Omelie 2021 di don Giorgio: SECONDA DI PASQUA

11 aprile 2021: SECONDA DÌ PASQUA
At 4,8-24a; Col 2,8-15; Gv 20,19-31
Quel primato della morale…
Per preparare un’omelia sui Testi sacri talora basta poco: una frase, magari una sola parola, e ci si sofferma sopra, tirando conseguenze soprattutto di carattere morale.
In fondo, la morale ha sempre caratterizzato l’impegno prioritario di ogni religione, e anche della Chiesa in quanto religione.
La domanda è sempre la solita: come dovrei comportarmi per avere la vita eterna o, come dice la Chiesa, per salvare la propria anima, creando confusioni tra anima e spirito?
E così si dimentica la cosa essenziale: il problema non è anzitutto di carattere morale o, meglio, non devo partire dall’azione, perciò dall’esterno al mio essere interiore, ma dall’interno, da cui poi l’azione scaturisce.
Semplifico: il mio agire dipende dal mio essere, e non da una legge che proviene da una struttura che è esterna al mio essere. La legge, dunque, non può essere qualcosa di imposta dall’esterno, ma è nel nostro essere interiore.
E allora potete comprendere dove sta l’equivoco di una religione che impone le sue norme dall’esterno all’essere interiore.
Una religione che è qualcosa di strutturale e che impone le sue regole comportamentali si contrappone alla legge dello Spirito santo che agisce dentro di noi. In che senso “agisce”? Lo Spirito santo ci chiede di fare dentro di noi piazza pulita, togliendo quel di più o di troppo che ostacola la presenza o la pienezza della Grazia divina. Dire legge dello Spirito e dire Grazia divina è la stessa cosa.
Perciò l’azione morale non si fonda su un comandamento religioso, come se Dio mi dicesse: “Comportati così come ti dico io!”. La legge divina non proviene dall’esterno al nostro essere: la legge divina è già impressa nel nostro essere.
In altre parole, la legge e l’essere sono la stessa cosa. Ovvero, la legge del nostro essere è il nostro essere, in quanto spirito. La legge è lo Spirito divino.
La morale allora che cos’è? È vivere secondo la legge dello Spirito santo, e la legge dello Spirito santo è dentro di noi, e non fuori di noi.
Legge dello Spirito o Grazia divina illumina il nostro essere, e da questa illuminazione dipende il mio agire, che giustamente diciamo ”agire secondo coscienza”, proprio perché la Coscienza è “scintilla divina”.
Quindi, in breve, il mio modo onesto o nobile di comportarmi dipende dallo spirito interiore, illuminato dall’Intelletto divino. Ogni norma che proviene dall’esterno di qualcosa di impositivo è fuori legge: fuori dalla legge dello Spirito santo.
Allarghiamo ora il discorso con una domanda: il messaggio evangelico come va inteso? Anche qui che cosa succede? Succede che ci ostiniamo nel prendere le parole del Gesù di Nazaret, ovvero del Cristo storico, come se fossero la fonte della morale. La fonte casomai della morale è il Cristo risorto o il Cristo della fede o il Cristo mistico. E chi è il Cristo risorto o il Cristo della fede o il Cristo mistico? È lo Spirito, dono del Cristo morente. Il Gesù di Nazaret è morto e, mentre muore, ci dona lo Spirito santo, il che significa che il Cristo storico non conta più nulla in quanto carnale, in quanto storico: oggi ciò che conta è il suo Spirito. Per essere più chiaro: il Gesù di Nazaret è qualcosa di carnale, il Cristo risorto è assolutamente spirituale. Il Gesù di Nazaret parla carnalmente, il Cristo risorto parla spiritualmente: da Spirito a spirito.
E allora i Vangeli a che cosa servono? Servono nella misura in cui li leggo e li medito alla luce della Risurrezione. Non è un optional. I Vangeli sono stati scritti alla luce della Risurrezione. E così vanno letti e meditati.
Quando leggo il Vangelo, non lo leggo come la storia del Gesù di Nazaret che ha detto o ha fatto questo o quello. Il Vangelo è la Parola dello Spirito santo, o del Cristo risorto.
La fede di Tommaso
L’episodio dell’apostolo Tommaso, prima non credente e poi credente, è emblematico. Un episodio anche qui da leggere al di là della cronaca.
Tommaso non ha creduto perché volevo prima toccare carnalmente le piaghe di Gesù, del Gesù di Nazaret. Poi ha creduto perché ha visto carnalmente quelle piaghe.
Ma non era questa la fede che il Risorto chiedeva. Gesù Risorto ha detto: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».
Dunque, “beato” è colui che non ha alcuna prova carnale del Cristo storico.
Via tutto: ciò che conta è la fede pura, purissima, senza prove carnali.
Fede pura, purissima è quella dello spirito nello Spirito santo.
Fede è spirito, non carnalità. La fede autentica è priva di prove carnali o esteriori. Fede è solo spiritualità assoluta.
Chi si aggrappa a prove esteriori (formalità, miracoli, apparizioni di santi o di madonne, non ha fede pura, purissima. La sua fede è carnale. Non è dunque “beato”.
Fede è distacco assoluto, ovvero sciolto da ogni elemento umano.
Paradossalmente, possiamo dire che la fede assoluta nel Mistero divino non è religiosa, è esente da ogni carnalità religiosa.
Ogni religione è carnalità, ovvero un insieme di riti, di pratiche, di mezzi ritenuti salvifici, per non dire magici, taumaturgici, a scapito della spiritualità dell’essere umano, il quale vive di spirito, e non di esteriorità.
La spiritualità viene danneggiata da una religione che impone i suoi riti o i suoi organismi carnali.
L’essere vive di essere, lo spirito vive di spirito. La fede è intimamente interiore. Dalla fede interiore provengono gli stimoli per un agire nobile.
Fede è affidarsi da parte del nostro spirito alla libertà dello Spirito divino.
Fede è dello spirito libero.
Ho una forte sensazione, ma è la realtà: che la Chiesa istituzionale viva ancora di un certo Gesù di Nazaret, il quale è morto definitivamente, ma mentre moriva ci ha donato lo Spirito.
Se è vero che siamo figli del Risorto, perché viviamo come se fossimo ancora figli del Cristo storico?

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