Quei populisti egoici

L’EDITORIALE
di don Giorgio

Quei populisti egoici

Ci sono momenti del tutto particolari – pensiamo quando siamo travolti da certe emergenze – in cui ci sembra di perdere la calma e la serenità, ovvero quella pace che prima ci permetteva di vivere un po’ serenamente questa esistenza, già di per sé precaria e tribolata.
In altre parole, le emergenze mettono in crisi tutto quel castello di sicurezze che credevamo costituissero un certo pacifico convivere nella pace sociale, che è quella normalità di equilibri, per cui tutto si aggiusta, quando le tensioni internazionali e nazionali sono sopportabili.
E nelle emergenze riemerge un mondo, prima sommerso o tenuto a freno, di insicurezze, di stress, di paure, di risentimenti, anche di egoismi, di ricerche spasmodiche di un angolino in cui rifugiarsi per godersi almeno qualche attimo di felicità terrena.
Ma vorrei essere più concreto, e toccare più da vicino la realtà, quando si ha che fare con una politica (lasciamo stare per ora la religione) che definire oscena sarebbe ancora un eufemismo.
Vedete: ci sono emergenze volute e non volute, naturali e prodotte dal potere folle, anche frutto di un mondo di politici che se la godono, quando le cose vanno male, con la folle presunzione di rimetterle a posto.
Che ci starebbero a fare i populisti, se tutto andasse bene?
E allora si rompe l’incanto, si frantuma ogni armonia, o quel bene comune che si stava ricostruendo, proprio per il gusto di satanico di voler ripristinare chissà quali ideologie o sogni o ideali già consumati dal tempo.
Attenzione quando parliamo di populismo senza aggiungere quell’ego che gonfia il petto di chi, vuoto dentro, vuole proporsi come il solito messia che promette mari e monti, anche la luna di un cielo chiuso ad ogni speranza.
In questa campagna elettorale, altra emergenza voluta da scriteriati e criminali, ciò che non sopporto è quel populismo egoico che fa gonfiare il petto peloso di chi ara senza pietà quel terreno già promettente di vita.
Il populismo egoico distrugge ogni senso democratico di chi vorrebbe proporre una alternativa alla politica disfattista di chi campa sulle miserie altrui.
Il populista egoico si crea il solito nemico da combattere, ovvero l’onesto, il saggio, ovvero quanti vorrebbero restituire alla società almeno un barlume di quel Pensiero, che pur antichissimo, è sempre pronto a riattivarsi, appena qualcuno lo toglie dall’oblio millenario.
Il populista egoico vive di un presente oramai morto, ma che egli fa credere sia la speranza del domani da anticipare possibilmente all’oggi.
Il Politico che crede negli Ideali eterni è stretto come in una morsa mortale: da una parte il mondo populista che rade al suolo ogni Pensiero e il popolo bue che vive di una carnalità che profuma di droghe inebrianti.
Il populista egoico vorrebbe stringere la morsa fino a stritolare l’essenza stessa dell’essere umano. Ed è qui il punto fondamentale, che nessuno vorrebbe fare oggetto di attenzione.
Vorrei tanto parlare dell’attenzione, un tema particolarmente caro alla grande filosofa francese Simone Weil.
Per ora solo uno spunto di riflessione.
È stato scritto che “l’attenzione è distaccarsi da sé e rientrare in sé stessi, così come si inspira e si espira”. Il che non è facile. “Nella nostra anima c’è qualcosa che ripugna la vera attenzione molto più violentemente di quanto alla carne ripugni la fatica. Questo qualcosa è molto più vicino al male di quanto non lo sia la carne. Ecco perché ogni volta che si presta veramente attenzione si distrugge un po’ di male in se stessi”.
È stato scritto: “L’attenzione consiste nel sospendere il proprio pensiero, nel lasciarlo disponibile, vuoto e permeabile all’oggetto”, e più l’oggetto è nobile, elevato, divino, più l’attenzione richiede un radicale distacco dal proprio ego.
10 settembre 2022
EDITORIALI DI DON GIORGIO 1
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1 Commento

  1. Martina ha detto:

    Bellissimo.
    Verissimo, don Giorgio.
    GRAZIE.

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