La Politica dell’essere

L’EDITORIALE
di don Giorgio

La Politica dell’essere

A qualcuno potrebbe sembrare quasi una bestemmia o, per lo meno, un paradosso accostare i due termini: “Politica” e “essere”. Tutto dipende dal concetto che si ha di Politica e di essere.
Ad ogni modo, a scanso di equivoci, parlo di Politica con la P maiuscola. L’essere non ha bisogno, dal momento che basta dire “essere” per entrare in un altro mondo. “Altro” dal pessimo mondo che l’uomo finora si è costruito, pensando solo a starsene fuori dall’essere e costruendo così la politica dell’insignificanza (senza l’essere non si regge).
La Politica dell’essere è un’Idea, certo. Ma le Idee fanno grande l’Umanità. Tutto proviene dalle Idee: si tratta solo di scoprirle nella loro utopica realtà. Non è vero che  noi vogliamo essere “realisti”, e non idealisti, per sentirci di casa in questo mondo. In realtà, vogliamo sentire i piedi camminare sulla terra, toccare la terra, magari ferirla con il nostro feroce passo. Il realismo, senza l’utopia delle Idee, è solo una bruttura, o una concezione sbagliata della vita.
L’Idea illumina, e s’incarna, e dà al nostro passo quella leggerezza, che è la qualità tipica e unica dell’essere.
E allora la Politica dell’essere è dare al nostro cammino quella leggerezza che non ferisce la vita, mia e altrui, ma le dà un senso, al contrario della politica dell’avere che appesantisce il passo, togliendogli l’anima e lasciandoci nell’insignificanza.
Non chiedetemi: la Politica dell’essere è di destra o di sinistra, è religiosa o laica? Queste domande fanno già capire che si è fuori strada, nel solito mondo dell’insignificanza.
Le nostre categorie di destra e di sinistra sono di per sé già alienanti, e non fanno che tenerci in un circolo vizioso, senza scampo. Non tentare neppure di spiegarmi che cosa intendi per destra o per sinistra. Con questo, però, non vorrei far credere che d’ora in avanti bisognerebbe distruggere ogni classificazione ideologica o partitica. Teniamole pure, se ci fanno comodo per fare qualche passo in più, se ci riusciamo, verso il mondo della significanza dell’essere. Solo che non parlatemi di idealità, di qualità della vita, del modello di politica che porterà l’uomo verso la salvezza.
Ogni tanto esce dal mazzo un tizio che promette la felicità sulla terra. O, diciamo meglio, promette quella rivoluzione o ribaltamento della visuale politica che tutti vorremmo. In realtà, noi vogliamo star meno peggio, e basta, e ce ne freghiamo delle promesse messianiche. E poi, gratta gratta, quel tizio è una maschera che nasconde ancora l’insignificanza della politica. Egli pensa solo all’avere che, secondo una concezione radicale di sinistra, dovrebbe essere diviso tra uguali. Ma, come si può dividere tra uguali i beni dell’avere, senza avere l’Idea di giustizia, la quale non si ferma alla quantità, ma alla qualità? Il che significa: non è l’uguaglianza matematica che rende giustizia all’essere umano. L’essere se ne frega della matematica o dell’uguaglianza materiale. Sto bene anche con poco, e non mi interessa del molto. E se me la prendo perché qualcuno ha troppo, è perché toglie magari al mio essere quel minimo che mi dà la possibilità di vivere al meglio, o perché ha ottenuto il suo troppo sfruttando la miseria altrui.
La Politica dell’essere esce dalla concezione quantistica per cui, più si elevano i beni di questo mondo, pur divisi in modo uguale, più si ottiene il vero ben-essere. A parte l’impossibilità di ottenere questa uguaglianza matematica, la strada da percorrere è esattamente l’opposto, ovvero: ridurre i beni materiali per dare più leggerezza al nostro essere. I beni, più s’ingrossano, più pesano, e rendono difficile il respiro dell’essere.
La Politica dell’essere non appartiene al mondo politico, e dunque non aspettiamoci il miracolo. Solo partendo dall’Idea utopica della realtà potremo dare una svolta radicale anche alla società.   
14 febbraio 2015
EDITORIALI DI DON GIORGIO 1
EDITORIALI DI DON GIORGIO 2
 

1 Commento

  1. fausto ha detto:

    Condivido in pieno, ma certe sue prese di posizione sulla politica recente in Italia non collimano con questo articolo.Il terreno in cui prospera la politica (anche quella con la P maiuscola)dello sterile conflitto tra realismo e idealismo si può forse superare con un sano scientismo limitato a tutto ciò che riguarda i bisogni fondamentali dell’uomo che sono pochi, definibili scientificamente e raggiungibili per tutti. Al di fuori di quei bisogni fondamentali ogni uomo sarà libero di trovare la sua originalità e specificità tramite la fede, cultura,espressione, creatività etc. a patto che non vada a intaccare i bisogni primari altrui.

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