Divorziati risposati, le tre vie del Sinodo

di don Giorgio De Capitani

Leggete attentamente l’articolo che vi propongo. Una cosa ho capito: che sul problema dei separati, dei divorziati e dei divorziati risposati e, aggiungerei, dei conviventi la Chiesa ha tuttora idee confuse. Forse oggi più di ieri, quando c’era un tale regime che non si poteva nemmeno porre la questione sul tappeto, perciò tutto era tenuto nascosto, generando ipocrisie comportamentali, e quelle ingiustizie per cui i privilegiati potevano ottenere la giustificazione delle porcate più colossali. Tranne poche eccezioni, la Chiesa chiudeva un occhio coi potenti e con i ricchi, mentre bollava con scomuniche e con paure i poveri cristi.

Tuttora la Chiesa, anche con papa Francesco, sta facendo capriole per dire e non dire, rimandando sempre una questione che, con coraggio, bisognerebbe risolvere senza ma e senza se.

Ciò che non accetto è l’ostinazione nel distinguere il matrimonio di fede, ovvero il sacramento del matrimonio, dal matrimonio d’amore, il quale non si lega a nessuna religione, per questo l’amore è chiamato, talora i senso negativo, “amore libero”.

L’amore che cos’è? È forse una prerogativa della Chiesa o del buddismo o dell’islamismo? Come si può sostenere che un matrimonio senza la fede in un dio non è matrimonio? Forse potremo dire che non è sacramento della Chiesa, ma annullare il matrimonio perché non è sacramento, cioè perché non c’è fede in un dio, non è un attentato all’amore stesso? La fede in Dio che cos’è? Costituisce di per sé la condizione perché ci sia l’amore vero? Sì, parlo di amore autentico! 

Diciamo pure che due sposi che celebrano il matrimonio in Chiesa richiamano su di loro qualche grazia in più di Dio, ma affermare che, se non si sposano in Chiesa, il loro amore è nullo, ci rendiamo conto di quale bestialità stiamo dicendo?

È vero che la maggior parte dei cristiani che chiedono il sacramento del matrimonio in Chiesa non sanno ciò che chiedono: si sposano in Chiesa per differenti motivi, che esulano dalla fede nel sacramento. Lo fanno per le formalità del rito: una bella chiesa, parata con bei fiori, il suono dell’organo, dei canti, ecc. ecc. Sposarsi in chiesa sembra più suggestivo che sposarsi in comune. Tutto questo è vero. Ma, ripeto, perché confondere la fede con l’amore?

C’è di più. L’amore non è né laico né religioso. È amore, e basta. C’è o non c’è. Come il sacramento della Chiesa non crea l’amore se non c’è, così non può annullarlo se c’è.

Se avessimo il coraggio di dire queste cose, che per me così tanto evidenti che non le metterei in discussione neppure se venissi sottoposto a torture, non saremmo ancora qui a  subire tutta quella impalcatura che la Chiesa si è costruita sul matrimonio, con il suo moralismo ossessivo fino alla nausea e con il suo dogmatismo poco illuminato sull’essere umano che non può essere in balìa di alcuna religione.

Certo, la Chiesa è libera di fare ciò che vuole all’interno della sua struttura di fede e di morale: ha le sue regole. Così, può escludere dai sacramenti i divorziati risposati ecc. Questo è un altro problema. Un problema che riguarda i sacramenti di Cristo gestiti dalla Chiesa. Come credente, ho il diritto però di sapere quale è stata l’intenzione di Cristo quando li ha istituiti. Se Cristo stesso li ha istituiti, allora la Chiesa non può farne ciò che vuole.

Una cosa so con certezza: che il Figlio di Dio si è incarnato per liberare il genere umano. Lui stesso l’ha detto: di essere venuto non per i sani, ma per gli ammalati. Dunque, non penso che Cristo abbia istituito i sacramenti per i già perfetti, per i puri, per i santi. I sacramenti sono mezzi, solo dei mezzi che aiutano a crescere, a vivere in pienezza i doni di Dio. Aiutano, anzitutto, non sono perciò indispensabili per vivere. Chi non è nella Chiesa cattolica, non può essere definito un essere inferiore, oppure non in grado di realizzare la sua umanità. Chi è nella Chiesa cattolica, potrà ricorrere anche ai sacramenti, così come gli aderenti alle altre religioni potranno ricorrere ad altri mezzi.

Purtroppo, ho l’impressione che la Chiesa abbia fatto dei sacramenti dei mezzi per potenziare la sua stessa struttura, che si avvale dell’ordine per mantenersi. E allora: se sei oggettivamente in regola, puoi accostarti alla Comunione; se non lo sei, accòstati prima alla Confessione. Nel caso in cui, per tanti motivi, non rientri nell’ordine oggettivo, diciamo meglio canonico, allora sei tagliato fuori dalla sorgente della grazia di Dio.

Mi dirai che questo succede in ogni struttura, in ogni religione. Ma il cristianesimo che cos’è? Forse una struttura? Forse una religione? Non è “oltre”?

E neppure basta, come fa l’attuale Papa Francesco, parlare di misericordia divina. Nessuno oggi vorrebbe emarginare i divorziati risposati o i cosiddetti irregolari (già la parola!), ma di fatto ciò succede. E questo succede perché si identifica la Chiesa-struttura con la fede in Dio, la grazia del sacramenti di Cristo con l’ordine della struttura.

Oggi la Chiesa non dovrebbe anzitutto fare un serio esame di coscienza sulla propria identità? Chi è? Chi rappresenta?

Anche la Chiesa è un mezzo, non il fine: non dimentichiamolo. E lo è anche all’interno di se stessa. Lo è per i suoi membri. I membri perciò non sono al servizio della Chiesa-struttura in quanto tale, ma al servizio dell’Umanità redenta da Cristo.  

da Vatican Insider

10/10/2013

Divorziati risposati, le tre vie del Sinodo

Meno burocrazia, processi più snelli e soprattutto accessibili a tutti per le cause di nullità, un diverso approccio pastorale. E sulla comunione…

ANDREA TORNIELLI

CITTÀ DEL VATICANO
Gli annunci ad effetto, contenuti in documenti quali quello dell'ufficio della diocesi di Friburgo sulla comunione ai divorziati risposati, finiscono per complicare – invece che aiutare – la riflessione su questo tema. Una riflessione che Papa Francesco ha voluto fosse affidata al Sinodo straordinario dell'ottobre 2014. Un Sinodo «a tappe» che potrebbe essere seguito nel 2015 da un secondo appuntamento con un gruppo ancor più ampio di vescovi per prendere decisioni in materia. Il problema esiste, è particolarmente sentito, sta assumendo proporzioni sempre più vaste a causa delle separazioni sempre più frequenti. Il matrimonio e la famiglia, nel contesto delle società secolarizzate, sono sempre più fragili, e i cristiani non sono certo immuni di fronte a questi fenomeni.
Al contrario di altre questioni presenti nell'agenda di certo progressismo (come l'abolizione del celibato sacerdotale obbligatorio, fino all'ordinazione delle donne-prete) quella riguardante l'accoglienza, l'accompagnamento, il coinvolgimento nella comunità cristiana e il problema dei sacramenti per quanti vivono situazioni irregolari di coppia, è un tema che riguarda un numero crescente di persone. Quello dei divorziati-risposati sta assumendo le dimensioni di uno «scisma» silenzioso.
Francesco ne ha già parlato più volte, rispondendo a delle specifiche domande. L'ultima un mese fa, nel corso dell'incontro a porte chiuse con il clero romano. Al Papa è stata fatta una domanda sui matrimoni annullati e le seconde nozze. La risposta di Francesco è stata articolata. Ha ricordato la sua esperienza a Buenos Aires, dove il tribunale ecclesiale interdiocesano rendeva a volte arduo e inutilmente burocratico l'iter da affrontare per il fedele. «Il problema – ha spiegato Francesco – non si può ridurre soltanto al fatto se i divorziati risposati possano fare la comunione o no, perché chi pone il problema soltanto in quei termini non capisce qual è il vero problema». Si tratta invece di un «problema grave, di responsabilità della Chiesa nei riguardi delle famiglie che vivono in questa situazione».
È evidente che l'approccio di Papa Francesco, l'insistenza sul messaggio della misericordia, vada in una precisa direzione: quella dell'accompagnamento, della vicinanza dei pastori a chi vive queste situazioni. Una prima via che il Sinodo dovrà esplorare sarà dunque quella di un approccio pastorale per far sì che le ormai tante persone in situazioni di «irregolarità» rispetto all'insegnamento morale della Chiesa non si sentano escluse o rifiutate. «Io credo che questo sia il tempo della misericordia… – aveva detto il Papa nell'intervista sul volo di ritorno da Rio de Janeiro – La Chiesa è Madre: deve andare a curare i feriti, con misericordia. Ma se il Signore non si stanca di perdonare, noi non abbiamo altra scelta che questa: prima di tutto, curare i feriti. È mamma, la Chiesa, e deve andare su questa strada della misericordia. E trovare una misericordia per tutti».
Una seconda via è stata indicata da Papa Francesco ma era stata già sottolineata dal suo predecessore. La Chiesa, ha detto Bergoglio nell'incontro con il clero romano, «in questo momento deve fare qualcosa per risolvere i problemi delle nullità matrimoniali». Proprio su questo punto era intervenuto più volte Papa Ratzinger, mostrando disponibilità e aperture che non rientrano nel cliché del conservatore spesso attribuitogli. Con i preti valdostani, durante le vacanze dell'estate 2005, Benedetto XVI aveva dichiarato: «Sappiamo tutti che questo è un problema particolarmente doloroso per le persone che vivono in situazioni dove sono esclusi dalla comunione eucaristica e naturalmente per i sacerdoti che vogliono aiutare queste persone ad amare la Chiesa, ad amare Cristo. Questo pone un problema».
«Nessuno di noi ha una ricetta fatta – continuava Papa Ratzinger – anche perché le situazioni sono sempre diverse. Direi particolarmente dolorosa è la situazione di quanti erano sposati in Chiesa, ma non erano veramente credenti e lo hanno fatto per tradizione, e poi trovandosi in un nuovo matrimonio non valido si convertono, trovano la fede e si sentono esclusi dal sacramento. Questa è realmente una sofferenza grande e quando sono stato Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede ho invitato diverse Conferenze episcopali e specialisti a studiare questo problema: un sacramento celebrato senza fede. Se realmente si possa trovare qui un momento di invalidità perché al sacramento mancava una dimensione fondamentale non oso dire. Io personalmente lo pensavo, ma dalle discussioni che abbiamo avuto ho capito che il problema è molto difficile e deve essere ancora approfondito. Ma data la situazione di sofferenza di queste persone è da approfondire».
In pratica, affermava Benedetto XVI, ci sono tanti matrimoni che erano nulli perché celebrati senza fede. Uno spiraglio che potrebbe rendere meno arduo l'ottenimento della nullità del matrimonio. Nell'immaginario collettivo, purtroppo non senza ragioni, le cause di nullità sono viste come prerogative dei re, dei nobili, dei vip, di chi ha possibilità di pagare grosse somme, dei conoscenti di avvocati. Un serio lavoro di riforma, che tenesse conto di quell'indicazione di Ratzinger condivisa pienamente dal suo successore, e rendesse meno complicati e più accessibili i processi di nullità, consentirebbe a tante persone di poter nuovamente partecipare ai sacramenti. Papa Francesco lo aveva esplicitato già nel dialogo con i giornalisti sul volo di ritorno da Rio de Janeiro: «Il cardinale Quarracino, il mio predecessore (a Buenos Aires, ndr), diceva che per lui la metà dei matrimoni sono nulli. Ma diceva così, perché? Perché si sposano senza maturità, si sposano senza accorgersi che è per tutta la vita, o si sposano perché socialmente si devono sposare… E questo rientra anche nella pastorale matrimoniale. E anche il problema giudiziario della nullità dei matrimoni, quello si deve rivedere, perché i tribunali ecclesiastici non bastano per questo».
C'è infine una terza via, alla quale Papa Francesco ha soltanto accennato nel corso della stessa intervista sull'aereo: «Con riferimento al problema della comunione alle persone in seconda unione… Io credo che questo sia necessario guardarlo nella totalità della pastorale matrimoniale. E per questo è un problema. Ma anche una parentesi: gli ortodossi hanno una prassi differente. Loro seguono la teologia dell’economia, come la chiamano, e danno una seconda possibilità, lo permettono. Ma credo che questo problema – chiudo la parentesi – si debba studiare nella cornice della pastorale matrimoniale… Siamo in cammino per una pastorale matrimoniale un po’ profonda».
Papa Francesco – tra parentesi, e senza specificare nulla di più – ha fatto solo un breve accenno alla prassi delle Chiese ortodosse. Un intervento più articolato su questo era stato fatto a suo tempo dal cardinale Roger Etchegaray, durante un concistoro. Di che cosa si tratta? È la cosiddetta teologia «dell'economia e filantropia» degli ortodossi, che consentono a determinate condizioni una seconda unione. L'Ortodossia non è «divorzista», e fa proprie le parole di Gesù contro il ripudio del matrimonio in quanto atto unilaterale e umano di scioglimento di un legame divino. Ma come misura di economia (dispensazione) e filantropia (amorevolezza), basandosi sul fatto che Cristo stesso aveva permesso un'eccezione (Matteo, 19,9: «Perciò io vi dico: Chiunque ripudia la propria moglie, se non in caso di concubinato, e ne sposa un'altra commette adulterio») al suo rifiuto del ripudio, la Chiesa ortodossa è disposta a «tollerare» le seconde nozze.
Si tratta di persone il cui vincolo matrimoniale sia stato sciolto dalla Chiesa (non dallo Stato), in base al potere dato alla Chiesa di sciogliere e legare. Viene inoltre concessa una seconda opportunità in alcuni casi particolari: ad esempio quelli di adulterio continuato, ma per estensione anche certi casi nei quali il vincolo matrimoniale sia divenuto una finzione. La possibilità di accedere alle seconde nozze in casi di scioglimento del matrimonio è data soltanto al coniuge «innocente». Le seconde nozze, a differenza del primo matrimonio, sono celebrate con un rito di carattere penitenziale – il cui principio è il riconoscimento di una situazione di fallimento – che contiene una preghiera di assoluzione.
Dato che nel rito delle seconde nozze mancava nell'antica tradizione del momento dell'incoronazione degli sposi, che secondo la teologia ortodossa è il momento essenziale del matrimonio, esiste una giustificazione teologica nel dire che per gli ortodossi le seconde nozze non sono un vero sacramento, ma tutt'al più, un «sacramentale», che consente ai nuovi sposi di considerare la propria unione come pienamente accettata dalla comunità ecclesiale. Il rito delle seconde nozze si applica anche nel caso di sposi rimasti vedovi, e questo permette di dire che l'Ortodossia, in linea di principio permette un solo vero matrimonio sacramentale in tutta la vita, a differenza di quanto accade nel cattolicesimo.

 

10 Commenti

  1. mariella ha detto:

    ….GESU’ HA INVITATO TUTTI A CENA….PROPRIO TUTTI..PERCHE’ E’ AMORE E MISERICORDIA..NON HA ESCLUSO NESSUNO…SOLO L’UOMO SI E’ ARROGATO IL DIRITTO DI ESERCITARE TALE DIVIETO….QUALE PADRONE DI CASA LASCEREBBE GLI OSPITI DELLA SUA MENSA SENZA CIBO?…..GESU’ E’ LUCE VITA VERITA’..NOI SIAMO I MANIPOLATORI DELLA VERITA’…..SONO CREDENTE…DIVORZIATA…CONVIVO CON UN UOMO DIVORZIATO….ABBIAMO VISSUTO E CONDIVISO IL DOLORE DELL’ESSERE ALLONTANATI DALLA MENSA DEL SIGNORE..MA CONSERVIAMO LA GIOIA DELLA SUA LUCE E DELLA SPERANZA…IN QUALCHE CONFESSIONE NON CI E’ STATA DATA NEANCHE L’ASSOLUZIONE…IN QUESTA TRAGICA ESPERIENZA HO AVUTO PAROLE DI LUCE NEI CONFRONTI DEL FRATE ..CHE DAVANTI ALLE MIE PAROLE ERA COME SMARRITO…SI PERCHE’ SOLO LO SMARRIMENTO PUO’ COGLIERTI DAVANTI A GESU’ CHE PARLA E CONTINUA A PARLARE D’AMORE NELLE VICENDE UMANE DEI SUOI FIGLI….CARO DON GIORGIO…LA PREGO LASCI QUALCHE PAROLA DI CONFORTO ANCHE PER ME..E CHI COME ME..VIENE ESCLUSO DA QUELLA MENSA…OGNI TANTO..MI CREDA SENTO CHE GESU’ MI CHIAMA A MANGIARE IL SUO PANE CELESTE.E..AL DI LA’ DI TUTTI GLI ASSURDI DIVIETI UMANI. MI AVVICINO E ASSAPORO DOLCEMENTE QUEL PANE CHE E’ IL CORPO SANTO DI GESU’ ANCHE MIO…LA ABBRACCIO CON FORZA….

    • dottginkobiloba ha detto:

      marco 10,2-12
      E avvicinatisi dei farisei, per metterlo alla prova, gli domandarono: “È lecito ad un marito ripudiare la propria moglie?”. Ma egli rispose loro: “Che cosa vi ha ordinato Mosè?”. Dissero: “Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di rimandarla”. Gesù disse loro: “Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma all’inizio della creazione Dio li creò maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e i due saranno una carne sola. Sicché non sono più due, ma una sola carne. L’uomo dunque non separi ciò che Dio ha congiunto”. Rientrati a casa, i discepoli lo interrogarono di nuovo su questo argomento. Ed egli disse: “Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio contro di lei se la donna ripudia il marito e ne sposa un altro, commette adulterio”.

  2. alessandro ha detto:

    Non credo che gli uomini di oggi abbiano un cuore meno duro di quello degli uomini del tempo di Gesù. Egli voleva solo dire che le eccezioni della Legge di Mosè c’erano per sopperire alla debolezza umana ma che l’unione fra due esseri fondata sull’amore, quando c’è veramente, è benedetta da Dio e a nessuno è dato di scioglierla. Ma l’amore ci deve essere, è la sostanza senza la quale il matrimonio non c’è proprio. Come è possibile parlare di una sola carne quando nemmeno ci si guarda in faccio o si vive ignorandosi?
    Sono cristiano, sposato da 35 anni, ma in municipio, non in chiesa. La ragione è che io e mia moglie non ce la siamo sentita di assumere l’impegno richiesto dalla Chiesa, perchè ci sentivamo di non poter garantire un impegno per tutta la vita. Siamo ancora felicemente insieme, grazie a Dio, e ci vogliamo ancora bene, ma per il diritto canonico della chiesa cattolica siamo due concubini. A volte, quando parliamo tra di noi di queste cose, ci diciamo che forse fra le tante cose che il Padreterno avrà da perdonarci ci sarà magari il fatto di non esserci voluti bene abbastanza, ma non ci sarà sicuramente la violazione del precetto sul matrimonio della chiesa cattolica.
    Nel matrimonio, la differenza fra cattolici e ortodossi sta forse in questo: loro badano più alla sostanza e meno alla forma. Quando l’amore, vero fondamento del matrimonio, non c’è più o non c’è mai stato, trovano una soluzione sacramentale, magari non ineccepibile teologicamente, ma piena di umana misericordia, com’è spesso nel loro modo di agire. Noi cattolici siamo più attenti alla forma e più attaccati ai principi, ai dogmi (compreso quello assurdo dell’infallibilità del papa); molto meno attenti alla condizione umana e così tutto si complica.

  3. Maurizio ha detto:

    Alla fine tutta questa confusione non fa che aumentare il numero di conviventi, quelli per intenderci che non hanno più voglia di porsi il problema di “formalizzare” la propria scelta, finendo per vivere come se questa società e questa religione non fossero affare loro.
    E sinceramente condivido sempre più questo punto di vista per la praticità della soluzione.

  4. lina ha detto:

    Sono d’accordo con Gianni. NOn penso che la Chiesa ritenga di categoria inferiore il matrimonio civile. Semplicemente chi contrae il matrimonio civile non è in linea con il Vangelo, e quindi l’unione è valida solo civilmente. Anche per lo Stato del resto se due contraggono matrimonio solo con rito religioso, l’unione non è valida agli effetti civili. Se poi una persona divorziata e risposata presume che l’errore sia della Chiesa, non penso che abbia bisogno dell’assoluzione per un comportamento che comunque non vive come colpa. E se non lo vive come una colpa, a questo punto perchè lo confessa? Tanto vale che su questo punto stia zitta e faccia la comunione rimettendosi alla sua coscienza ed alla Misercordia di Dio. Se la Chiesa sbaglia, Dio non sbaglierà di certo.

  5. Giuseppe ha detto:

    L’interpretazione di don Giorgio mi trova d’accordo. Sarebbe una sciocchezza colossale e una pretesa assurda considerare di categoria inferiore i matrimoni non celebrati in chiesa o addirittura ritenerli non validi. Ho l’impressione che spesso gli eredi degli apostoli gestiscano gli insegnamenti di Gesù Cristo un po’ a modo loro, decidendo valori e modalità della loro applicazione concreta in base a parametri che nulla hanno che fare con la fede, ma soprattutto con la carità.

  6. lina ha detto:

    Dalla lettura del versetto di Marco, mi sembra che la Chiesa sia coerente con il Vangelo. Pur non giudicando nessuno e pur capendo che vi sono situazioni dolorose in particolare da parte di chi è stato lasciato, personalmente anche se la Chiesa lo concedesse, non riuscirei comunque ad accostarmi alla Comunione, proprio in virtù delle parole pronunciate da Gesù.

    • GIANNI ha detto:

      Questo tuo commento, come dire…, cade a proposito, perchè conferma la validità del mio ragionamento, di cui al commento di sotto, nella sua parte finale.
      Lo riporto di seguito:
      Insomma, delle due l’una: o ha ragione la chiesa oggi, per cui se anche consentisse un domani la comunione, non sarebbe valida agli occhi di Dio, oppure sbaglia la chiesa oggi, ed allora anche la comunione fraudolenta sarebbe valida, se la logica ha ancora un senso.
      Infatti tu, coerentemente, affermi che se anche un domani la chiesa consentisse l’eucaristia, riterresti che la chiesa sbaglierebbe e, quindi, come dico appunto io, non la riterresti comnque permessa o comunque valida agli occhi di Dio.

  7. GIANNI ha detto:

    Vi sono almeno due temi correlati,a ben vedere:
    i principi del cattolcesimo, non solo in materia coniugale,ma in generale;
    le proposte delle 3 diverse vie.
    Giustamente, don Giogio si pone l’interrogativo se il cristianesimo evangelico, o meglio radicale, come preferisce denominarlo, e il cattolicesimo concordino in una materia delicata, come quella matrimoniale.
    La risposta è no, ma non solo in questa materia.
    Ma, secondo me, questo non è un problema.

    Come detto tante volte, chi non si riconosce necessariamente nel cattolicesimo, non per questo è necessariamente non cristiano, e quindi può continuare ad essere cristiano, anche se non cattolico, e quindi non dovrebbe porsi il problema di cosa dica il cattolicesimo.
    SI è cattolici e si ritiene che la chiesa sbagli?
    Beh, in altri termini, secondo me, questo significa riconoscere la propria posizione come estranea al cattolicesimo.
    Cosa c’è di male?
    A me viene in mente una battuta, lo ammetto un po’ dissacratoria e nessuno me ne voglia, ma…
    ce l’ha ordinato il medico di essere cattolici per forza?
    Non credo….

    Veniamo al secondo aspetto:
    le specifiche indicazioni cattoliche.
    Occorre premettere che si tratta di materia specialistica, in particolare affrontata da giuristi especializzati in diritto canonico matrimoniale.
    Mi pare francamente non chiara la prima indicazione del pontefice: cosa vuol dire?
    Che la misericordia deve arrivare a consentire i sacreamenti Allora lo si dica chiaramente….

    La seconda via, in realtà, sembra una proposta, ma non è così, trattandosi di realtà già in atto.
    Infatti, il non considerare la natura sacramentale del matrimionio canonico, o concordatario, è già ora motivo di declaratoria d nullità
    Per cui non è che rappresenti nulla di nuovo.

    Infine, la terza via, quella delle chiese ortodosse, di consentire un secondo matrimonio al coniuge non colpevole.
    Ma occorre dire che si tratta di sacramentale, non di sacramento, come invece le prime nozze.
    Va quindi detto che solo in caso di declaratoria di nullità del primo matrimonio, il secondo assume natura sacramentale.

    Detto questo, sarò limitato io, ma non capisco perchè si voglia necessariamente insistere su un qualcosa che poi, per chi fedele, non avrebbe effetto.
    Mi spiego:
    se si ritiene che sia corretto o no quello che è conforme o no alla legge di DIo, a prescindere da cosa ne pensi il magistero, allora la soluzione è semplice.
    Chi voglia accedere al sacramento della comunione, ma non potrebbe, si rechi in una chiesa dove non sia conosciuto e faccia la comunione.
    Qualcuno dirà: ma no,perchè dovrebbe prima confessarsi ecc., perchè la comunione sia valida.
    Io la penso come segue: se, tanto, si è convinti che la chiesa sbagli, e per dIo non vi siano ostacoli, allora varrà quel che dice DIo.
    Se, invece, si ritiene che si sia in difetto,trattandosi di comunione fraudolenta, per così dire, allora questo comporterebbe riconoscere che la chies abbia ragione, per cui non si dovrebbe accedere alla comunione in certe situazioni.
    Insomma, delle due l’una: o ha ragione la chiesa oggi, per cui se anche consentisse un domani la comunione, non sarebbe valida agli occhi di DIo, oppure sbaglia la chiesa oggi, ed allora anche la comunione fraudolenta sarebbe valida, se la logica ha ancora un senso.

  8. dottginkobiloba ha detto:

    marco 10,2-12
    E avvicinatisi dei farisei, per metterlo alla prova, gli domandarono: “È lecito ad un marito ripudiare la propria moglie?”. Ma egli rispose loro: “Che cosa vi ha ordinato Mosè?”. Dissero: “Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di rimandarla”. Gesù disse loro: “Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma all’inizio della creazione Dio li creò maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e i due saranno una carne sola. Sicché non sono più due, ma una sola carne. L’uomo dunque non separi ciò che Dio ha congiunto”. Rientrati a casa, i discepoli lo interrogarono di nuovo su questo argomento. Ed egli disse: “Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio contro di lei se la donna ripudia il marito e ne sposa un altro, commette adulterio”.

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