Mario Draghi: «Investimenti e debito comune. Chi paga meno le donne va contro la Costituzione»

da IL Corriere della Sera
Tempo delle donne

Mario Draghi:

«Investimenti e debito comune.

Chi paga meno le donne va contro

la Costituzione»

di Nicola Saldutti
L’ex premier ospite al Tempo delle Donne a Milano, intervistato dal direttore del Corriere, Luciano Fontana: l’Europa è un giardino, ma fuori c’è la giungla. Sia padrona del suo destino
Ai giovani raccomanda di «ritrovare l’utopia» citando un vecchio libro di Herbert Marcuse, considerato una Bibbia del ’68, «L’uomo a una dimensione». All’Europa, alla vigilia del giro nelle capitali per presentare il suo rapporto e le sue proposte per provare a rilanciarla, chiede «se vuole essere padrona del suo destino oppure no?». Sul lavoro e sulla disparità di genere è netto: «La gente che paga le donne meno degli uomini per fare lo stesso lavoro, sa che sta andando contro la Costituzione?». L’ex presidente del Consiglio, Mario Draghi è l’ospite d’onore all’undicesima edizione del Tempo delle Donne, intervistato dal direttore del Corriere della Sera, Luciano Fontana.

Il rapporto

Intorno al Rapporto sulla competitività del Vecchio continente si dovranno costruire le nuove politiche dell’Unione, e l’ex presidente Bce lo racconta così: «L’idea è nata tre anni fa, su un panorama che è cambiato. Un continente che ha basato la sua crescita sull’export e ha investito poco in infrastrutture trascurando la domanda interna». In Europa vivono 400 milioni di persone ma «divise in tanti piccoli mercatini» nazionali. Un quadro che rende complicata anche la crescita delle imprese: «Pensiamo alla ricerca, qui è di prim’ordine, non siamo mica scemi. Ma mancano grandi aggregazioni tra Università, centri di ricerca e industria. Come mai il 40% delle imprese europee di successo è andato negli Stati Uniti?».

L’indipendenza

Affrontare l’espansionismo cinese, l’aggressione russa o quello che accadrà negli Stati Uniti «in una situazione di autonomia, oppure di dipendenza, forse anche di servitù? La risposta è essere indipendenti, ma per questo bisogna avere una comunità di vedute. Se si guardano i governi, la visione è scoraggiante, anche perché sono deboli», aggiunge. Essere in 27 può rivelarsi un punto di fragilità quando si tratta di prendere decisioni, per esempio sugli investimenti, e allora si può percorrere la strada dei «trattati intergovernativi». È una questione esistenziale, si legge nel rapporto.

Le risorse

Ma quegli 800 miliardi che servirebbero per partire dove si possono recuperare? «Noi risparmiamo tanto, più degli americani, ma bisogna fare in modo che il mercato dei capitali sia integrato. Sono cifre gigantesche ma realistiche, sono state fatte simulazioni dal Fondo monetario e dalla Commissione. Il risultato è che si può fare. Il paragone col piano Marshall è per dare l’idea della grandezza». Si può fare ma «bisogna farlo con un debito comune, altrimenti è un peso troppo alto per i singoli Paesi. E sarebbe un disastro, noi lo sappiamo bene».

I bond comuni

Una scelta, quella dei bond comuni, che è già stata fatta: per raccogliere risorse contro la disoccupazione. Draghi cita ad esempio «il progetto delle reti che per sua natura è europeo». Ma qual è stata la sua esperienza più complicata, chiede Fontana, Draghi ricorda quando era direttore generale del Tesoro: «Quando uno è passato dalla crisi del ’92-’93 è abbastanza vaccinato. L’esperienza da presidente del Consiglio è stata la più ricca». La platea applaude. Però quest’Europa è un cantiere complicato e lui ricorda un libro che la paragonò a un giardino, «fuori dal quale però c’è la giungla e non è che le liane della giungla non si infilino». L’Unione del Vecchio continente è un’utopia? «No, è un fatto da coltivare», risponde.

Parità di genere

L’Ue deve tenere insieme concretezza e visione. E l’Italia? Sulla parità di genere siamo molto, troppo indietro, il differenziale di partecipazione al mondo del lavoro è quasi del 20%. Troppo. «La parità non si fa per decreto, ma bisogna costruire le condizioni», sottolinea l’ex premier. «Creare il tempo per la donna perché possa lavorare, se non c’è l’asilo nido, ad esempio, quel tempo non ce l’ha». «Una delle frasi che non sopporto è “Mi va in maternità”». Dentro ci sono tutti i pregiudizi «consci e inconsci» come li definisce Draghi. «Non so se le persone sanno che se pagano meno le donne vanno contro la Costituzione».

Le quote

La legge Golfo-Mosca sulle quote di genere risale al 2011: «Le quote hanno a che fare con la differenza dei livelli di partenza. Avere le quote non significa far emergere donne non qualificate, ma far emergere donne qualificate che altrimenti non avrebbero quell’occasione». E avverte: «Mi pare che con il coinvolgimento la performance sia migliorata. È una questione culturale e di tempo. Il modo di vedere il mondo del lavoro al maschile c’è da secoli. Bisogna fare molto di più». Ringrazia l’ex ministra Elena Bonetti per le misure sul congedo parentale. Avvocato o avvocata? «Dev’essere la donna a scegliere come vuole essere chiamata». Ma bisogna accelerare: siamo in fondo alla classifica per tasso di occupazione femminile, natalità, divario salariale tra uomini e donne. «Per l’Italia non c’è altro da fare che rafforzare la rete di assistenza, gli asili nido sono fondamentali e a chi dice che la natalità sta scendendo rispondo che preferirei piuttosto vedere un asilo nido vuoto, ma vederlo». Cita anche le vacanze scolastiche: «Tre mesi sono un periodo lunghissimo, non è favorevole per le donne».

Gli ambienti

Un tema sono gli ambienti di lavoro: «Spesso non sono ospitali, le penalizzano. Sono vent’anni che il settore finanziario fa degli sforzi di parità ma poi vanno tutte via. Alla Bce cambiammo le regole di composizione delle commissioni per le assunzioni, erano tutti uomini. Siamo scesi al 50%». La questione delle competenze tecnologiche Stem? «È vero, è la parte più richiesta dal mercato in questo momento ma è difficile definire a priori i percorsi formativi, ci sono molti laureati in filosofia che poi si specializzano in computer». Allarga il campo: «La diversità migliora le performance di un Paese, non è che i maschietti abbiano fatto pochi pasticci».
Poi parla dei giovani, che più volte ha citato come il più grande spreco per le opportunità che non vengono loro offerte. Cercano un nuovo equilibrio tra lavoro e vita. È un limite? «Non credo, è vero che per la mia generazione il lavoro definiva l’esistenza ma è un bene che si perda la monodimensionalità. Ai miei tempi l’uomo aveva una sola dimensione, come dal libro di Herbert Marcuse. Aveva perso l’utopia. Questo è il messaggio da dare ai giovani: ben venga il distacco, l’attenzione alla società, all’ambiente, ma va utilizzato per ritrovare l’utopia». Quale consiglio darebbe a una giovane che entra nel mondo del lavoro? «Dire subito quello che non va, esprimendo il disagio e la speranza che migliori. Parlare per farsi sentire, per proporsi, per affermarsi. Non tenersi le cose dentro». Il suo futuro? Lo ripete: «Farò qualcosa o non lo farò».
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da www.huffingtonpost.it
12 Settembre 2024

Mario Draghi:

“Più figli? Più asili: la scuola non a tempo pieno

e tre mesi di vacanza non aiutano le donne”

di Huffpost
“Ma chi paga meno le donne lo sa che viola la Costituzione?” si domanda l’ex premier al Tempo delle donne 2024. E sul report sull’Ue: “La situazione attuale è scoraggiante. Se l’Europa vuol essere padrona del suo destino deve cambiare”
“Non lo so. Forse farò qualcosa o forse non la farò” risponde Mario Draghi sul suo futuro, intervistato dal direttore del Corriere della Sera
Luciano Fontana sul palco del Tempo delle donne 2024 a pochi giorni dalla presentazione del report commissionato da Ursula von der Leyen sulla competitività dell’Ue. Quello che è certo, invece, è che se l’Europa vuol “rimanere padrona del suo destino”, ci vuole “un cambio di prospettiva”.
“L’Europa vuole essere padrona del proprio destino o no? Affrontare i problemi dell’espansionismo cinese, dell’aggressione russa o di quello che succederà negli Stati Uniti in una situazione di autonomia, indipendenza e sovranità oppure in una situazione di dipendenza e servitù a un certo punto? Il report” sulla competitività Ue “cerca di dare una risposta a cosa bisogna fare per essere indipendenti e, per esserlo, bisogna innanzitutto avere una comunità di vedute su quello che occorre fare in politica estera, nella difesa. Sono consapevole che serva molto tempo. Se guardiamo la situazione dei vari governi in Europa, la trovo abbastanza scoraggiante anche perché sono tutti molto deboli” e questo rende “difficile” prendere “grandi decisioni”, ma “l’importante è che si arrivi a una visione comune a 27”, ha sottolineato l’ex presidente della Bce, richiamando l’indicazione contenuta nel suo report di superare il criterio dell’unanimità e avvalersi ove necessario della “cooperazione rafforzata” o dei “trattamenti intergovernativi come ci sono stati in campo fiscale”.
Draghi avverte sulla trappola del debito, proponendo forme di indebitamento comune a livello europeo. “Una parte” della grande mole di investimenti necessari affinché l’Europa resti competitiva, “deve essere di investimento pubblico comune, perché sennò in alcuni casi il debito dei singoli Paesi diventa troppo alto ed è un disastro”. In cima a questi investimenti, “quello più importante di tutti i progetti comuni, dal quale dipende il successo delle politiche climatiche, per portare le energie rinnovabili in tutta Europa, riguarda le reti”, che è “un progetto di per sé di natura comune, difficile da finanziare con i bilanci dei singoli Stati”.
Un passaggio poi sul lavoro delle donne. “Noi siamo gli ultimi per occupazione femminile, per fecondità, ma la Costituzione italiana tutela la parità di condizione. Io mi domando: ma la gente che paga meno le donne degli uomini sa che sta andando contro la Costituzione italiana?” afferma Draghi seccondo cui, per migliorare “serve insistere. Creare la parità di condizioni non lo si fa per decreto ma costruendo un ambiente propizio”. Ad esempio creare le condizioni per una maggiore natalità: “I Paesi del nord Europa hanno un sistema di welfare forte e allo stesso tempo una natalità maggiore e per certi aspetti sono un esempio anche sull’innovazione. In Italia dobbiamo rafforzare la rete di assistenza: gli asili nido in alcune parti del Paese sono fondamentali perché non ci sono proprio”. Sia per la natalità che per la parità di genere “gli aiuti domestici sono chiave”. “Il fatto che la scuola non sia ancora a tempo pieno e che ci siano 3 mesi di vacanza non è di aiuto per le donne”, ha aggiunto.

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