Repubblica
I cattolici, spariti a sinistra, dilagano a destra
di ALESSANDRO TROCINO
I cattolici in politica non ci sono più, lamenta Pierluigi Castagnetti, ripreso da Concetto Vecchio su Repubblica. Ma sarebbe forse più centrato dire che non ci sono più a sinistra, e in particolare nel Pd. Non ci sono o, se ci sono, non sono più così centrali. A destra, invece, ci sono eccome, anche in tonaca, e da quelle parti il cattolicesimo è una bandiera, che sventola tra crocefissi e presepi.
Castagnetti, autorevole e apprezzato politico, già segretario dei Popolari, in un convegno ha lamentato che nella segreteria del Pd non è presente nessun cattolico. Chiosa Vecchio: non ci sono perché «semplicemente i cattolici sono scomparsi dalla scena pubblica. Non fanno più politica. Non esprimono talenti. Era la vena più grande della nostra cultura politica e si è estinta nel silenzio generale. Ricordate? I cattocomunisti. La sinistra di Dio. I ciellini. I cattolici adulti». Un tempo l’elenco era sterminato: Rosy Bindi, Romano Prodi, Enrico Letta, Arturo Parisi, Graziano Delrio, Beppe Fioroni. Ma, appunto, stiamo parlando soprattutto della sinistra e di quel centro che guardava a sinistra.
Se volgiamo lo sguardo dall’altra parte, ci sono figure che richiamano nomi che hanno intrecciato la loro storia con il cattolicesimo, rivendicandolo, esibendolo e anche usandolo strumentalmente. Basti pensare a Roberto Formigoni, Rocco Buttiglione e Carlo Giovanardi. Ai vertici oggi prevalgono esponenti che hanno fatto politica con altre motivazioni e altre spinte ideali, e che arrivati in cima trovano comodo e utile richiamarsi al cattolicesimo, spesso a quello più venato di tradizionalismo. Come Matteo Salvini che, a un certo punto, folgorato sulla via di Palazzo Chigi, o colto da improvvisa crisi mistica, si mise a esibire e baciare rosari nei suoi comizi e a invocare la Madonna. Poi il fervore è passato all’improvviso ed è tornato il Salvini di sempre, tra Nutella e migranti spacciatori. La premier Giorgia Meloni ha nel suo claim costitutivo la religione: «Dio, patria e famiglia». Il suo tormentone «sono Giorgia, sono una moglie, sono una madre» finisce con «sono cristiana».
Se però guardiamo al governo e ai vertici delle istituzioni, la componente cattolica è nutrita. Ne fa parte Lorenzo Fontana, equivalente maschile di Irene Pivetti, che fu anche lei presidente della Camera. Tendenza vandeana, frequentatore di messe tridentine, ha organizzato il Congresso mondiale della famiglia e tra le sue battaglie c’è quella delle «culle vuote». Alfredo Mantovano, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, è molto religioso ed è stato tra gli animatori di «Alleanza cattolica». Poi c’è Eugenia Roccella, un lontano passato di radicale e femminista, e un presente ultra conservatore da portavoce del Family day.
Cattolico tradizionalista è anche Giuseppe Valditara, che insegnò nell’università Europea creata dai Legionari di Cristo. Nel 2016 ha scritto un libro su un caso di «sostituzione etnica» ante litteram: «L’impero romano distrutto dagli immigrati». E di recente ha nominato, per poi fare marcia indietro, tre consulenti per il progetto «Educazione alle relazioni». Ci si è concentrati su Paola Concia, pietra dello scandalo, da ex parlamentare dem e soprattutto da lesbica. Ma conviene ricordare chi erano le altre due consulenti: una era Paola Zerman, avvocata generale dello Stato, ma soprattutto candidata nel 2018 per il Popolo della famiglia, partito fondato da Mario Adinolfi e ispirato all’esperienza del Family Day. L’altra addirittura una suora, Anna Monia Alfieri, religiosa delle Marcelline e membro della Consulta pastorale scolastica della Cei.
Quanto ai temi, si potrebbe parlare tranquillamente di un’egemonia della destra. Lontani i tempi di Franco Rodano, ma anche di Dario Franceschini, la sinistra di Schlein si occupa soprattutto di temi etici, parla di diritti civili e sociali e, o non intercetta questioni che coinvolgono la religione e la Chiesa, oppure finisce in aperto conflitto. A destra è il contrario. Basti leggere i giornali di quella parte politica. La Verità oggi fa due pagine sul presepe, che ha 800 anni ma «fa ancora paura». Non si capisce bene a chi, ma spiega che «durante le feste viene vandalizzato un presepe al giorno». C’è chi si porta via una statuina, misteriosamente. E tanto basta al giornale per parlare di «cristianofobia». Su Libero Antonio Socci si esibisce in prima pagina sullo stesso tema, il presepe, «che è il sogno di toccare il divino» (proprio sotto al ministro Gennaro Sangiuliano, che invece compulsa il «dizionario dell’enciclopedia Treccani» alla ricerca del significato di «patria»).
Temi talvolta pretestuosi, che riportano a una concezione tradizionalista e conservatrice della religione. Ma che finiscono per dare l’impressione di coprire l’intero arco dell’elettorato cattolico. Non è così, naturalmente, perché c’è un cattolicesimo democratico e progressista che non è sparito. Non si sente più rappresentato nel Pd, perché forse davvero c’è stata una secolarizzazione e laicizzazione anche degli esponenti più cattolici. Come ricorda proprio Castagnetti: «Ci sono ma nascosti, meno incisivi. E non li chiamiamo più cattolici. Mario Draghi è praticante, va a messa ogni domenica, ma passa per laico».
Bene, però, no? Che un politico cattolico incarni quei valori senza usarli strumentalmente, senza sbandierarli, senza contrapporsi. Ma certo, come dice sempre Castagnetti, oggi molti cattolici di area dem, magari un po’ vecchio stile, non si sentono rappresentati: «La Dc era il partito dei ceti medi. Sa quante volte il Pd ha parlato delle partite Iva quest’anno? Zero». Qui però il discorso sembra deragliare e si parla non tanto di cattolicesimo e religione, quanto di rappresentanza, di radicalità e moderatismo.
Ma il cattolicesimo non è sempre moderato. Anzi. Prendiamo quegli esponenti più impegnati nel sociale e nel volontariato per i migranti e le ong. Se c’è una cosa che forse Schlein sottovaluta – oltre al fatto che dare una rappresentanza anche simbolica non sarebbe male per un mondo che è parte costitutivo del Pd – è che ci sono esponenti di quel mondo il cui pensiero e la cui radicalità è molto in sintonia con le sue politiche. Non a caso proprio Libero attacca la marcia di Assisi e Flavio Lotti, anima della fondazione, e la Verità si scaglia contro i vescovi e la Chiesa che finanziava le ong di Luca Casarini, contro don Mattia Ferrari e contro padre Alex Zanotelli. E, altro esempio di temi che fanno parte del bagaglio politico di Schlein, ecco la denuncia della Verità dei preti che «applaudono gli ambientalisti», invece di condannare le irruzioni di Roma e Torino in nome del «credo climatico». E allora, forse, non è il caso che la sinistra regali l’elettorato e la forza del cattolicesimo democratico alla destra, o li lasci senza rappresentanza politica.
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da La Repubblica
11 DICEMBRE 2023
Cattolici in politica, diaspora e scomparsa:
“Non ci cercano più”
di Concetto Vecchio
Pierluigi Castagnetti rivendica un posto in segreteria Pd per una figura vicina al mondo cattolico. A destra non va in modo diverso
«Lo stiamo coltivando il nuovo Mattarella? La nuova Tina Anselmi?» si chiede da Napoli, Peppe Irace, 48 anni, ingegnere cattolico democratico. «Penso proprio di no», risponde. Irace una settimana fa era presente al convegno indetto da Pierluigi Castagnetti a Roma, dove l’ex segretario dei Popolari ha fatto notare a Elly Schlein che nessuno di loro è presente nella segreteria del Partito democratico. Forse avrà ragione, o forse non è nemmeno colpa dell’attuale leader pd, semplicemente i cattolici sono scomparsi dalla scena pubblica. Non fanno più politica. Non esprimono talenti. Era la vena più grande della nostra cultura politica e, nel silenzio generale, si è estinta. Ricordate? I cattocomunisti. La sinistra di Dio. I ciellini. I cattolici adulti. Gli ulivisti. Spariti. Vale anche a destra, sia chiaro, dove si segnala il solo Maurizio Lupi, ma così esangue da non avere ottenuto nemmeno uno strapuntino nel governo.
Quelli che nel centrosinistra reclamano un posto in segreteria come Castagnetti hanno quasi 80 anni. È la generazione dei padri nobili, da Arturo Parisi a Rosy Bindi, da Romano Prodi ad Andrea Riccardi. Enrico Letta è uscito di scena. Dario Franceschini è un veterano (65 anni). Graziano Delrio, ancora in Parlamento, è stato già tutto. E i giovani?
Telefoniamo a Castagnetti. «Eh», sospira. «La verità è che sono sparite le forme organizzate. La Dc è morta da trent’anni. Il Pp da venti. Non ritorneranno. Anche la chiesa si è rattrappita come consenso sociale. Ma nelle strutture dello Stato, nella dirigenza, i cattolici sono ancora maggioranza. Ed è un paradosso. Ci sono, ma nascosti, meno incisivi. E non li chiamiamo più cattolici. Mario Draghi è praticante, va a messa ogni domenica, ma passa per laico. Cos’è? Entrambe le cose direi».
Poi Castagnetti fa l’elenco di quattro sindaci di centrosinistra che hanno strappato il Comune alle destre: Giacomo Possamai a Vicenza, Michele Guerra a Parma, Alberto Felice De Toni a Udine, Damiano Tommasi a Verona. «Tutti cattolici», dice. Tommasi e Possamai non hanno voluto né insegne pd né leader nazionali al loro fianco.
«Io vengo dall’Azione cattolica, è vero, ma mi sento più nativo democratico», confida però Giacomo Possamai, 33 anni. «Nella nascita del Pd i cattolici hanno svolto un ruolo, ora non più, ma questo dipende dal fatto che le associazioni che fornivano la classe dirigente, dall’Azione cattolica a Comunione e Liberazione, non incidono più come un tempo. È venuta meno anche la voglia di riflessione, e quindi di incontrarsi. Convegni come quello organizzato da Castagnetti non se ne fanno più».
Silvia Costa, «nel Pd con molti mal di pancia», ha messo insieme un panel di figure della società civile, persone specchiate che si sporcano le mani ogni giorno per gli altri. Ma hanno anche voglia di fare rete in politica? «Eh», risponde. «Il problema esiste. Tutte le diaspore degli ultimi trent’anni hanno provocato un progressivo impoverimento. Ma i ragazzi ci sono e hanno curiosità profonde, anche verso le esperienze del passato. Ho parlato alla Pastorale giovanile di Assisi, davanti a 450 ragazzi e ne sono uscita con la convinzione che è da lì che bisogna cominciare». Si dirà: anche le chiese si sono svuotate rispetto a quando c’era la Dc. Anche questo è vero solo in parte. Il volontariato è ancora una fucina. E ha uno sguardo popolare, sociale.
Beppe Irace sa di cosa si parla. Per sette anni è stato responsabile giovanile dell’Azione cattolica. Ingegnere, da venticinque anni nella pubblica amministrazione. Cattolico democratico. Uno che cita Dossetti e Lazzati. «Per le regionali in Campania di tre anni fa presentammo cinque liste, con dentro l’ex presidente di Gioventù francescana, tre ex presidenti diocesani di Azione cattolica, ex scout, ex Caritas. Ci presero per pazzi. E invece mancammo il seggio per 260 voti. Ci siamo organizzati, creando un movimento, Per le persone e la comunità, presentandoci a Napoli, Salerno, Caserta, Benevento, Battipaglia, Torre del Greco. E contiamo 15 consiglieri comunali. È un inizio. Ripartire dal territorio. Con serietà e cuore. I cattolici ci sono, non s’impongono». Ma allora perché non si fanno avanti?
Un tempo erano una grande narrazione. «De Gasperi parlava con Dio, Andreotti col prete», recita la famosa battua di Montanelli. «Dio si è voltato dall’altra parte» fu sentito dire a Mino Martinazzoli, mentre gli scandali falcidiavano la vecchia Dc. Oggi c’è rimasto il Pd. «E ha perso la capacità di attrarci», se ne lamenta Castagnetti. «Si è rifugiato nell’identitario, ma se vuole tornare a governare deve guardare anche a noi. Avere un’agenda, un’idea di Paese, senza la quale non si va da nessuna parte. La Dc era il partito dei ceti medi, di loro nel centrosinistra non si parla mai. Sa quante volte il Pd ha parlato delle partite Iva quest’anno? Zero. Conta solo l’identitario. E la destra si fa largo, anche con le parole. In tanti dicono nazione, anche a sinistra. Nazione, nazionalismo. Ma non vogliamo capirlo che ci hanno già cambiati così?».
«Tutti, nel nostro mondo, elogiano Mattarella o citano Tina Anselmi, ma nessuno li cerca più», ripete Irace. «Ecco il nostro dramma».
Come aderente del Movimento dei Focolari volevo aggiungere tra i nomi dei cattolici democratici anche Igino Giordani, uno dei cofondatori del movimento, di cui ci sono ampie notizie sul web. Il mio movimento non ha molti esponenti impegnati in politica, però, come Giordani, aveva la fonte ispiratrice in La Pira e Dossetti. Effettivamente quest’ala contava poco, ha prevalso quella di destra.
Il cattolicesimo militante era soprattutto in funzione anticomunista ed ha avuto il suo momento di gloria negli anni immediatamente successivi alla fine della seconda guerra mondiale. Poi lentamente la società e la politica si sono secolarizzate, la DC è crollata sotto i colpi di tangentopoli ed è stato facile per Berlusconi e complici occupare gli spazi che si erano creati. Comunque questa destra rappresenta un tipo di militanza religiosa solo in apparenza, altrimenti avrebbe un atteggiamento diverso verso i migranti…