Roberto Saviano, eroe e… codardo?

Roberto Saviano, eroe e… codardo?

Ieri sera sono rimasto scioccato dalla sentenza che ha riguardato Roberto Saviano, querelato da Giorgia Meloni (definita “bastarda”), prima che la “tappetta” diventasse Presidente del Consiglio.
Dopo la sentenza subito i maggiori quotidiani italiani avevano parlato di una multa di 10.000 euro, poi sul tardi hanno rettificato parlando solo di una multa definita “simbolica” di 1.000 euro senza alcuna conseguenza penale.
A parte l’atteggiarsi di Saviano a eroe della libertà di parola (si ritiene “uno che fa paura a questo governo”, ecc. ecc.) sostenuto da Articolo 21 come martire della libertà di pensiero (avevo scritto tempo fa a Articolo 21 presentando il mio caso, nessuna risposta!), vorrei pormi alcune domande.
1. Perché solo multa pecuniaria e che significa “simbolica”?
2. Perché solo 1.000 senza alcuna conseguenza penale?
3. Che significa, come ha scritto il Corriere: “una condanna pressoché simbolica a mille euro di multa e il riconoscimento, come attenuante, dell’“alto valore morale delle critiche mosse”»?
Quando penso alle mie tre condanne (due penali e una civile) sto male, perché ritengo che qualcosa sia andata storto.
Una cosa è certa: ho il peso di tre condanne, e sto pagando tuttora ogni mese soldi e soldi, e poi arriverà la legnata per la sentenza Salvini. Tutto questo è giusto? Che cosa non ha funzionato?
Roberto Saviano ha usato la parola “bastarda”, io ho usato le parole “schiavetta del potere” e altre simili (per la giornalista della Rai, Grazia Graziadei), “pezzo di merda” (per Matteo Salvini), “beccamorto” (per il direttore di Merateonline, Claudio Brambilla).
Potrei sapere se c’è, e quale sia la differenza tra “bastardo” e: “servetta del potere”, “pezzo di merda” e “beccamorto”?
Certo, mi si dirà: tutto dipende dal contesto, dalla valutazione dei giudici, ecc. ecc. Sono stanco di sentir dire che tutto dipende da…
Forse in Italia tutto dipende dal personaggio/protagonista che è in gioco: un giudice, degli avvocati e il querelato. Qui si gioca la giustizia… vittima perciò di un gioco di potere.
So che bisognerebbe aspettare le “motivazioni” della sentenza che arriveranno fra qualche mese. Ma un proprio parere lo si potrebbe esprimere anche subito.
NOTABENE
In questi giorni salta fuori il nome di Vittorio Arrigoni: ho riportato sul mio sito la polemica di Arrigoni con Saviano, il quale non ha neppure risposto alla polemica: c’è un video, in cui Saviano fa una meschina figura:

Qualcuno ha sentito o letto un commento di Saviano su ciò che sta accadendo tra Israele e i palestinesi? O si tace o tutti o quasi allineati con Israele…
Chi dissente, facendo notare i diritti dei palestinesi, viene bollato come antisemita. Questa è la libertà di parola? Si preferisce anche fare il vigliacco come Saviano, evitando di dare giudizi…
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dal Corriere della Sera

«Diffamò Meloni»: multa per Roberto Saviano.

Lui: pena simbolica ma è l’inizio di altro

di Fulvio Fiano
Lo scrittore: penso di andare all’estero, qui sempre più dura
Una condanna pressoché simbolica a mille euro di multa e il riconoscimento, come attenuante, dell’«alto valore morale delle critiche mosse». La sentenza che vede soccombere Roberto Saviano nel processo per diffamazione ai danni di Giorgia Meloni è però tutt’altro che una chiusura della vicenda, almeno secondo lo scrittore: «Siamo di fronte a un potere esecutivo che prova a intimidire chi racconta le loro bugie. Questo esecutivo cadrà sotto le paure che loro stessi hanno inculcato — dice fuori dal tribunale monocratico —. Perdere oggi è l’esempio di ciò che accadrà domani. Sto pensando di trasferirmi all’estero: in Italia sarà sempre più complicato vivere».

La richiesta era di 10 mila euro

La querela del presidente del Consiglio risale al dicembre 2020 quando Saviano, ospite della trasmissione Piazzapulita, dopo il video di una migrante disperata per aver perso in mare il figlio di sei mesi, definì «bastardi» chi si opponeva ai salvataggi in mare. In particolare la allora parlamentare di Fratelli d’Italia e Matteo Salvini. «Il ruolo pubblico delle parti in causa non deve farci perdere di vista la sostanza del fatto, ossia una critica politica andata oltre i limiti di continenza stabiliti dalla legge con una espressione brutta e inammissibile», ha detto il pm Pietro Pollidori nella sua requisitoria, chiedendo una sanzione di 10 mila euro. Alla quale si erano aggiunti i 75mila euro di risarcimento danni (con una provvisionale di 50mila) chiesti dall’avvocato di parte civile, Luca Libra: «Non è una critica perché non è agganciata alla realtà, parla di provvedimenti e parole non attribuibili a Meloni e l’unico fine dell’imputato era colpirne la dignità morale e personale con una diffamazione di eccezionale gravità per la mediaticità del fatto e la violenza dell’epiteto».

Lo scrittore: «Faccio paura al governo»

La difesa, rappresentata dall’avvocato Antonio Nobile, che ha annunciato ricorso, chiedeva invece l’assoluzione «perché il fatto non sussiste o in subordine non costituisce reato». La sua argomentazione partiva dal fatto che per quella espressione Salvini non ha denunciato Saviano (salvo poi provare a costituirsi parte civile fuori da ogni regola processuale). Anche sul danno che ne avrebbe ricevuto Meloni l’avvocato ribalta la prospettiva, perché «nei mesi successivi la sua popolarità ha vissuto anzi una apoteosi che dura ancora oggi e questo grazie all’indignazione coscientemente suscitata con affermazioni false (l’invasione di migranti, la sostituzione etnica) e ricette irrealizzabili (il blocco navale, l’affondamento delle imbarcazioni delle Ong). Saviano le ha risposto con una critica forte e proporzionata, rivolta alla politica anti salvataggi in mare e non alla persona in sé».

Nessun risarcimento

Il giudice ha concesso anche le attenuanti generiche, ha respinto la richiesta di provvisionale e ha disposto che la condanna non venga trascritta nel casellario giudiziario di Saviano, a sostegno del quale c’erano alcune decina di sostenitori. Anche lo scrittore Erri De Luca gli ha portato di persona la sua solidarietà, come faceva sempre, ad ogni udienza, Michela Murgia. Alla amica e scrittrice scomparsa di recente, Saviano ha dedicato un passaggio delle sue dichiarazioni spontanee in udienza: « Le mie parole hanno fatto paura a questo governo mentre loro si proteggono con il cameratismo da banda dell’immunità parlamentare. Un potere politico che processa chi lo critica, proprio come fa Orbán in Ungheria», ha concluso Saviano, ricordando la cancellazione della trasmissione Rai che aveva già registrato.

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