Mi sono proprio ma proprio rotto!!!
Scrivo articoli, anche lunghi, realizzo video, anche lunghi, ma su facebook ad esempio preferisco fare riquadri con frasi anche brevi, ma che vorrei fossero sempre efficaci, ovvero che arrivassero al cuore e alla mente del lettore.
Cuore e mente, due parole che potrebbero significare anche la stessa cosa, come ad esempio nella lingua semitica, dove il cuore è la sede della ragione e dei sentimenti.
Preferirei usare un altro termine, che in greco è “nous”, spirito o intelletto.
L’intelletto è la luce di tutto: se si offusca, o si addormenta, ci sono tenebre.
Quando si usa dire che bisogna stimolare o scuotere la coscienza, s’intende ridare all’intelletto il suo primato nella maggiore lucidità possibile, anche perché, già anticamente, c’erano due scuole di pensiero, l’una, quella domenicana, di Meister Eckhart, che dava appunto all’intelletto il primato, mentre la volontà era alle sue dipendenze, e così era nato il detto: prima pensare, poi agire; l’altra scuola di pensiero, quella francescana, dava invece il primato alla volontà.
Quando si parla di Mistica medievale s’intende quella speculativa.
Una premessa per dire che, quando si usa l’intelletto, il mondo lo si vede in un certo modo, ovvero nella sua realtà, di bene o di male, e non nelle sue apparenze, che possono arrivare a capovolgere le valutazioni, dicendo che un bene è un male, e viceversa.
Se si usasse l’intelletto, non si cadrebbe in certe falsificazioni della realtà, e si avrebbe anche il coraggio di cambiare le cose, dicendo “basta” quando si sta esagerando nel rendere più precaria una esistenza, già precaria per natura.
Semplificare è la cosa più difficile, complicare è la cosa più facile.
E allora, perché alzarsi al mattino, e chiedersi: Oggi qual è il tema di questa giornata?
Non sarebbe più bello dire: Anche questo giorno me lo vorrei vivere nel mio essere più profondo e più libero, senza che qualcuno la sera mi rimproverasse: Non ti sei ricordato che oggi era la giornata delle patate!
Metteteci pure, invece che le patate, la shoah o le foibe o l’ambiente, il mio discorso o ragionamento non cambierebbe.
Bisogna che l’intelletto ci liberi dai pregiudizi, solo allora prenderemmo sul serio tutte le cose, senza inventare giornate per questo o per quello.
Sì, è importante ricordare, ma più importante è vivere l’oggi in pienezza di spirito, senza assilli di commemorazioni che poi servono a ben poco o a nulla. Tutto in un gioco di formalità irritanti e ipocrite.
Hanno creato più giornate “dedicate” di quanti siano i santi sul calendario! A questo punto, si dovranno moltiplicare in serate e mattinate…
Il termine “ETICHETTA” esprime al meglio la reale influenza (inutile) di queste giornate, le quali irritano per il loro subdolo contenuto di rimprovero, quasi che non ci fossimo ricordati di quella cosa o di quell’evento.
Ma l’essere, o intelletto, nel suo significato ontologico, è sempre, in ogni istante, senza necessità di doverlo ricordare.
Basterebbe un pochino di saggezza per tirare avanti…