Omelie 2021 di don Giorgio: TERZA DOPO PENTECOSTE

13 giugno 2021: TERZA DOPO PENTECOSTE
Gen 2,18-25; Ef 5,21-33; Mc 10,1-12
Non capisco…
Non capisco come la Liturgia abbia potuto scegliere per questa terza domenica dopo la Pentecoste i tre brani scritturistici che avete sentito leggere.
Mi sentirei a disagio, se dovessi commentarveli uno a uno. Che cosa vi dovrei dire? Non saprei da dove iniziare.
Per spiegarvi la prima lettura dovrei lasciare il posto a un grande esegeta, per spiegarvi la seconda dovrei lasciare il posto a un grande teologo, e per spiegarvi il brano del Vangelo dovrei lasciare il posto a un grande moralista.
A questo punto non mi rimane che tentare qualche personale riflessione, partendo dal fatto che in ognuno dei tre brani è presente la parola “corpo” o “carne”.
Corpo o carne
Nel primo brano è impressionante l’uso del termine “corpo o “carne”, e ci si chiede quale sia il suo vero significato con tutti i suoi eventuali risvolti, tanto più che di mezzo c’è l’essere umano, ovvero quello spirito che il Signore ha infuso, quando, come scrive l’autore sacro, ha impastato il primo uomo con fango materiale.
In fondo, si parla di ciò che si vede e si tocca, ovvero di ciò cade sotto i sensi umani. Lo spirito non lo si vede: come dunque poterne parlare?
È sempre così: il linguaggio ricorre a ciò che è sensibile, per esprimete l’insensibile. E si finisce per dare importanza alla carne o al corpo, prendendo la carne o il corpo come un contenitore, il cui contenuto è qualcosa di incorporeo.
Provate a parlare di spirito a una società carnale. Essa vi risponderà, come l’apostolo Tommaso il pragmatista: “Io credo solo a ciò tocco con mano!”.
Lo stesso linguaggio che usiamo rivela quel modo di pensare che ha come oggetto qualcosa di materiale, di corporeo, di carnale.
Pensate già alla parola “materia”, che ha preso col tempo un significato all’opposto del suo senso etimologico. Il termine “materia” deriva dal latino “mater”, madre. E la parola “madre” mi richiama la vita. Ma la vita non può essere corporea o carnale, ma quella energia interiore che dà l’essenza al corpo o alla carne. Nella visione della valle delle ossa aride non c’era vita: lo spirito prima restituisce alle ossa il corpo o la carne e infine infonde nel corpo o nella carne lo spirito vitale. Così come era avvenuto nella creazione del primo uomo, secondo la descrizione mitica della Bibbia.
Nel brano di oggi l’autore sacro scrive: «Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull’uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e richiuse la carne al suo posto. Il Signore Dio formò con la costola, che aveva tolta all’uomo, una donna e la condusse all’uomo. Allora l’uomo disse: “Questa volta è osso dalle mie ossa, carne dalla mia carne. La si chiamerà donna, perché dall’uomo è stata tolta”».
L’assurdità sta nel presentare la donna come una costola (termine carnale) tratta dal corpo (termine carnale) dell’uomo. Qualcuno dirà: “È un mito, che ricorre a immagini!”. D’accordo, ma il mito e le sue immagini rivelano un pensiero, e qual è questo pensiero?
Che l’uomo è superiore alla donna? Sembra così. La donna proviene dal maschio: è una parte, una costola del maschio. Questa è l’idea che sta dietro all’immagine del mito.
Come accettare poi l’espressione: “Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due saranno un’unica carne”?
Si parla ancora e sempre di carne. Anche i termini usati hanno una loro importanza, e poi ci si lamenta perché si parla di una società carnale. Non sarebbe stato molto più bello leggere che i due saranno uno spirito solo?
A parte il fatto che un corpo è e rimarrà sempre corpo a se stante (si possono forse fondere due corpi?), come si può parlare di corpo o di anima, quando il Signore ha infuso nel corpo o nella carne lo spirito?
Pensiamo a ciò che noi chiamiamo “amore”. Ma che cos’è l’amore? Un corpo può amare un altro corpo? Nel corpo ci sono i sentimenti o le emozioni? L’amore va al di là del corpo in quanto tale. Dunque, non è assurdo dire che l’amore è la fusione di due corpi o quando due corpi si congiungono in un rapporto carnale? Tutto un discorso interessante, ma complesso che metterebbe in crisi profonda una Chiesa istituzionale che ha sempre visto nel sesso generativo lo scopo principale del matrimonio. Non vado oltre.
Non avete l’impressione che l’amore sia visto come una specie di calamita che unisce a sé due corpi? L’amore non è qualcosa di voluto, che si costruisce a proprio piacere. La volontà non può creare il vero amore. L’amore, prima che volontà, è intelletto. Dire intelletto è dire la parte più spirituale dell’essere umano.
Tra l’uomo e la donna c’è anzitutto un rapporto intellettivo, e non di sola passionalità, che è sempre un aspetto carnale. Non si dice forse che l’amore in sé è cieco? Che significa?
È scontato che l’amore è anche passione, sentimento, carnalità, ma l’amore diventa cieco quando la passione, il sentimento e la carnalità prevalgono su ciò che unisce i due spiriti nell’Intelletto divino, che è Luce che illumina la volontà.
Ed ecco la domanda: nell’amore umano che parte ha lo spirito? L’amore vero è unione profonda di due spiriti: quello dell’uomo e quello della donna.
Pensiamo ad una coppia diciamo normale. C’è una unione profonda tra i due spiriti: quello dello sposo e quello della sposa? Di che cosa parlano solitamente? Comunicano tra di loro tutto il loro mondo interiore, supposto che ciascuno sia rientrato nel suo sé? E allora l’amore che cos’è? Unione di due corpi o soprattutto e anzitutto unione di due spiriti?
In una coppia normale tutto va bene, quando l’intesa è per lo più carnale o esteriore, con qualche sentimento da salvare, quel sentimento che fa dire all’inizio: “Ti amo”.
E poi che significa che il sacramento con la sua Grazia aiuta i due sposi credenti a vivere bene il loro amore umano?
E i due saranno una carne sola! Carne! Un’unione carnale!
Provate a dire che l’amore è un unicum spirituale, ovvero di due spiriti, e vi guarderanno male, come se si trattasse di un amore platonico, intenso nel senso peggiore di amore campato per aria tra terra e cielo. D’altra parte, se si escludesse la carnalità, come si potrebbe garantire il dovere di fare figli a tutto spiano? Non è anzitutto questo che vuole la Chiesa? E non è anche per questo che la Chiesa non vuole nemmeno sentir parlare di unione mistica tra uomo e una donna? Alla Chiesa interessa generare figli carnali, e non generare figli spirituali. Parla di spiritualità, e pensa in modo carnale.

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