www.repubblica.it10 GENNAIO 2024
Un documentario per Franco Basaglia
a 100 anni dalla nascita
Si intitola “50 anni di Clu” e racconta la prima impresa sociale fondata a Trieste dal grande psichiatra veneziano
Cos’è un’impresa sociale? La risposta sembra facile, oggi. Basta quotare la normativa che dal 2017 disciplina “gli enti privati impegnati in via stabile e principale in un’attività d’impresa di interesse generale, senza scopo di lucro e per finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale”. Cinquant’anni fa, però, l’impresa sociale non esisteva in Italia, né tanto meno una qualche percezione della sua funzione dirompente. È nata nel 1972 la prima impresa sociale italiana, probabilmente la prima al mondo: nella Trieste di Franco Basaglia chiamato a dirigere l’Ospedale psichiatrico cittadino.
Con la sua squadra Basaglia aveva iniziato a smontare le regole oppressive che disciplinavano la vita dei pazienti, per avviare un processo di re-integrazione sociale e restituire a ciascuno la piena dignità di cittadino. Ma la strada sofferta per la riabilitazione psicosociale degli internati nell’ospedale psichiatrico passava anche, e soprattutto, attraverso il riconoscimento dei pieni diritti di lavoratore: così, il 16 dicembre 1972, dopo un difficile iter burocratico e un complesso confronto con le istituzioni e il tribunale, nasceva ufficialmente a Trieste la prima cooperativa sociale al mondo, CLU Cooperativa Lavoratori Uniti Franco Basaglia, costituita da 28 soci: accanto a 16 pazienti dell’ospedale psichiatrico, come tali privi di diritti civili e politici, figurava un drappello di medici, infermieri, sociologi e psicologi. Da allora, in migliaia di luoghi in Italia, migliaia di cooperative sociali – oltre 20.450, secondo stime dell’ottobre 2023 – fanno impresa, tutti i giorni, per tenere insieme lavoro, dignità, relazioni tra le persone.
Nel 2024 che festeggia il centenario della nascita di Franco Basaglia, CLU Cooperativa Lavoratori Uniti Franco Basaglia per la prima volta racconta la sua storia in un documentario diretto dalla regista Erika Rossi, 50 anni di CLU, che si presenta in anteprima assoluta a Trieste Film Festival sabato 20 gennaio, alle 16 al Teatro Miela. Scritto con il giornalista e autore Massimo Cirri – che nel film è Cicerone d’eccezione all’avventura di CLU – il documentario ci proietta fra gli anni ruggenti della fondazione della Cooperativa Lavoratori Unti e un presente che ha pienamente raccolto l’eredità e le aspettative della nascita di CLU, a Trieste e in tutta Italia.
Prodotto da Ghirigori, realizzato con la fotografia di Daniel Mazza e il montaggio di Beppe Leonetti e con le musiche della Max Maber Orkestar50 anni di CLU ripercorre la storia della Cooperativa dalla nascita a oggi, condensando in un’ora i suoi 50 anni di attività e la sua missione di restituire dignità a percorsi di vita sofferti e non lineari, dando ai propri soci l’opportunità concreta di reinserirsi come cittadini attivi nella società attraverso il lavoro. Parlano via via nel documentario anche Augusto Debernardi, Giovanna Del Giudice, Peppe Dell’Acqua, Franco Rotelli, Michele Zanetti, Gigi Bettoli, Fabio Pitucco, Roberto Colapietro, Ivan Brajnik, Luis Carlos Candelo, Franco Zanin, Sabrina Domanelli, Garina Oprea, Gioia Poffo, Francesco Trombetta, Mario Cerne, Carmen Roll, Donatelle Grizon, Alessandro Martellos, Luisa Russo, Gianluca Rampini, Marco Nicola, Genziana Polacco, Dagmar Trinajstic, Maria Marian, Mario Stanovich, Diego Doronzo, Alberto Pecorari, Pasqualino Galdo e Gian Luigi Ramos.
Già regista di Trieste racconta Basaglia (2009), Il viaggio di Marco Cavallo (2014) e La città che cura (2012). Erika Rossi firma con questo film il racconto di una delle realtà più interessanti e meno conosciute nate in seno alla Trieste di Franco Basaglia, in quella «fucina di libertà, possibilità e idee nuove che fu l’ex Ospedale psichiatrico a partire dagli anni Settanta. Non solo 50 anni fa i malati ritrovarono la loro identità in quanto persone – spiega la regista- ma rivendicarono il più sacrosanto dei diritti: quello del lavoro, che è quanto più contribuisce a definire le persone nel consesso sociale».
Testimone attento di questa grande storia di cambiamento, Massimo Cirri osserva che «la storia della CLU ci riguarda tutti, in un mondo che non sembra mai considerare gli ultimi come una risorsa. È una storia che non è ancora finita, con protagonisti da conoscere e ascoltare, perché dimostrano che cambiare il mondo è ancora possibile, un po’ alla volta, giorno per giorno». Ivan Brajnik, presidente della CLU Copperativa Lavoratori Uniti, ricorda: «all’inizio degli anni ’80, CLU integra la sua denominazione con il nome del suo promotore, Franco Basaglia. La Cooperativa cresce e si sviluppa sperimentando l’apertura di nuovi settori, nuove opportunità di inserimento socio-lavorativo per persone fragili. Nel tempo CLU diventa una ”impresa”, “orgogliosa di una professionalità costruita e difesa con tenacia in questi lunghi anni, e continua a perseguire gli stessi obiettivi di democrazia, mutualità e contrasto all’ineguaglianza di quando fu fondata: restituire un ruolo di lavoratori alle persone in difficoltà, favorendone l’inclusione sociale. Essere cooperativa sociale e insieme impresa soggetta alle regole del mercato è una sfida complessa, che CLU affronta quotidianamente, laddove l’economia intreccia l’obiettivo della qualità della vita con lo sviluppo locale. Dare fiducia alle potenzialità di ogni singolo individuo, senza discriminazioni e pregiudizi, porti grandi risultati».
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