Aldo Cazzullo: “Scrivo della Bibbia perché la Bibbia parla a me, a noi”

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07 Ottobre 2024

Aldo Cazzullo:

“Scrivo della Bibbia perché la Bibbia

parla a me, a noi”

di Nicola Mirenzi
Il suo nuovo libro si chiama “Il Dio dei nostri padri” (Harper&Collins). Non è necessario credere per amare il libro sacro: ci insegna che c’è un brandello divino in ognuno di noi. “L’ho riletta e mi ha avvicinato a mio padre”. Eva, la conoscenza, l’umanità, il Rinascimento. Un’intervista
“Non sono né ateo né credente, il mio atteggiamento di fronte a Dio è quello di chi sa di non sapere. Ma qualsiasi speranza in una vita dopo la morte non può prescindere dall’esistenza di un Dio. E non di un dio generico, ma di un Dio misericordioso, che si piega sul solco delle nostre povere vite e si prende cura di noi”.
Aldo Cazzullo – giornalista, scrittore e conduttore televisivo – si è immerso nella rilettura della Bibbia al capezzale di suo padre. “Era uno di quegli uomini vissuti credendo di essere sotto l’occhio di Dio, come tutti i figli delle generazioni che ci hanno preceduto”. Da questa esperienza nasce “Il Dio dei nostri padri” (Harper&Collins), un libro che racconta la Bibbia con il desiderio di avvicinare il lettore a leggerla per conto suo, mentre lo accompagna in una visita guidata dentro un testo che – oltre a essere sacro – è la matrice di tutti gli altri libri che sono stati scritti nella storia umana. “Nella Bibbia c’è tutto, il favoloso, il tremendo, la bellezza, l’orrore, la violenza, la grazia, perfino l’umorismo. Dal punto di vista letterario, è un grande romanzo il cui protagonista è Dio”.
Quando l’ha letta la prima volta?
Mi torna in mente l’immagine di un testo pubblicato dalle Edizioni paoline con questo titolo: “La più grande storia mai raccontata”. Ero ancora un ragazzo e vivevo ad Alba. Mi entusiasmò la forza delle storie che vi erano raccontate. Poi, per molti anni, la Bibbia non l’ho più toccata.
Cos’ha provato rileggendola?
La sensazione che parlasse direttamente a me, a noi. Ci sono altri incipit meravigliosi nella storia della letteratura, ma quello della Bibbia li supera tutti. “In principio Dio creò il cielo e la terra. La terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque. Dio disse: ‘Sia la luce’. E la luce fu”. Da un punto di vista narrativo, è un capolavoro.
Ma senza la fede in Dio, non sono solo frasi ben congegnate?
Potrebbero sembrare tali, ma sarebbe straordinario se davvero fossimo stati creati a immagine e somiglianza di Dio, quindi ci fosse un brandello divino in ciascuno di noi, e la nostra condizione umana avesse un’apertura verso qualcos’altro che non si vede, che non si può vedere, ma che pure esiste. È come quando Dante in Paradiso guarda Dio. Non riesce a descrivere il suo volto. Una cosa però la ricorda: nel volto di Dio ha visto “la nostra effigie”, il nostro stesso volto.
Ma è proprio quello il contenuto della fede, sentire che una cosa c’è anche se non si può dimostrare.
Personalmente la Bibbia non mi ha riavvicinato alla fede, ma mi ha riavvicinato a mio padre, al suo mondo, quando credere in Dio era naturale e la sua parola informava il comportamento degli uomini, dandogli un criterio per orientarsi tra ciò che era giusto e ciò che era sbagliato, nella certezza che sarebbe arrivato il giorno del giudizio.
Chiamarlo Dio dei padri non esclude però le donne?
È innegabile che nella Bibbia ci sia un forte impianto patriarcale. Ma, allo stesso tempo, alcune figure femminili spiccano per importanza, carattere, incisività. La forza di Giuditta. Ester che salva il popolo ebraico. Susanna che denuncia, diremmo oggi, i suoi stalker. E poi la più importante di tutte, Eva. Senza il suo desiderio di mangiare il frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male, proibito da Dio, la storia dell’uomo non sarebbe mai iniziata. È il gesto di Eva – la sua volontà di sapere – che sradica l’uomo dal paradiso terrestre e lo getta nel mondo. È lei che dà avvio all’esperienza umana.
Compiendo però un gesto contro Dio, contro la sua volontà.
La sensibilità moderna ci porta immediatamente a stare dalla sua parte, perché Eva simboleggia il desiderio umano di non vivere nell’ignoranza, di conoscere. Ma, in passato, non è stato così. Il gesto di Eva era vissuto come una colpa, il peccato originale. Fino a quando, nella cappella Brancacci di Firenze, due pittori, entrambi di nome Tommaso, dipingono Adamo ed Eva. Il primo lo chiamavano Masolino per il suo animo gentile, e raffigura Adamo ed Eva nel giardino dell’Eden, inconsapevoli come Ken e Barbie. Il secondo lo chiamavano Masaccio per il suo cattivo carattere, e raffigura la drammatica cacciata dal Paradiso. Ed è singolare che con questo affresco inizi il Rinascimento. Dopo che, con il suo gesto, Eva aveva fatto iniziare la storia umana.
Colpisce che i luoghi della Bibbia siano gli stessi in cui si consuma, oggi, il conflitto israelo-palestinese.
È stupefacente pensare che, dopo secoli, la storia continui a calpestare gli stessi luoghi. Quando scoppiò la guerra dei sei giorni, nel 1967, centrale fu la penisola del Sinai, come lo è nel racconto biblico della cacciata degli ebrei dall’Egitto. Oggi c’è Gaza. Nella Bibbia è il teatro di una scena che ha come protagonista Sansone, che distrugge il tempio per uccidere e uccidersi, pronunciando la frase “che io muoia con tutti i filistei”. In un suo recente libro, Gad Lerner lo ha accostato a Netanyahu, scrivendo che la reazione del suo governo al massacro del 7 ottobre rischia di uccidere oltre che i filistei (da cui deriva, peraltro, il nome Palestina) anche Israele stesso, facendogli smarrire il senso della sua creazione. Personalmente, credo il nome di Dio dovrebbe essere il più possibile tenuto fuori dalla politica. “Non nominare il nome di Dio invano”: questo dice il comandamento.
Chi lo disattende, secondo lei?
Sicuramente gli integralisti islamici di Hamas, che combattono in nome di Allah. Poi, anche le frange più estremiste della politica israeliana, che basano alcune loro rivendicazioni territoriali sulla Bibbia. In passato sono stati i nazisti ad arruolare Dio dalla propria parte. Ecco: sono tutte bestemmie, io credo.
Bestemmia anche la destra italiana quando lo mette nello slogan “Dio, patria e famiglia”?
Dio è una cosa troppo grande per essere piegato alla lotta politica. Lasci stare i rosari, Salvini. Pensi piuttosto a far funzionare le ferrovie.

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