L’EDITORIALE
di don Giorgio
Le mie scelte
nel campo ecclesiale e politico
Vorrei ancora una volta parlar chiaro o, meglio, chiarire quali siano le mie scelte, soprattutto di questi ultimi anni.
Anche negli anni precedenti non mi è mai piaciuto fare un minestrone di tutto ciò che mi capitava di conoscere. Certo, di cose belle ne venivo a conoscenza: ero attratto da questo o da quello, in particolare nel campo diciamo religioso.
Ma anche nel campo socio-politico non ho mai cambiato idea o bandiera o partito, passando da destra a sinistra o da sinistra a destra, o rifugiandosi in quel centro che riesce sempre a omologare o appianare gli estremi.
Sinceramente, tenendomi in ogni caso sempre a sinistra, a doverosa distanza da qualsiasi odore di destra, negli anni passati, nei momenti di grande confusione di una sinistra un po’ allo sballo, votavo qualche partito e anche partitello che credevo potesse dare una mano a risolvere qualcosa. Forse anche per protesta. Rarissime volte, ma l’ho fatto.
E così nel campo ecclesiastico non sono mai stato un dogmatico tradizionalista, anche se ho sempre cercato di distinguere la sostanza dalle forme: ovvero, vorrei sempre distinguere tra quanti, pochi in realtà, vorrebbero tornare alle radici o alle origini e quanti vanno avanti spaccando per moda tutto ciò che capita loro sotto tiro.
Chiarito questo, ci terrei a dire che, benché anche nelle mie esperienze pastorali, vissute come prete sessantottino, mi ha sempre affascinato quella carica dissidente di spiriti liberi, del passato più o meno lontano e anche contemporanei, non tanto per sentirmi giustificato per quel senso innato di ribellione ad ogni schema o struttura, soprattutto del tipo religioso, ma perché sentivo una profonda sofferenza per una Chiesa con i piedi di piombo. Bastava poco, venire a conoscenza di un prete ribelle, e allora anche io volavo, anche se ciò mi procurava qualche ferita per incomprensioni da parte dei superiori, dei confratelli, e anche della stessa comunità cristiana.
Ma c’era anche un altro rischio, e me ne rendevo conto. Temevo, essendo giovane prete, che mi avventurassi su qualche sentiero sbagliato. Forse era la spinta per una spiccata autonomia, che poteva degenerare in estremismi non più controllabili.
Commisi anche io degli errori, oggi si direbbe per eccesso di libertà, ma la libertà teme quegli eccessi che vanno a discapito della stessa libertà di coscienza.
Basta poco, e si finisce in un burrone: ne conoscevo di preti sempre a rischio di slittare lontano dai grandi Ideali, che, proprio perché grandi, richiedono anche tanta saggezza e tanto equilibrio.
Ma quando si è giovani, i pericoli non si vedono, soprattutto se, bastonati dai superiori, non si vorrebbe cocciutamente soggiacere al ricatto di quelle continue minacce, allora erano ritenute sacre, che, nel mio caso, ottenevano un effetto contrario, anche perché non odoravano per nulla di pedagogico, ma solo di punizione fine a se stessa, il che mi faceva incazzare di brutto, tanto più che mi parlavano di quel Dio veterotestamentario che puniva per correggere, e pensare che, a quei tempi, conoscevo poco, troppo poco di ciò che la Chiesa istituzionale aveva fatto contro gli spiriti liberi, mandando al rogo i loro corpi. Si usciva dal seminario così ingenui da pensare che la Chiesa fosse sempre stata una madre pura e santa. Nessuno mai ci aveva parlato della Mistica medievale: mai anche un solo accenno per sbaglio. E tale oblio sul periodo più luminoso del Medioevo restò fino al mio pensionamento, che per punizione o altro, diventerà provvidenzialmente la più grande e bella occasione e della mia vita: scoprire accidentalmente, ho letto un libro, la grande Mistica medievale.
Fu come aver dato fuoco a una montagna di paglia secca, e aver squarciato i cieli infinito. Non è questo ciò che vorrei dire con questo articolo. Vorrei invece chiarire due cose.
Anzitutto, a dire la verità non fu come un fulmine a ciel sereno. Tutto avviene per gradi. Anche qui, come la Natura, anche la Grazia non fa salti. Leggendo oggi vecchi articoli, i libri stampati quando ero a Monte e ancor prima, rivedendo i video mi rendo conto che c’era già qualcosa di mistico. Era “in nuce”, in embrione, ma c’era. Poi è bastato poco, perché tutto si aprisse e mi coinvolgesse, tanto più che, altra cosa da chiarire, non avendo una comunità da condurre pastoralmente, mi sentivo più libero, anche se, sono sincero, se avessi conosciuto la Mistica da prete giovane, certe cazzate pastorali non le avrei fatte, e avrei condotto la comunità in ben altro modo.
Infine, l’ultima cosa da chiarire. Quando si aprono porte e finestre, può succedere di tutto, anche la voglia di prendere ogni ventata di vento come buono o di fare di ogni “seme” di verità come un cocktail.
Certo, come ha detto bene San Giustino, Dio ha sparso ovunque i suoi semi (“logoi spermatikòi”), anche tra pagani, ma non bisogna mai lasciare la Sorgente che zampilla l’acqua, ovvero la Grazia, per la Vita eterna.
Non avete l’idea di quanto in questo tempo acquisti libri che ritengo interessanti, e li legga, senza essere per forza libri sulla Mistica medievale.
Soprattutto mi affascina il pensiero antico greco (ma non c’è solo Platone o Aristotele, anche i presocratici), e i neoplatonici (basti pensare a Plotino e a Porfirio), senza naturalmente dimenticare gli scritti dei Padri apostolici, Sant’Agostino in primis, e naturalmente senza mettere in secondo piano gli scritti del Nuovo Testamento, in particolare i Vangeli.
Leggo di tutto, ma con attenzione, che significa discernimento, e visto che la Chiesa istituzionale ha reso quasi inaccessibile il Vangelo autentico di Cristo, allora me lo leggo e rileggo alla luce della Mistica di Meister Eckhart, sicuro che il grande Maestro domenicano ha saputo coglierne l’essenzialità divina.
Dunque, tutto dalla Sorgente, e da qui riscoprire gli infiniti semi divini che si trovano sparsi nell’Universo, magari ancora nascosti, e forse per questo ancor più genuini.
11/03/2023
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