Una vita tra i giovani. Don Giorgio Ferrario lascia un ricordo indelebile in tante generazioni
da www.varesenews.it
7 febbraio 2024
CURIGLIA CON MONTEVIASCO
Una vita tra i giovani.
Don Giorgio Ferrario lascia un ricordo indelebile
in tante generazioni
Dal seminario di Arcore dove insegnava italiano al liceo Sereni di Luino ha lasciato il segno in centinaia di ragazzi che ne hanno apprezzato le sue qualità umane e spirituali
Don Giorgio, nato a Varese nell’aprile del 1941, dal 1966 al 1972 è stato professore al Seminario di Arcore, per poi trasferirsi fino al 1976 al Seminario di Merate. Quell’anno è arrivato a Curiglia con Monteviasco, presso la Chiesa di San Vittore, ricoprendo anche il ruolo di parroco a Dumenza, dal 2006 al 2012, tra S. Giorgio, località Due Cossani e S. Elisabetta.
Don Giorgio Ferrario, deceduto oggi all’età di 83 anni in seguito ad una caduta a Curiglia, lascia tantissimi ricordi in chi l’ha conosciuto.
Come parroco, ma soprattutto come professore, è entrato nell’anima di tanti giovani che oggi sono diventati adulti e che hanno potuto conoscere la sua capacità dialettica.
Il ricordo di Orlando Mastrillo, giornalista di VareseNews ed ex studente del Liceo Sereni di Luino: «Amava la montagna don Giorgio Ferrario e proprio in montagna aveva passato gran parte del suo sacerdozio. Prima di Curiglia, infatti, era stato parroco a Dumenza, sempre nella sua amata valle. Voce sempre calma ma ferma, sorriso gentile, una grande capacità di stare coi ragazzi e comunicare con loro. Lo ricordo così negli anni del liceo a Luino. Io ribelle, rappresentante di istituto, sempre pronto a polemizzare. Lui calmo, posato, divertito dalla vitalità dei giovani e sempre pronto a riportare tutto quello che vedeva alla vita di Gesù».
Il ricordo che ha lasciato nella memoria dei suoi studenti è testimoniato dalla festa a Curiglia per i suoi 50 anni di sacerdozio, nel 2016, circondato da tanti fedeli, ex alunni del liceo Sereni di Luino dove ha insegnato a generazioni di studenti e i colleghi della scuola.
Una delle sue ultime “trovate” che ne dimostrano lo spirito sempre giovane è stata l’idea di portare l’artista del murale Ravo Mattoni a Curiglia per realizzare una delle sue splendide opere e cioè la riproduzione dell’Adorazione dei pastori del Caravaggio.
Lo ricorda con grande affetto anche don Norberto Brigatti, parroco attualmente a Segrate e in precedenza sacerdote a Casciago, Milano, Busto Arsizio e Legnano, che ha avuto don Giorgio Ferrario come insegnante di italiano alle scuole medie in seminario ad Arcore: «Era il 1966, lui era ai primi anni di insegnamento e io ero in prima media – ricorda don Norberto -. Mi ha trasmesso l’amore per la lingua italiana e latina, una traccia forte che non dimentico. Ci siamo rivisti per i suoi 80 anni insieme ad altri compagni di quella classe: in tre siamo diventati sacerdoti, abbiamo un gruppo e ci sentiamo spesso. Avremmo dovuto rivederci a breve sulle sue montagne. Aveva posizioni forti a livello ecclesiastico, che richiamavano al ritorno al Vangelo. E amava la sua terra in maniera viscerale, diceva spesso in dialetto che non avrebbe voluto lasciare la sua Curiglia perché temeva che dopo di lui sarebbe stata abbandonata. Colpiva davvero l’affetto per la sua terra e per la popolazione di quelle zone. Lui era di Gazzada, era nato nella portineria di Villa Cagnola e lì aveva vissuto: lo penso spesso quando ci sono degli eventi in quel luogo».
Tra gli ammiratori di don Giorgio c’è anche l’artista, comico, musicista ed attore teatrale, Francesco Pellicini, che ha voluto esprimere tutto il suo dispiacere: «Sono rimasto senza parole, incredulo, sgomento per la perdita improvvisa di don Giorgio. Ci legava un sincero rapporto di stima ed amicizia. Era stato, come per tanti altri, il mio professore di religione alle superiori. Indimenticabili i suoi racconti avventurosi su daini e stambecchi, la passione per l’insegnamento, l’amore sconfinato che manifestava per il suo territorio e la gioia di condividere il senso più profondo della vita mettendosi volentieri a servizio di noi giovani studenti». «Don Giorgio era un uomo mite, squisito, un confidente sensibile capace di leggere a fondo nell’animo delle persone. Regalava sempre l’importanza del sorriso. Aveva il dono naturale della sincera umanità. Due estati fa, incontrandolo per caso in un ristorante in montagna, nel riconoscermi, seppe colpirmi con una fulminea frase: “Caro Francesco – mi disse – sono felice ti sia dedicato al teatro, a scuola avevi già la propensione di portare allegria e gioia di vivere nelle persone, anche se – concluse – non mi hai mai regalato i tuoi libri da sempre promessi», prosegue l’artista luinese. «Due giorni dopo, colpito da quel sincero attestato di stima nei miei confronti, mi presentavo a Curiglia coi libri sorprendendolo di felicità. Da lì non ci siamo più lasciati. Ci sentivamo regolarmente parlandoci con affetto e sostegno. Quello importante. Che conta. Che rimane e aiuta. «Per questi motivi oggi piango un sincero amico che mai dimenticherò. Grazie mitico Don Giorgio, grazie di cuore per la tua vicinanza. Con affetto Checco».
Franco Sai, amministratore luinese e da tempo impegnato nel sociale, soprattutto nella frazione di Motte, ad esprimere il proprio dolore per questa grave perdita. Lo ha fatto tramite una lunga lettera inviata alla nostra redazione, dove ha omaggiato il parroco che ha conosciuto negli anni Settanta, nel lontano 1977, quando frequentava le scuole superiori. «Abbiamo avuto prima un insegnante e poi un maestro di vita; quante letture, quanti approfondimenti sui libri suggeriti. Quante riflessioni e quanta spiritualità gratuita… si perché gratuitamente sapevi darci tutto te stesso».
Ecco la lettera di Franco Sai.
Carissimo Don Giorgio,
ti scrivo ancora una volta, come se tu potessi leggere… come ai tempi di fine anni Settanta, inizi Ottanta.
Era il lontano 1977 quando ti ho conosciuto nella prima classe superiore.
Un percorso a scuola di soli due anni interrotto dal “salto” verso il triennio, poi per tutta la vita fino ad oggi. Dapprima incontro e serate con la compagnia e poi con Vittoria, allora fidanzata ed oggi ancora mia moglie… quanta strada abbiamo fatto.
Abbiamo avuto prima un insegnante e poi un maestro di vita; quante letture, quanti approfondimenti sui libri suggeriti. Quante riflessioni e quanta spiritualità gratuita… sì perché gratuitamente sapevi darci tutto te stesso. Il tempo che ci hai dedicato è stato tanto e per questo ti dico grazie ancora una volta. Sappiamo che il tempo si dedica, il tempo non si recupera, il tempo ha un valore grande.
Abbiamo imparato tanto e siamo cresciuti dentro come uomini e donne, grazie a te ed alla tua capacità di farti riconoscere dapprima come uomo e poi come prete. Questo ti ha sempre distinto e reso speciale agli occhi di tutti. Abbiamo imparato il valore dell’umiltà, da un uomo capace di essere piccolo pur essendo un gigante in cultura e spiritualità.
Due lauree: in teologia ed in lettere e filosofia non erano sufficienti per contenere il tuo sapere, la tua capacità di andare ancora più in là.
Quella capacità di attrarre con semplicità, di entrare dentro “l’essere” di ognuno di noi finalizzata a scuotere a riflettere a pensare. Abbiamo imparato… quante cose abbiamo imparato don, grazie!
La tua capacità di ascolto, la tua disponibilità a tutte le ore, il tuo distacco dalle cose terrene e nel contempo la tua capacità di convivere con le stesse. La capacità di stare a giocare a carte nel circolo sotto casa tua con gli amici di Curiglia e poi di interessare il Cardinale Carlo Maria Martini con quesiti esistenziali.
Questa “elasticità” questa capacità di stare con tutti, spontaneamente, mi e ci ha sempre stupiti favorevolmente. Hai scelto di stare in mezzo alla gente, nella maniera che più ti piaceva: quella semplice, quella che arriva a tutti.
La tua umanità ha raggiunto tutti coloro che ti hanno conosciuto; per quel che mi riguarda è stata contagiosa! La tua scomparsa così tragica mi lascia certamente sgomento, ma conoscendoti, mi rincuora la certezza della tua vittoria sulla morte.
Ti ricorderò sempre.
Franco Sai
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