Morto David Sassoli, una vita dal Tg1 ai vertici d’Europa

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POLITICA
11/01/2022

Morto David Sassoli,

una vita dal Tg1 ai vertici d’Europa

Aveva 65 anni ed era ricoverato dal 26 dicembre. Tra giornalismo e politica, dal 2019 era presidente del Parlamento europeo
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Da volto familiare del TG1 a presidente del Parlamento europeo, quella di David Maria Sassoli è stata una vita divisa fra il giornalismo e la politica, a cavallo fra Firenze, Roma e Bruxelles fino a diventare nel 2019 presidente dell’Europarlamento .
Nato nel capoluogo toscano il 30 maggio 1956, ha frequentato da giovane l’Agesci, Associazione guide e scout cattolici italiani. Il padre era un parrocchiano di don Milani e lui ha cominciato fin da giovane a lavorare per piccoli giornali e in agenzie di stampa prima di passare a ‘Il Giorno’ e poi fare il grande salto in Rai.
Fiorentino di nascita ma romano di adozione, era diventato un volto noto alle famiglie italiane soprattutto per la sua conduzione del Tg della rete ammiraglia della Rai, di cui è stato anche vicedirettore durante l’era di Gianni Riotta. Una carriera che si chiuse nel 2009, quando Sassoli decise di dedicarsi alla politica.
Candidato come capolista del neonato Partito democratico nella circoscrizione Italia centrale, il presidente del Pe venne eletto la prima volta con oltre 400mila preferenze e, forte di questo successo, diventa subito il capo della delegazione del Pd al Parlamento europeo.
Nel 2013 il tentativo di rientrare in Italia come sindaco di Roma si incaglia nelle primarie del Pd. Candidato in quota franceschiniana, Sassoli si piazza secondo, battendo il futuro presidente del Consiglio Paolo Gentiloni ma ottenendo la metà dei voti di Ignazio Marino.
Dopo un decennio passato fra i banchi di Bruxelles e Strasburgo, Sassoli – giunto alla sua terza legislatura – era uno degli eurodeputati più esperti. Nel 2014-2019 ricoprì la carica di vicepresidente per l’intero mandato, occupandosi soprattutto di trasporti (il cosiddetto terzo pacchetto ferroviario), politica euro-mediterranea e bilancio.
Il 3 luglio del 2019 David Sassoli, all’inizio del suo terzo mandato, venne eletto Presidente dell’assemblea. Nel suo discorso di apertura iniziale, Sassoli ribadì l’importanza di agire per contrastare il cambiamento climatico, la necessità di una politica più vicina a ai cittadini e ai loro bisogni, soprattutto ai giovani, e l’urgenza di rafforzare la democrazia parlamentare e di promuovere i valori europei.
Durante la situazione eccezionale e senza precedenti causata dalla pandemia di Covid-19, Sassoli si è impegnato affinché il Parlamento europeo rimanesse aperto e continuasse ad essere operativo, introducendo – già nel marzo 2020 – dibattiti e votazioni a distanza, primo parlamento al mondo a farlo.
Sposato e padre di due figli, tifoso della Fiorentina, Sassoli viveva a Roma ma appena possibile si spostava nella casa di Sutri, un delizioso paese medievale della Tuscia lungo la via Cassia, una trentina di chilometri a nord della capitale, per coltivare le sue passioni per il giardinaggio e le buone letture.
Sassoli è stato il secondo presidente italiano del Parlamento europeo dopo Antonio Tajani da quando l’assemblea di Strasburgo viene eletta a suffragio universale. Il suo incarico sarebbe scaduto a giorni: la prossima settimana la riunione plenaria dell’Europarlamento che si riunirà a Strasburgo per eleggere il suo successore.
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da AVVENIRE

Sassoli,

politico gentile del cattolicesimo di sinistra

Eugenio Fatigante
Una stella dell’Europa attenua la sua luce. Davanti alla scomparsa prematura di David Maria Sassoli (questo il nome completo) è davvero il caso di dire che la terra gli è stata lieve: ci lascia già a 65 anni con almeno la soddisfazione di aver visto compiere grandi progressi a quell’Europa che per lui, presidente del Parlamento Europeo, è stata una delle grandi passioni dell’esistenza, assieme al giornalismo. E’ stato infatti uno dei grandi protagonisti del Recovery plan, il piano di rilancio del continente sferzato dal Covid, di cui ha avuto la soddisfazione di veder muovere i primi passi.
Un approdo e una dimensione, quelli europei, naturali per un politico sui generis, volto gentile e dal ciuffo accattivante più a suo agio sui grandi palcoscenici continentali che nelle risse, spesso da cortile, della politica italiana. Non a caso andava fiero di una fotografia che lo vedeva picconare, come tanti in quelle storiche notti del 1989, il Muro di Berlino, il simbolo più tragico invece di un’Europa divisa. Fiorentino (e tifoso della squadra viola in quegli anni molto forte) trapiantato a Roma, dove aveva studiato al liceo Vigilio, appassionato di musica classica, Sassoli si chiamava David Maria in segno dell’omaggio voluto dal padre – giornalista del Popolo, quotidiano della Dc, venuto a Roma da Firenze negli anni Sessanta – a frate David Maria Turoldo, figura luminosa e a tratti anche scomoda. Già questo la dice lunga sul cammino formativo di Sassoli che, da giovane talentuoso, seguì presto le orme paterne, senza nemmeno completare l’università. Egli stesso, nei cenni biografici presenti sul suo sito, ricordava i primi passi percorsi, nel segno di Turoldo, all’interno della tradizione di quel cattolicesimo democratico che a Firenze ebbe anche un faro come Giorgio La Pira.
Da ragazzo si impegnò nello scoutismo dell’Agesci, poi sotto l’impulso del giornalista Paolo Giuntella era stato attivista della Rosa Bianca,
associazione che riuniva giovani provenienti dall’associazionismo cattolico, e prese parte all’esperienza della Lega Democratica, un gruppo di riflessione politica animato da Pietro Scoppola, Achille Ardigò, Paolo Prodi e Roberto Ruffilli. In parallelo, Sassoli si diede da fare nel giornalismo, fra l’agenzia Asca (per la quale fu testimone nel 1985 di un incontro clamoroso a Parigi tra l’allora ministro socialista Gianni De Michelis e Oreste Scalzone, leader dell’autonomia) e il quotidiano Il Giorno. Fu proprio nella redazione del Giorno che una volta, benché appassionato della carta stampata, chiese consiglio a un collega su un possibile approdo in Rai. Così fu: Sassoli cominciò a lavorare con Michele Santoro da inviato de “Il Rosso e il Nero” e salì rapidamente i gradini del Tg1, fino ad arrivare alla meta più ambita: la conduzione del telegiornale delle 20. Trampolino di lancio, come per altri suoi colleghi, per quel futuro in politica un po’ sempre agognato. Si dice che fu Dario Franceschini, sempre nel segno del dossettismo e del cattolicesimo democratico, a volerlo nel 2009 come capolista del Pd per l’Italia centrale, alle elezioni europee. E quando, 4 anni dopo, volle cimentarsi per una volta nella politica nostrana non gli andò bene: alle primarie per candidarsi come sindaco di Roma nel 2013, arrivò secondo, nettamente staccato dal chirurgo Ignazio Marino.
Da qui il ritorno nell’alveo europeo, a lui più congeniale. Negli anni, anche tumultuosi, dell’elaborazione politica di un nuovo pensiero europeo, che l’ha visto protagonista. Fino a un’altra meta ambitissima: la presidenza dell’Europarlamento, che lo rese protagonista anche a tanti vertici europei. E’ stato proprio Sassoli, come ha ricordato nelle prime ore del lutto Enrico Letta, segretario del Pd, a battersi con ogni forza per mantenere sempre aperta l’assemblea continentale, anche nei mesi più difficili della pandemia, facendo mettere a punto tutte le accortezze tecniche per non dover chiudere un presidio di libertà per tutti gli europei. Fino agli ultimi mesi, segnati dalla rapida e brusca malattia. Di lui, per qualche giorno, si era parlato anche come possibile candidato alla presidenza della Repubblica in quota Pd, per succedere a Mattarella. La sua preoccupazione, in ogni caso, è stata sempre quella di non nuocere al bene supremo della collettività, come ha dimostrato con l’annunciato passo indietro dal massimo seggio di Strasburgo pur di favorire un accordo fra le due grandi famiglie dei socialisti e dei popolari. Un ultimo atto vissuto nel segno appunto di quella politica gentile di cui Sassoli è sempre stato volto.
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1 Commento

  1. Lanfranco Consonni ha detto:

    Di solito mi irrita la frase “sono sempre i migliori i primi ad andarsene”. Stamane, leggendo la notizia della morte di Sassoli, non ho potuto fare a meno di chiedermi, perché proprio lui? Abbiamo perso uno dei pochi politici che alimentavano una speranza per il futuro della democrazia e la speranza di costruire una Europa basata su valori umani, una politica con il coraggio di cercare il bene comune.

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