“Adesso almeno riposa! Sempre in giro come una trottola!”.

Apprendo dal sito della Curia milanese che:
“Mons. Delpini ha iniziato il periodo di isolamento. A data da destinarsi l’incontro con i missionari fidei donum della Diocesi e con le loro comunità. Dopo avere effettuato un tampone in vista del viaggio in Camerun in programma da oggi 10 luglio al 21, l’Arcivescovo di Milano, mons. Mario Delpini, è risultato positivo al Covid-19 e ha quindi iniziato il periodo di isolamento nei termini previsti dalle normative vigenti. Il viaggio in Camerun – pensato in particolare come momento di incontro con i missionari fidei donum della Diocesi e con le loro comunità – è stato rinviato a data da destinarsi”.
Istintivo mi è venuto dire:
“Adesso almeno riposa! Sempre in giro come una trottola!”.
Riposo e riflessione…
Riposo e contemplazione…
Forse potrà pensare anche al riposo forzato di alcuni suoi preti, che stanno morendo di inedia in una torrida estate.
Non tutti, per fortuna, qualcuno è rimasto, pur ottantenne, a far funzionare il cervello, cercando di punzecchiare qualcosa di questa società tutta pelle, colpa anche di una Chiesa istituzionale, che pensa solo a girovagare alla ricerca di qualche gallina spelacchiata.
Parlare di pecore sarebbe eccessivo, perché richiamerebbe una parabola evangelica che più nessuno ricorda.
Il problema è che questi gerarchi, più o meno piccoli, non riposano mai per riflettere sui mali della Chiesa, ma pensano solo ad essere come il prezzemolo in ogni minestra, anche d’estate, quando si sostituisce la minestra calda con il riso freddo.
In ogni caso, un sincero augurio di pronta guarigione.
Non sono invidioso o vendicativo: che la Chiesa sia sempre efficiente al massimo, anche per dare meno aria allo Spirito rivoluzionario, offrendomi così lo spunto per essere ancor più pungente.

1 Commento

  1. simone ha detto:

    Sembra che la presenza sia diventato il must. L’esserci. Poi magari non hai parole, idee, pensieri…l’importante è esserci. Probabilmente il non essere soli consola, edifica, sostiene nelle debolezze. Come il rumore nasconde i pensieri, elimina il silenzio così fastidioso, il caos, il casino serve ad evadere a nascondersi dalle domande di senso. Quando si è insieme e c’è festa o baraonda, i problemi scompaiono. Le disuguaglianze di questo mondo spariscono. Le violenze che riempiono i nostri tg si dimenticano. I giovani così carnali, sempre alla ricerca dello sballo non sono più un problema. Spariscono solo nella nostra testa, non nella realtà.
    Forse per questo il vescovo corre: per non avere tempi morti dove pensare. Pensare alla inconsistenza di questa chiesa che non sta svolgendo il proprio compito. Non è quella locanda dove essere accolti e curati, come fu per il malcapitato sulla strada che scendeva verso Gerico. Non è quella locanda dove le ingiustizie sono superate, dove ciascuno si sente amato e accolto. Non è quella locanda che Gesù ama e sogna.
    Il prossimo anno pastorale, voluto come anno della preghiera dal nostro vescovo, non sia l’occasione per restaurare riti e paramenti di 100 anni fa. Che scempio questi riti sterili e carnali. Non sia l’occasione per ritornare indietro e ricominciare a fare tanti gesti ipocriti per dipingersi come santi, per stimarsi come uomini perfetti. Pregare certo ma poi mettersi a servizio della verità e dei fratelli. Smetterla di pensare ai propri interessi riscoprendo il bene comune e l’essere comunità. Vigili vescovo Mario; meno con la presenza e più con l’esempio e la parola

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