, hanno suonato a lutto per le morti di amianto a Casale Monferrato, dove, per ottant’anni, dal 1906 al 1986, migliaia di operai e operaie hanno lavorato nello stabilimento Eternit. Fu il primo costruito in Italia, dopo che l’ingegnere Adolfo Mazza aveva acquistato dall’austriaco Ludwig Hatsheck il brevetto per realizzare, con l’impiego di amianto, manufatti per l’edilizia (tetti e tubi, per lo più).
Le campane delle chiese hanno suonato, poi, la riscossa in uno dei giorni bui della lunga battaglia dei casalesi contro la tragedia ingiusta dell’amianto: accadde a novembre 2014, quando, dopo lo choc della sentenza di Cassazione che mandò prescritto il maxiprocesso contro l’ultimo patron di Eternit rimasto in vita, le campane diedero la scossa perché, di nuovo, come in altre occasioni, bisognava reagire. E la gente, a sentire quelle campane, scese in piazza e tornò a sperare negli obbiettivi che, da 30 anni, ci si ripete come un mantra: ricerca, bonifica, giustizia.
Sono passati due anni. Il governo ha stanziato altri denari per proseguire le bonifiche: Casale «amianto free» nel 2020. Un nuovo procedimento penale per le morti dovute all’amianto è stato incardinato a Torino. E si lavora a progetti di ricerca per trovare una cura che salvi le molte vite ancora in pericolo.
Quel richiamo a risollevarsi dalla delusione ha condotto oggi a una nuova svolta storica: dall’Eternit all’Eternot. Al posto dello stabilimento, che ha diffuso così tanta fibra d’amianto da causare vittime non solo tra gli operai, ma molte (e ancora, a causa della lunga latenza della malattia chiamata «mesotelioma») tra cittadini che mai l’hanno neppure varcata o vista la fabbrica, stamane alle 11 si inaugura un parco pubblico. Ci sono voluti trent’anni perché i capannoni dell’Eternit, infetti di fibra micidiale a lento rilascio di morte, fossero bonificati, demoliti, sbriciolati e sepolti in un sarcofago lì sotto. Sopra, adesso, c’è il parco Eternot («no eternit»). All’inaugurazione interverranno anche il ministro dell’Ambiente Andrea Orlando e il presidente della Regione Sergio Chiamparino.
Nell’area verde, tra giochi per bambini, agorà per spettacoli, viali per passeggiare, panchine, fontanelle, piste ciclabili, sorgono due monumenti. Uno si intitola «L’aquilone di Romana»: lo scoprirà lei, «la» Romana, storica presidente dell’Associazione famigliari e vittime amianto, che ha ceduto il passo, ma è rimasta comunque presidente d’onore. L’altro è uno straordinario «Vivaio Eternot», ideato e creato dall’artista Gea Casolaro: è una sorta di vasca azzurra che accoglie 65 piante di «Davidia involucrata Sonoma», comunemente chiamata «pianta dei fazzoletti». I suoi fiori, a primavera, sembrano appunto candidi fazzoletti. Il 28 aprile, Giornata mondiale delle vittime di amianto, una o più piante lasceranno il vivaio dell’Eternot per premiare chi, nel mondo, si sta dando da fare contro l’amianto. «I fazzoletti intrisi delle nostre lacrime – scrive l’autrice del “monumento” – metteranno le ali e voleranno lontano pr sviluppare profonde radici di giustizia». E volerà lontano la musica di Roberto Vecchioni, domani sera a Casale per un concerto in omaggio a Casale, «città della riscossa» contro l’amianto.
Gli Svizzeri che hanno scampato la responsabilità penale per l’Eternit sono gli stessi che con un altro marchio industriale strombazzano la responsabilità sociale di valorizzare territorio e benessere poco distante da lì, mentre il Lombardia fanno visitare gli stabilimenti dai bimbi https://www.swissinfo.ch/ita/economia/dinastia-industriale-svizzera_finisce-l-era-schmidheiny/44104026
https://www.holcim.it/stampa-e-media/comunicati-stampa-piu-recenti/latest-release/article/il-futuro-della-vallata-di-moleto
Recentemente il gruppo si è fuso con un altro degno compare, che a Pescara fa tanta responsabilità sociale più o meno disinteressata https://www.primadanoi.it/news/cronaca/-9914/D-Alfonso–Nessun-legame-tra-i-milioni-di-Lafarge-e-la-cava-di-Lettomanoppello-.html, mentre in Siria fa affari d’oro col califfato https://it.euronews.com/2018/06/28/lafarge-sotto-accusa-per-avere-finanziato-l-isis
Finalmente si potrà respirare senza il rischio di ammalarsi! Complimenti sinceri a Casale e ai suoi abitanti…
Speriamo in una vera riscossa.
Talora non le presunte astuzie di quakche avvocato, ma la legge, come formulata dagli organi legislativi, non consente di fare vera giustizia.
Infatti è stato un pm in cassazione a chiedere, in primis, la prescrizione, poi ovviamente si sono associati gli avvocati, che, del resto, sono istituzionalmente chiamati a quel compito dal nostro ordinamento.
Ma, anche non ci fossero stati…
Probabilmente, se si vuole evitare che prima o poi certi reati finiscano in prescrizione, bisogna cambiare qualcosa, allungarne i tempi.
Diversamente, si deve ricorrere ad altre ipotesi di fattispecie.
Ora sorge un parco, a Casale, ma quanti parchi, in giro per il mondo, dovrebbero sorgere?
E quanti manufatti in cemento amianto ci sono ancora in giro, anche nelle nostre città?
Casale è ovviamente stata colpita più che altre località, ma ormai credo che in molti luoghi un po’ di dispersione ci sia comunque.
E quindi credo che il governo dovrebbe avviare un programma per capire cosa fare, non solo in riferimento a bonifiche, che peraltro non sempre sono possibili, senza rischi, ma anche per la prevenzione di certe malattie, in modo da prescindere dalla possibilità o meno di bonifica.