Crepet: «Smettemmo di educare quando demmo ai figli tutto. Ora non desiderano più»

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Crepet:

«Smettemmo di educare

quando demmo ai figli tutto.

Ora non desiderano più»

di Alvaro Belardinelli
07/05/2023
«Dovete saper dire “Io ho questo sogno, e devo correre i rischi che ne conseguono”». Forti e inusitate le parole dello psichiatra Paolo Crepet agli studenti del Liceo “Mamiani”, nella conferenza dello scorso 4 maggio. «Dovete saper dire “No, non voglio rinunciare al mio sogno, anche se la vita che voi genitori avete preparato per me, non facendomi mancare nulla, sarebbe più rassicurante e più comoda. Perderò, forse, ma me lo devo”».
«Se vi danno ragione, preoccupatevi»
In una società orientata alla narcisistica e spasmodica ricerca di successo, applausi e like, Crepet spariglia carte e disvalori: «Se tutti vi approvano, significa che state dicendo banalità. Se invece tutti (specie i parenti) sono inquietati da quanto dite, è perché finalmente avete espresso qualcosa, anziché le solite trite banalità che tutti approvano. Funziona così. I grandi cambiamenti della Storia sono avvenuti ad opera dei “fuoriclasse”, quelli messi “fuori dalla classe”. Sentirsi dentro al gregge è più comodo, certo; ma a volte bisogna saperne star fuori, anche se è molto più scomodo. Eretico non è chi spacca tutto, ma chi costruisce altrove».
«L’unica libertà vera: leggere e studiare»
In barba ai luoghi comuni ormai dominanti sulla generazione del ’68, il sociologo ricorda che «Molti della mia generazione si sono autodistrutti con l’eroina, oppure hanno distrutto le vite altrui col terrorismo; ma in molti altri abbiamo cercato di vivere più pienamente, e ci siamo riusciti. Non accontentatevi! È troppo breve l’esistenza. Non fidatevi di noi adulti! Noi vorremmo che voi non soffriste troppo, ma questa pretesa è una bestemmia. Leggete, studiate! Parole ottocentesche? No, è l’unica libertà che avete».
«La libertà è il vostro bene più grande: l’80% dell’umanità ne è priva»
I ragazzi italiani d’oggi non si rendono conto di quanto sia importante la libertà, perché non hanno mai provato il suo contrario: «Ricordate quanto siete fortunati per la libertà di cui potete godere. Ricordatevi che i quattro quinti dell’umanità non hanno diritti. Tu, ragazza, non puoi andare a Teheran con quei tuoi capelli, perché ti ammazzerebbero. Se uno non è precisamente maschio o femmina, lo uccidono. In Russia peggio ancora. Al Teatro Bol’šoj di Mosca giorni fa hanno proibito uno spettacolo su Rudolf Nurejev, perché omosessuale. Che cosa ci dovrebbe importare dei gusti sessuali di un artista straordinario? Dovremmo bandire Leonardo o Caravaggio o Michelangelo per lo stesso motivo, e non visitar più la Cappella Sistina? e magari accontentarci di opere insulse fatte da uomini timorati di Dio?»
Intelligenza artificiale: macchine come uomini (e uomini come macchine)
Oggi si scambia la libertà di fare con la libertà di lasciar fare tutto alle macchine (e alle multinazionali che le gestiscono). Ne consegue un’alienazione totale: quella che produce — come Erich Fromm scriveva già 70 anni fa — «macchine che si comportano come uomini e uomini che si comportano come macchine».
Anche Crepet è consapevole del pericolo: «L’intelligenza artificiale, domani, sarà totalmente in grado di scrivere libri. Ma se io scrivessi un libro con l’intelligenza artificiale, dovrei firmarlo “Paolo Crepet e intelligenza artificiale”? E chi avrebbe voglia di leggere un libro scritto da un algoritmo? Capite il pericolo? È terrificante».
Esseri umani che abdicano a se stessi
Le ultime generazioni di genitori italiani hanno smesso di educare i figli nel momento in cui hanno deciso di non far loro mancare nulla, onde evitar loro la fatica di conquistarsi alcunché (anche a costo di aggredire i “cattivi docenti” che avessero voluto insegnar loro qualcosa). «Io non sono qui per spaventarvi», avverte. «Io credo in voi, ma questa è la fine dell’educazione in questo Paese. Noi abbiamo smesso di educarvi molti anni fa, quando abbiamo dato tutto a voi. E facendo questa cosa sacrilega vi abbiamo tolto i desideri. Se hai tutto, non desideri più. Se stando seduto ricevi tutto, non hai niente da desiderare, e non ti alzerai nemmeno per vedere se poco più in là potrai ricevere di meglio. Eppure qualcuno di voi è contento di questo, perché così non dovrà più andare da nessuna parte, e vegeterà tranquillo».
Dare ai figli tutto e controllarli: è amore?
I genitori che danno tutto e tutto controllano, amano davvero i figli? La risposta di Crepet a questo dubbio è spiazzante: «Ci sono genitori (assolutamente “geniali”!) che vi hanno geolocalizzato. Meriterebbero 20 anni di galera. Uno che geolocalizza il figlio, lo odia, perché non ne ha nessuna stima, non se ne fida: gli mette un braccialetto elettronico, come ai delinquenti peggiori. Capite dove siamo arrivati? Ma questo è il punto finale di una cattiva educazione iniziata prima, quando voi avete avuto genitori che vi hanno fatto lo zainetto! Nemmeno lo zainetto potete fare, perché c’è mammina che vi dice “Amore mio, e se dimentichi la penna?”; e vi fa lo zainetto! Ci sono padri che vi girano lo zucchero nella colazione, perché non si fidano manco di quanto zucchero ci mettete. Voi siete dei totali idioti, secondo genitori simili, che vi dicono implicitamente: “Non puoi far niente, senza papà e mamma. Quindi fai tutto ciò che vuoi, purché resti con noi; in cambio ti daremo tutto quanto desideri”. Ma quanta cattiveria c’è in tutto questo? Ma lo sapete che bisogna e si può dir di no?».
Riuscirà questa generazione di studenti adolescenti a dir no a tutto quanto la società di oggi offre per non pensare, non faticare, non umanizzarsi appieno?
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06/05/2023

Crepet al liceo “Mamiani”:

coraggiose parole “eretiche”

di uno psichiatra fuori dal coro

di Alvaro Belardinelli
«Non state al guinzaglio! A chi vi tarpa le ali sappiate dir di no. Anche a un padre, se necessario». È vulcanico il Professor Paolo Crepet, psichiatra e sociologo di chiara fama, durante la sua conferenza nello storico liceo classico statale “Terenzio Mamiani” della Capitale. È la mattina del 4 maggio. La bellissima Aula Magna è gremita, e varie classi sono collegate in streaming, perché in Aula Magna non c’è posto per tutti.
«Chi vi garantisce tutto non vi ama. Chi vi protegge non si fida di voi»
«Spegnete i cellulari, smettetela di esserne schiavi», esorta un po’ spazientito, «esercitatevi almeno un’ora al giorno a non guardarli! E non date retta a genitori che vi danno tutto e vi proteggono sempre. Dimostrano di non amarvi: amare un figlio è averne fiducia, sapere che può cavarsela senza protezioni». Toni insoliti per i ragazzi, che ascoltano silenziosi. Nella Scuola italiana, già aziendalizzata e tesa alla soddisfazione degli “utenti” più che alla qualità dell’apprendimento (che da anni scivola verso l’intelligenza artificiale come panacea di tutti i mali didattici), le parole di Crepet suonano nuove e sorprendenti.
«Scoprite la vostra passione e seguitela, costi quel che costi»
E il Professore continua: «Io stavo bene coi miei. Eppure sentivo l’esigenza d’andar lontano. Fui allievo di Franco Basaglia, un mio secondo padre. Visitai manicomi in tutto il mondo, orribili come lager, e m’impegnai per il loro superamento. Con Basaglia venni a Roma negli anni ‘70, e conobbi il sindaco Giulio Carlo Argan, poi il suo successore Luigi Petroselli, e il grande Renato Nicolini: uomini straordinari, decisamente non paragonabili ai personaggi del Comune di Roma di oggi. Fui fortunato? No, perché questa fortuna me la andai a cercare, mentre i miei coetanei s’accontentavano d’un lavoro tranquillo. Io seguii la mia passione, e nel seguirla conobbi molti “eretici”».
«Seguite gli “eretici”! E spegnete il cellulare!»
«L’eretico è una figura straordinaria. È — secondo l’etimo greco (che in un liceo classico dovreste conoscere) — uno che cerca. È persona scomoda; ma voi dovete cercare proprio le persone scomode, oggi più che mai. Lo dico per chi tra voi sta chattando col telefonino anche ora, dimostrandosi tossicodipendente malato grave, che non riesce a stare nemmeno un’ora senza telefonino!». E qui anche Crepet si dimostra “eretico” senza peli sulla lingua, in una società che appioppa gli smartphone ai bimbi di pochi mesi, e che pretende di sostituir la Scuola con la DaD: «Lo potete spegnere ‘sto diamine di telefonino, o no? Ce la fate? È il whatsapp di mamma? o del fidanzato, col cuoricino rosso che pulsa? Smettetela di ubbidire alle mode! Senza voglia di libertà, di trasgressione, di esser voi stessi, siete fregati! Lo capite o no?»
«99% di promossi alla maturità: il fallimento totale della Scuola»
«La maggioranza di voi dovrebbe prender “zero” alla maturità; e invece», soggiunge Crepet rivolto ai docenti presenti, «il 99% dei maturandi è promosso: ma questa pornografica statistica dimostra il fallimento totale della Scuola! Chi ci rimette è quello bravo, mentre il cialtrone di turno lo promuoviamo: sopravvive, non ha ambizione, si accontenta dell’eredità del nonno, torna sballato alle 4 di notte, a quattro zampe. Ma questo lo chiamate “futuro”? Un diciottenne in una scuola mi ha chiesto se l’ambizione è una patologia. Gli ho risposto: “Stasera fatti lo zainetto e scappa, perché ti stanno uccidendo. Hai genitori- killer”. Genitori che vi tolgono ambizione e desideri vi uccidono. Se un genitore vi dà tutto, vi sta castrando; e allora dovete scappare. Vi sta dicendo che non valete niente, e vi trattiene, protegge, soffoca. Compito dell’adulto, semmai, è insegnarvi a volare da soli, prendendovi le vostre responsabilità. Se l’uccellino non lascia il nido, quel nido si chiama gabbia».
«Ignoranti come talpe per fare un favore a Google»
«L’ambizione è importantissima: chi non l’ha, non vive. Fate ciò che desiderate, non ciò che è comodo! Tutto ciò che è comodo, è stupido. È stupida la facoltà universitaria più comoda, più facile, più vicina. Restare a casa per bere tutte le sere la stessa rassicurante minestrina riscaldata, è stupido. Avete forse studiato per stare a casa, per non aver progetti né visioni? Che frequentate a fare il liceo? Continuando così, vi toglieranno pure il liceo, sostituendolo con l’intelligenza artificiale. Non tradurrete più nulla dal greco, non farete più il tema su Pasolini, perché ve lo farà la macchina. Rimarrete seduti in poltrona davanti a uno schermo, ignoranti come talpe per fare un favore a Google, e non proverete più fatica, né desideri, né sogni, col cervello ucciso».
«Chi ha inventato l’intelligenza artificiale la riconosce pericolosa»
L’Aula Magna è silenziosa; i ragazzi muti e attenti. Qualcuno esce. Crepet incalza: «Il vicepresidente di Google, coautore dell’intelligenza artificiale, si è dimesso, definendola una tragedia assoluta. Persino Elon Musk ha detto che ci sono dei rischi. Rischiamo che in pochi anni la Scuola sia sostituita dal visore. Starete seduti e basta, in un mondo dove nessuno sa far altro. Dir di no è il vostro dovere di figli nei confronti della vostra stessa esistenza. Ciò non toglie il rispetto verso i genitori, ma mantiene la vostra dignità, per voi e per le vostre scelte. L’amore dei genitori non deve contrastare i vostri sogni».
Parole, per l’appunto, “eretiche”: soprattutto nella Scuola italiana di oggi, allegramente avviata alla resa incondizionata al culto delle “competenze” favorito dalle “nuove tecnologie”, con l’entusiastico consenso di dirigenti, docenti, genitori, politici, sindacati maggiori, studenti.
Buona fortuna, ragazzi. Buon futuro, Italia.

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