Monsignor Mario Delpini, stretto tra ruolo e persona

delpini
di don Giorgio De Capitani
Su Merateonline ho letto che il Vicario Generale della Diocesi di Milano, monsignor Mario Delpini, ha celebrato quest’anno l’Immacolata Concezione presso il Santuario di Montevecchia (Lc). E ho letto alcune frasi tolte dalla sua Omelia: «Spesso vengono utilizzati dei titoli, che indicano la funzione svolta come nel caso di “dottore”. Ma, quando si usano, la prima cosa che interessa non è la persona che, anzi, quasi scompare sotto il ruolo che ricopre. Questo sistema rischia di ridurre le persone alle proprie funzioni, mentre il Vangelo di oggi pone attenzione ai nomi che indicano la persona nella sua singolarità. Così la persona diventa importante per quello che è e non per il servizio che può rendere alla comunità… Il senso della vita non è infatti il ruolo svolto o il porsi al centro del mondo ma la vocazione con cui Dio ci chiama».
In sintesi: la persona è importante per quella che è, come persona, e non per il ruolo che svolge nella comunità. Sottoscrivo, parola per parola. Ma…
Signor Vicario Generale, premetto che, quando mi capita di ascoltare tramite youtube qualche sua Omelia, riconosco la profondità del Suo pensiero e ammiro il modo con cui Lei sa comunicare con la gente. Ha uno stile che piace. Generalmente concordo con quello che Lei dice.
Ma ciò che mi sconcerta in Lei è quella insopportabile, almeno da parte mia, contraddizione tra quanto Lei dice e il suo reale comportamento in veste di funzionario curiale. Non è solo una personale sensazione: una conferma l’ho avuta quando, in quel periodo di forti tensioni per la mia rimozione da Monte, ad ogni incontro con Lei notavo sul Suo volto un evidente disagio per non saper superare il ruolo che doveva per forza esercitare, obbedendo ai comandi del cardinale o, diciamo meglio, agli obblighi di una struttura da salvare. In altre parole, la Sua persona era soffocata dal ruolo che doveva esercitare.
Già rivolgermi a Lei in qualità di Vicario Generale, è in parte un’offesa alla Sua persona, in quanto privilegia il ruolo, ma non mi sento di chiamarla per nome, magari facendo precedere quel “caro” che mi sembra tanto ipocrita.
Signor Vicario Generale, credo che Lei soffra ogni giorno questa contraddizione tra la persona e il ruolo, e, cosa ancor più grave, credo che Lei faccia pesare il suo ruolo anche sulla persona dei Suoi preti. La Sua umanità viene annullata, quando poi si tratta di decidere per servire la Diocesi, obbedendo ciecamente agli ordini del vescovo.
E, allora, come la mettiamo con quanto Lei ha affermato nella Festa dell’Immacolata, ovvero che la persona è importante per quella che è, e non per il ruolo che ricopre in comunità (parrocchia o diocesi che sia)?
Signor Vicario Generale, sono convinto che, dietro al Suo ruolo di funzionario, ci sia tanta umanità, che però resta dietro alla maschera imposta dal ruolo. Certo, Lei deve obbedire e farsi obbedire: è stato scelto per questo! Ma in caso di contrasto con la Sua coscienza, perché talora non si ribella, anche facendo notare al Suo vescovo che non sempre ha ragione? Non mi dica che non può farlo! Non credo che Lei sia stato costretto ad accettare un incarico contro la Sua coscienza. L’ha accettato? Che si assuma allora tutte le responsabilità, senza però tradire la Sua coscienza e la coscienza dei Suoi preti.
Tuttavia, Le confesso, signor Vicario Generale, che Lei sarebbe un buon Vescovo di una piccola Diocesi. Avrebbe la possibilità di far valere, in tutta libertà, la Sua umanità. Nel frattempo, Le chiedo di non farsi schiacciare eccessivamente dal ruolo che attualmente Lei ricopre. Potrebbe capitare che poi, in una nuova missione, Le rimarrà poco per riabilitarsi. E poi pensi anche alla sofferenza di tanti preti che sono stati umiliati da superiori che sembrano fatti apposta per emarginare i ribelli, che, se sono diventati ancor più ribelli, è perché hanno visto nei superiori non delle persone, ma dei cani pastori.

 

5 Commenti

  1. zorro ha detto:

    Forse ho gia’ raccontato la storiella non mi ricordo cmq eccola:
    In cina c’erano IAO e ZAO due ferventi discepoli di TAO allorche decisero di costruirsi un tempio per evangelizzare una zona remota pero’ non avevano soldi.Allora Zao chiese denari a un ricco signore e per ingraziarselo lo elogiava pubblicamente nei discorsi Taoisti che enunciava anche se erano poco profondi e banali.Iao non era d’accordo con Zao e se ne ando’.Il signorotto come promesso diede a Zao i denari x il tempio.Zao richiamo’ Iao si riappacificarono e continuarono nell’evangelizzazione.

  2. Giuseppe ha detto:

    Accade un po’ dappertutto: chi ha un ruolo di comando tende per lo più a circondarsi di ottimi esecutori dei suoi ordini (servi obbedienti?) piuttosto che di persone abili e competenti. Altrimenti non si spiegherebbe perché spesso nella scala gerarchica i meno capaci siano anche i più alti in grado…

  3. GIANNI ha detto:

    Sinceramente, penso che la religione sia l’ambito più lontano da chi desidera esprimere la propria personalità, soprattutto in ambito intellettuale.
    In particolare, con rifermento proprio a quell’insieme di problematiche filosofiche o teologiche, in cui uno vorrebbe esprimere il proprio pensiero.
    E’ nella natura della religione essere dogmatica, talora intransigente, spesso al punto da non ammettere alcuna ricerca personale che non sia confome, appunto, al cosiddetto magistero.
    Quest’ultimo, poi, sopratutto in ambito cattolico, è espresso essenzialmente a livello gerarchico, e chi non concorda viene scomunicato, considerato eretico e quant’altro.
    Molti sono i casi di teologici, di pensatori, anche famosi, che se non sono stati scomunicati, lo devono a certo peso che hanno avuto nella chiesa, vedasi Kung, spesso dissenziente rispetto alle posizioni ufficiali.
    Ci sono anche coloro che vorrebbero cambiare le cose, ma, francamente, la vedo difficile, anche perché spesso la chiesa usa la strategia di assumere sembianze diverse, così da apparire che tutto cambi, perché..nulla cambi.
    A mio avviso ne è chiaro embela l’attuale pontefice.
    Non dico che nulla cambia organizzativamente, ma sicuramente poco o nulla dal punto di vista teologico e dottrinale, questo è poco ma…sicuro.

  4. don ha detto:

    Vorrei consolarti: il tuo vicario generale almeno un’umanità, pur nascosta o contraddittoria, la possiede. Il vicario della mia diocesi neppure quella: freddo e ottuso! Mi chiedo con quale criterio certi preti vengono scelti per determinati incarichi

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