L’Avvento cristiano, ovvero quando il di più ci allontana dalla Essenzialità divina

L’EDITORIALE
di don Giorgio

L’Avvento cristiano, ovvero quando il di più

ci allontana dalla Essenzialità divina

Torna di nuovo l’Avvento liturgico, ma è come il giro della stessa ruota che ogni anno segna il punto di partenza, senza battere ciglio.
Si suona la stessa musica di colore violaceo, si ripropongono gli stessi brani scritturistici, si tengono le solite magari noiose omelie, si ripetono i soliti stucchevoli riti, con l’unica preoccupazione di dare alla solita musica d’Avvento, alle solite letture, ai soliti riti e alle solite omelie qualche fantasia in più, onde coprire lo scontato occasionale con una parvenza di creatività.
E noi sappiamo benissimo quanto la creatività fantasiosa nel campo carnale sia una carnalità ancor più carnale, rivestita di parvenza “nobilmente” emozionale.
Ma l’unica Nobiltà è quella mistica, la quale non sopporta alcuna ombra di carnalità, ed è per questo che l’Avvento ridotto a consumismo è oscenità blasfema, mentre l’Avvento ritualistico del tipo religioso è un inganno di credenze, fatte passare per fede genuina.
Ma almeno ci fosse un po’ di decoro religioso!
Noi, ci si aggrappa ad ogni foglia di fico pur di coprire quelle “vergogne”, da intendere in senso biblico.
Ogni anno torna l’Avvento, oscenamente consumistico e ipocritamente religioso.
Sei settimane (per noi di rito ambrosiano), di grande sofferta intolleranza da parte di chi vorrebbe vivere un Avvento, tutto misticamente proteso al Mistero divino.
Sei settimane, in cui la ruota del tempo sembra cigolare con più rumore per i denti arrugginiti di una cinghia impazzita.
Forse ci vorrebbe un olio speciale, ma la Chiesa istituzionale si dimentica di rifornirsene, immersa in dissipazioni carnali, lasciando così che, al sopraggiungere dello Sposo, venga lasciata fuori, nelle tenebre, esclusa dal Banchetto mistico, destinato alle vergini sagge.
Oggi ci si chiede se le vergini sagge siano almeno della stessa quantità delle vergini stolte!
Già dire vergine dovrebbe far pensare a quel grembo non carnale, dove a fecondarlo sia lo Spirito, dono del Cristo morente.
Ad ogni ritorno dell’Avvento cristiano, si ripropongono gli stessi problemi, le stesse difficoltà: si è al punto di partenza o a quel ritorno alla sorgente dell’amor sui, ovvero a quell’ego che frantuma ogni voglia di rivincita, ogni desiderio di conversione, secondo l’ordine perentorio di Cristo: “Metanoèite!”, ovvero: “Cambiate mentalità, il vostro modo di pensare!”.
Sì, si è grembi, ma fecondati da carnalità che generano carnalità, ovvero figli di incesti tra membri della stessa famiglia. Incesti di una religione che ha perso ogni controllo di rapporti carnali.
Siamo, per natura degenerata, figli di rapporti incestuosi, quando dovremmo essere figli spirituali per l’Unione mistica del nostro spirito con lo Spirito divino.
Ogni Avvento dovrebbe richiamarci questo: una “anormalità” che solo la Scoperta del Mistero natalizio potrebbe spezzare per tornare all’Uno trinitario.
Siamo grembi verginali per Grazia, la quale ci conduce ad essere divini anche per natura.
13 novembre 2021
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