Omelie 2022 di don Giorgio: PRIMA DI AVVENTO

13 novembre 2022: PRIMA DI AVVENTO
Isaia 51,4-8; 2Ts 2,1-14; Mt 24,1-31
Vorrei premettere subito una cosa. Per un credente e, soprattutto per noi preti, quando si avvicina l’Avvento, e di conseguenza il Natale, è come quando uno che abita in una città inquinata, caotica e rumorosa, attende con ansia quel momento magari settimanale, in cui potrà finalmente andare in montagna per respirare aria buona.
È vero che da anni anche l’Avvento, per non parlare poi delle festività natalizie, è in balìa di un consumismo, che è ancor peggio dell’aria inquinata di una città invivibile.
Ma si spera sempre che prima o poi l’Avvento riprenda ad essere quel singolare momento liturgico, che gli antichi chiamavano “forte”: forte per la sua intensità di Fede; “forte” per le sue esigenze di distacco da ogni distrazione o da ogni carnalità, che purtroppo ha occupato anche una certa pastorale, che chiamare “spirituale” sembrerebbe contrastare con gli inviti di Cristo a cambiare mentalità: “Metanoèite!”.
Se avete fatto caso, nei tre brani della Messa di questa prima domenica di Avvento troviamo alcune parole, diciamo essenziali, che potrebbero stimolarci a vivere in intensità di Fede e di distacco questo forte momento liturgico che ci prepara al Mistero natalizio.
Le prime tre parole sono: ascolto, attenzione, giustizia.
Il primo brano, tolto dal libro di Isaia, inizia: “Ascoltatemi attenti”, e poi: “Ascoltatemi, esperti della giustizia… la mia giustizia durerà per sempre”. Nel salmo responsoriale leggiamo: “I cieli annunciano la sua giustizia: è Dio che giudica”.
Dunque: ascolto, attenzione, giustizia. L’ascolto richiede apertura delle orecchie, l’attenzione richiede apertura dell’intelletto. La parola di Dio è inefficace, senza l’ascolto e senza l’attenzione. E, essendo parola di Dio che è infinita, non basta solo qualche attimo di ascolto o solo qualche attimo di attenzione.
Per il rito ambrosiano l’Avvento è di sei settimane, per il rito romano solo di quattro, perciò noi ambrosiani siamo più fortunati, avendo a disposizione un periodo più esteso di ascolto e di attenzione per la Parola di Dio.
L’ascolto e l’attenzione richiedono un certo silenzio: non si ascolta e non si è attenti in un ambiente di caos o di distrazione. Oggi, anche nei nostri piccoli paesi, a meno che non siano favoriti da un certo isolamento, tagliati fuori dal traffico che oramai invade paesi uniti tra loro per costruzioni edilizie selvagge, non si vive più, con le orecchie stordite dai rumori anche assordanti di camion che passano senza rispettare i limiti di velocità.
Certo, non basta neppure essere isolati in mezzo al verde della campagna quasi deserta: il silenzio fisico non basta, occorre quell’ascolto e quella attenzione di profonda interiorità, per cui lo spirito si fa uno con lo Spirito divino.
La terza parola è giustizia: naturalmente ha una valenza diciamo teologica o mistica, perciò non si tratta di quella giustizia, di cui parlano i politici o i sociologi, con cui si vorrebbe creare un mondo migliore, con diritti uguali per tutti. Certo, almeno ci fosse questa giustizia, che non è quel pacifismo per cui si mettono nello stesso calderone i torti e le ragioni di chi occupa e di chi è occupato. Almeno ci fosse una giustizia che parli non solo di diritti, ma anche e soprattutto di doveri.
Nella Bibbia si parla della giustizia-santità, o di quella giustizia che fa piazza pulita, all’interno del nostro essere, di tutto ciò che inquina lo spirito, per dare più spazio possibile allo Spirito. In altre parole la Giustizia secondo la Bibbia è la stessa Parola di Dio, che è Verità-libertà, o quel Bene Assoluto, di cui la Creazione è una emanazione.
Sì, si è giusti, quando nello spirito si dà spazio al mondo del Divino, perciò il nostro primo compito non è fare richiesta a Dio dei nostri diritti, ma vivere secondo i doveri dell’essere.
Nei brani della Messa troviamo altre parole stimolanti. La prima risuona quasi di monito: “Nessuno vi inganni in alcun modo”, scrive l’apostolo Paolo che parla anche di “seduzione”. Siamo continuamente sedotti dalla menzogna. E nel Vangelo troviamo: “Badate che nessuno vi inganni!”.
Dunque, inganno, menzogna, seduzione. Nella Bibbia vi è un ininterrotto pressante invito a stare attenti per non essere ingannati: pensate ai Salmi, in cui i bugiardi non fanno che seminare menzogne, ingannando. Dal Salmo 12: «Salvami, Signore! Non c’è più un uomo giusto; sono scomparsi i fedeli tra i figli dell’uomo. Si dicono menzogne l’uno all’altro, labbra adulatrici parlano con cuore doppio. Recida il Signore le labbra bugiarde, la lingua che dice parole arroganti, quanti dicono: “Per la nostra lingua siamo forti, ci difendiamo con le nostre labbra: chi sarà nostro padrone?”».
Potrei stare qui delle ore a citare tutto ciò che è stato scritto sull’inganno. Una sola citazione, di Luigi Pirandello: “Imparerai a tue spese che nel lungo tragitto della vita incontrerai tante maschere e pochi volti”.
Del resto, già Cristo aveva inveito contro le maschere, definendo ipocriti gli scribi e i farisei. Anticamente “ipocriti” erano chiamati gli attori, che recitavano portando una maschera: essendo pochi, addirittura uno solo, erano costretti a cambiare la maschera per rappresentare più personaggi. Da qui la parola “ipocrita” è diventata sinonimo di inganno.
Colui che nella Bibbia è definito l’ingannatore per eccellenza è il Maligno, il quale assume diverse maschere per ingannare. Vorrei solo ricordare le parole di Gesù nei riguardi di quanti, tra l’altro suoi sostenitori, lo avevano accusato di essere “indemoniato”. Gesù risponde: «Voi avete per padre il diavolo… egli era omicida fin dal principio e non stava saldo nella verità, perché in lui non c’è verità. Quando dice il falso, dice ciò che è suo, perché è menzognero e padre della menzogna».
Se l’inganno è vecchio quanto il mondo (pensate al serpente biblico che inganna Adamo e Eva), è soprattutto nella società cosiddetta moderna che l’inganno diventa il punto di forza per sedurre, ingannando, una massa che in quanto massa non usa il cervello: solo l’intelletto può resistere all’inganno, svelandone i sotterfugi.
Oggi sembra che tutto sia inganno: siamo circondati, immersi nell’inganno. Che cos’è la pubblicità? Che cosa sono le campagne elettorali? Che cos’è il mondo politico? Che cos’è la stessa religione?
Avvento: un momento prezioso in cui dovremmo toglierci la maschera dal volto, e un momento di vigilare perché l’inganno non ci seduca. Che paradosso un avvento consumistico, ovvero quando la maschera del ritualismo laico prende il sopravvento sulla nudità di un Mistero, quello divino, spoglio di tutto, proprio perché spirito purissimo.
Come si può sopportare un Avvento consumistico da parte di una Chiesa che vive di Misteri divini? Non basta sentirci a disagio: dovremmo pur iniziare a purificarci.

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