Sulla recente “inversione di marcia” degli inglesi e dei francesi…

L’EDITORIALE
di don Giorgio

Sulla recente “inversione di marcia”

degli inglesi e dei francesi…

Pensando alla recente “inversione di marcia” degli inglesi e dei francesi, che ha sorpreso un po’ tutti, anche i soloni della politica dai risvolti più complessi e imprevedibili, mi verrebbe spontaneo fare riflessioni che riuscire a trattenere dentro mi sarebbe veramente difficile.
Eppure, dovremmo anche riflettere, magari nel silenzio di una cella conventuale, quando tutto ci isola in una solitudine di libertà profondamente interiore.
No, non ce la facciamo!
Buttiamo fuori una marea di impressioni che, essendo parte del nostro istinto bestiale, non vanno oltre le solite esternazioni da bettola.
E anche nel migliore dei casi, quando finalmente qualcuno riesce a dire qualcosa di saggio, non si va oltre la “giornata” delle emozioni generali. E così, il giorno dopo, tutto rientra nella normalità, quando torna naturale essere pecore di un gregge anonimo che bela agli ordini del mercenario di turno.
Ben pensanti che pensano bene di fare solo qualche sforzo per non essere del tutto anonimi, anche se credono di essere ben pensanti originali, ogniqualvolta vengono invitati alle trasmissioni tv, dove nella rissa generale si salva solo il cachet contante, in nome del quale anche il più sempliciotto opinionista farebbe di tutto per fare bella figura non importa per quale causa. E notate: ogni trasmissione ha per obbligo un confronto diciamo dialettico tra il solito cretino che difende a spada tratta, a occhi chiusi, la tesi dell’assurdo più insostenibile, e dall’altra il solito bastian contrario che vede nero o bianco secondo le regole del gioco del padrone di casa. Tutto per fare audience, e l’audience serve per aumentare introiti al padrone e cachet ai suoi burattini.
Torniamo al tema dell’inversione di marcia degli inglesi e dei francesi, magari con l’ardore di dire qualcosa di nuovo. Ma forse di nuovo c’è solo che è successo qualcosa di miracoloso, di imprevisto, appunto una spiazzante inversione di marcia di alcuni popoli, passando dalla follia populista di estrema destra alla saggezza imposta dalla paura di finire veramente in un burrone, da cui uscire ci vorrebbe poi tutta l’onnipotenza divina, e forse non basterebbe, visto che la perversione umana sembra più onnipotente dell’Onnipotente.
Ecco ciò che mi fa paura: una controtendenza per paura. E il motivo è semplice: il populismo, quando si affina, toglie la paura sostituendola con garanzie, solo di parole, di un futuro più prosperoso.
La cosiddetta sinistra vede passare sul fiume gli stessi cadaveri che vede la destra, sull’altra sponda. Sì, su sponde opposte, ma il fiume e i cadaveri sono sempre cadaveri. Ed entrambi, sinistra e destra, che dovrebbero sentirsi colpevoli, se ne lavano le mani, incolpando l’avversario, dimenticando che entrambi, destra o sinistra, sono il riflesso dello stesso male.
Finché resteremo vittime di un gioco di alternanza di partiti, tra loro solo apparentemente opposti, anche se su sponde diverse, ma sempre ideologicamente simili, non usciremo vivi, se per vita significa prendere un’altra strada, che percorre solo il fiume della Grazia, su cui non passano cadaveri, o se passano sono di quel marciume di cui ci si deve spogliare se vogliamo tornare in quel sé, riflesso del Sé divino.
“Discorso da paranoico”, direbbe il tizio abituato a lasciare arrugginire il proprio cervello. Certo, sto parlando di una inversione di marcia dalla destra alla sinistra, e vorrei mettere di mezzo la Mistica, che ha un’altra direzione, diciamo all’opposto di quella di destra e della sinistra.
Già parlare di Meta-politica come pretendeva giustamente Raimon Panikkar sarebbe un primo passo per uscire dal gioco perverso di un’alternanza sempre limitata e senza via d’uscita.
Ma tu, tizio del cavolo, non ti rendi almeno conto che non dovresti essere un numero di un gioco d’azzardo?
E dirti: “Sii te stesso!”, cosa direi di male? Sarei io fuori del mondo? Certo, fuori di quel mondo di tenebre di cui parlava Cristo nel quarto Vangelo.
“Ma…”, mi dirai, “tra sinistra e destra le ideologie sono radicalmente diverse…”. Ne sei proprio sicuro?
Già dire ideologia è fuori posto in partiti che hanno solo il linguaggio della carnalità soggetta al tempo che corrode. La parola “ideologia” richiama qualcosa di quell’Idea platonica, che dovrebbe essere come un lampo di luce o di genio per trovare la giusta strada.
Pensaci, se ce la fai: sinistra e destra nel campo politico attingono allo stesso male, che è una distorta visuale della realtà. Certo, tu di destra sei su una sponda all’opposto della sponda della sinistra, ma il fiume è il medesimo e sul fiume scendono a valle solo cadaveri.
Se il pragmatismo politico, è così, non prende luce dall’intelletto o dallo spirito, che cosa pretendiamo? Di “vedere la realtà”? Chiusi in un pragmatismo sempre asfissiante, i partiti annasperanno sempre alla ricerca del pesce più o meno puzzolente.
Si esce dal pragmatismo cieco e ottuso ridando fiato allo spirito, che dà “essere” al corpo e alla psiche, per evitare così di ridurre lo stesso bene comune sul piano puramente carnale.
Perché non ti chiedi, se ce la fai: “Che senso dare alla vita? Lottare per qualcosa di puramente materiale”.
Se tu sei contento così, io no!
13 luglio 2024
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