13 febbraio 2022: SESTA DOMENICA DOPO L’EPIFANIA
Is 56,1-8; Rm 7,14-25a; Lc 17,11-19
Anche oggi vorrei fare una premessa di carattere generale, che ritengo importante per la comprensione non solo dei tre brani della Messa, ma in generale per la comprensione della Sacra Scrittura.
Più mi accosto alla Bibbia, più mi rendo conto che non è una parola qualsiasi, e che va letta e riletta alla luce dello Spirito. D’altronde, la Chiesa ci ha sempre detto che la Bibbia è ispirata dallo Spirito santo, e allora che significa? La Bibbia va letta alla luce dello Spirito, che scava nelle parole, oltre la loro carnalità o il loro linguaggio diciamo umano.
Al di là della importanza della esegesi che analizza tante cose (periodo storico, linguaggio, personalità dell’autore sacro, ecc.), da cogliere è l’essenza di una parola che è Eterna.
Per fare questo occorre anzitutto togliere l’idea che la Bibbia sia anzitutto un codice morale o etico. Sì, la Bibbia ci dice anche come comportarci osservando la legge di Dio, ma che significa legge di Dio?
Non è un qualcosa di esterno al nostro essere, imposto dall’alto o da una autorità che si chiami stato o chiesa.
La “legge è spirituale”, scrive chiaramente San Paolo ai cristiani di Roma. La legge dunque è come scritta, indelebilmente scritta, nel nostro spirito, nel nostro essere interiore. Indelebilmente significa che dire legge e dire spirito è la stessa cosa. Non è sbagliato dire che io “sono la legge”, ma in che senso?
Se l’essere e la legge sono la stessa cosa, allora posso dire che sono la legge, non nel senso che la legge è il mio ego, che sono io a crearla e a imporla, ma nel senso che Dio ha scritto la legge nel mio essere, e dire essere è dire spirito.
E lo spirito sfugge ad ogni struttura, sia civile che religiosa. E se ci sono leggi particolari o provvedimenti che vengono imposti dallo stato o dalla religione, leggi momentanee, di emergenza, sempre comunque limitate nel tempo, soggette a mutamenti, la legge dello spirito è scritta per sempre nel nostro essere.
San Paolo distingue la legge spirituale dalla legge carnale o strutturale. Ci può essere un contrasto tra la legge dello spirito e la legge della carne, tra la legge insita nel nostro essere e la legge esterna, imposta dallo stato o dalla chiesa. Il vero problema è quando lo stato o la chiesa impongano troppe leggi che vanno a pesare sullo spirito, che rimane quasi schiacciato.
Invece che sfornare leggi e leggi, si dovrebbe educare la gente a riscoprire il proprio essere, altrimenti succede che c’è una contrapposizione o una sovrapposizione delle leggi esterne o carnali sulla legge dello spirito. Capite allora l’importanza di un’azione educativa in tal senso. Già la parola “educazione” che significa? Deriva dal latino “ex-ducere”, trarre fuori. Il contrario di quell’azione che impone dall’esterno. Certo, anche le leggi esterne o carnali o strutturali possono essere di aiuto: ma sono mezzi, e solo mezzi, e non fini.
San Paolo parla di peccato, di una legge di male, che ci spinge fare il contrario della legge dello spirito. Vogliamo, desideriamo fare il bene, e poi facciamo il contrario, ovvero il male. Magari ci confessiamo spesse volte, facciamo tanti proposti di non fare più il male, e poi torniamo come prima, cadendo negli stessi errori.
Sembra che la legge del peccato, o del venir meno alla legge dello spirito, sia più forte del bene stesso. Come mai? Come mai il male è più attraente del bene?
La carnalità ha le sue seduzioni che lo spirito non conosce, proprio perché è spirito. Siamo su due piani diversi.
L’attrazione della carne! Eppure, lo si sa per esperienza, la carne ha i suoi istinti, i suoi piaceri, i suoi godimenti che non durano, sono effimeri, passano, e proprio per questo si torna negli stessi errori, nelle stesse debolezze, come un prolungare piaceri che di per sé hanno vita breve. Fino alla nausea, alla noia, alla insoddisfazione che porta anche alla depressione.
Lo spirito non ha la stessa seduzione della carne, ma la gioia dello spirito va oltre il tempo, che passa sempre veloce portando via le soddisfazioni carnali.
I Mistici medievali distinguevano tra piaceri legati al corpo, felicità legata alla psiche e beatitudine legata allo spirito. La beatitudine è quella evangelica, che sembra andar contro ogni piacere carnale e ogni felicità emotiva.
Cristo però non ha separato tra loro il corpo, l’anima o psiche e lo spirito. Ci dovrebbe essere un’armonia tra loro, ma tenendo sempre conto del primato dello spirito, che è l’essere interiore.
Ed è qui che i Mistici parlavano di distacco o, meglio, di quel dare importanza alla cosa essenziale, ovvero allo spirito, riducendo le attrattive del corpo e della psiche.
Il problema o il dramma di oggi è proprio questo: aver ridotto tutto a corpo/carnalità e a psiche/anima, togliendo di mezzo lo spirito.
Ho detto dramma, sì perché non è questione di spostamento del baricentro o di dare più importanza al corpo e alla psiche invece che allo spirito.
Il dramma è che dello spirito non se ne parla più: sono rimasti solo il corpo e la psiche. Lo spirito è sparito. Anche per la Chiesa siamo solo corpo e psiche/anima. Tutto si riduce a una religione che parla del suo dio, che è l’immagine di se stessa, e in base a questo dio/idolo siamo visti solo come corpo e come psiche.
Certo, la Chiesa parla di anima, ma per anima intende il mondo dei sentimenti, delle emozioni, ovvero la psiche, e non lo spirito. Basterebbe pensare tra l’altro alla cosiddetta confessione o riconciliazione sacramentaria, vista come uno studio psicanalitico, un insieme di consigli di carattere psicologico.
La Chiesa parla di Dio come Amore, quando Dio è anzitutto Intelletto, o quel Bene Assoluto da cui emana anche l’amore, ma sempre alla luce dell’Intelletto.
L’Intelletto è spirito, mentre l’amore è psiche, anche carnalità.
Senza lo spirito, siamo solo psiche in balìa degli psicologi e degli psicanalisti, e carnalità in balìa di piaceri imposti da ogni propaganda consumistica.
Ma la Chiesa vorrebbe salvare il corpo e la psiche, senza quello spirito dove Dio si rigenera ogni giorno. Inutile lamentarci, se prima la Chiesa non si converte obbedendo alle parole di Cristo: “Metanoeite!”. Ma per cambiare mentalità, bisogna rientrare dentro di noi. E la Chiesa istituzionale è totalmente “fuori”, ostinatamente “fuori”. È solo corpo e psiche.
Commenti Recenti