
Al Presidente del Consiglio Giorgia Meloni
perché rifletta almeno per un attimo …
di don Giorgio De Capitani
Forse sono io ad avere una deformazione mentale, e perciò può darsi che, senza alcuna eccezione, mi faccia prendere da forti pregiudizi nei confronti di un Governo, che già per il fatto di aver sostituito il Governo Mario Draghi mi dà una tale amarezza da odiare senza riserve ogni presunzione di chi poi si atteggia come vero salvatore della patria.
E Lei, signora Meloni, non fa che aggravare il mio problema, senza tentare un modo per trovare una via d’intesa.
Parliamo del concetto che Lei, così mi sembra, ha di libertà di pensiero.
Sappiamo – la storia lo insegna, e la mia esperienza personale lo conferma – quanto i regimi più o meno velati (anche con il supporto di un consenso popolare a dir poco buesco) non sopportino alcun diritto di libertà di stampa e mettano subito a tacere gli spiriti liberi, e così si ricorre alla censura, sempre in nome dell’ordine morale, sociale e istituzionale. Ogni regime si aggrappa anche alla religione, quando naturalmente fa comodo, pur di fare man bassa di ogni presunto diritto alla censura, sì anche in nome di un dio che impone una sua decenza morale o istituzionale.
E così anche i palinsesti televisivi, che ancora non sono del tutto sotto il controllo del regime, cadono nella stretta rete organizzativa imposta dal governo.
Certo, la Rai è sempre stata lottizzata tra i partiti più consistenti. Ma già dire partito è dire pluralismo. Rimettere la Rai sotto un unico cappello istituzionale non è più pluralismo.
Non capisco una cosa: perché Lei teme tanto il dissenso, che, comunque vada inteso, e comunque venga espresso, è sempre il sale della Democrazia?
I casi sono due: o si proibiscono tutti gli spettacoli a rischio o si deve accettare il rischio che ci sia qualche contestazione, soprattutto se si tratta di spettacoli musicali giovanili.
Con questo, non intendo per nulla giustificare certi spettacoli, vedi il Festival di Sanremo, quando cadono così in basso da pormi la domanda: non sono occasioni perse per fare buona musica o per un serio confronto anche dialettico su tematiche importanti?
Tuttavia le tematiche non devono essere messe al vaglio da parte del potere dittatoriale!
Siamo noi, cittadini, giornalisti, critici, ecc. ecc. a dare un proprio giudizio anche di merito, al di fuori di ogni ideologia politica e al di fuori di ogni fede religiosa.
E per essere onesto intellettualmente, dovrei dire che ben vengano anche Festival di Sanremo, che mettano in crisi certe certezze, oppure quel non rendersi conto che il mondo giovanile è così vuoto che basta offrire ai ragazzi un palcoscenico perché sfoghino le loro perversioni mentali, oppure, senza alcuna inibizione, possano esprimere ciò che pensano del mondo politico o del mondo religioso.
Il problema sta nell’equilibrare gli interventi, per evitare che la dialettica sia a senso unico, anche se – ciò dipende dal contesto – ogni festival, oltre naturalmente l’aspetto musicale, ha una propria connotazione specifica: pensiamo al Concerto del 1 maggio.
È chiaro che i rischi ci sono, se si dà via libera a ogni libero intervento, senza però dimenticare che la Rai, a differenza delle tv private (private per modo di dire, se esse ricevono contributi statali o altro), non può non rispettare i diritti di tutti: tutti i cittadini pagano il canone!
Certo, c’è modo e modo di protestare o di contestare: talora ciò che scandalizza o si rifiuta sono atti ritenuti osceni o fuori di un certo codice morale. Fossero gesti spontanei capirei anche, ma ho l’impressione che siano tutti ben studiati e programmati.
E qui, secondo me, da giudicare è quel vuoto giovanile (senza generalizzare) che si esprime in modo gestuale perché non si hanno parole con cui costruire un discorso anche profondo, se si vuole contestare più efficacemente un società fondata sul vuoto. E allora: vuoto giovanile + vuoto della società che cosa si ottiene? E i giovani vorrebbero rompere il giocattolo del vuoto con il giocattolo del loro vuoto?
Quando penso a certe forme attuali di contestazioni giovanili, mi vengono in mente i comizi politici di una volta, quando i leader di due o più partiti ideologicamente opposti tra loro confrontavano anche duramente le loro idee e i loro programmi. Altri tempi! Che bei tempi!
Ma questi ragazzi che salgono sul palcoscenico ad esempio di Sanremo e urlano una sonora cazzata o fanno un gesto gratuito di “oscenità”, che confronto hanno: con chi? con un pubblico che li fischia? Sembrano in balìa del nulla!
Certo, potrebbe essere positivamente provocatorio suscitare una discussione su un tema anche ritenuto “proibito”: vedi droga, amore omosessuale, ecc. ecc. Ma poi succede che il tema della pace e della guerra venga snobbato o censurato, e che a Zelensky venga proibito di intervenire in diretta da Kiev durante il Festival di Sanremo. Forse che qualche cantante di Sanremo abbia detto la sua, in proposito? Non mi sembra. Tutti zitti.
Mi viene allora un dubbio: questi ragazzi, quando contestano, perché lo fanno? Per avere solo un po’ di visibilità mediatica? In concreto, lontano dal Festival, che cosa fanno per quel problema che hanno portato sul palcoscenico magari scandalizzando i benpensanti?
Ma tutto questo non c’entra con la censura: permettere sì o no il dissenso anche politico durante un Festival musicale, ed eventualmente punire i dirigenti della Rai, supposto che ciò non sia tutto un giochetto per ottenere più audience.
Guai se non si desse spazio al dissenso! La democrazia sparirebbe, ma è già sparita, se è vero che, a parte la censura di regime, c’è tutto un mondo di minacce, di querele, o di menefreghismo ancor peggiore che uccide la libertà degli spiriti, emarginandoli o togliendo loro ogni possibilità di farsi sentire.
Anche Lei, signora Meloni, ci sta rivelando particolarmente permalosa, e querela ogni suo contestatore, e così anche Lei minaccia…
Parlare oggi di democrazia è una assurdità, visto che tutto fa parte di un sistema, fatto di ingranaggi, piccoli o grandi, manovrati da qualcosa di invisibile, ma reale, che come un burattinaio tiene in mano i fili di ogni essere umano.
Bisognerà pure che qualche spirito libero riesca a svincolarsi dalla morsa generale. Ed è vergognoso, per non dire allucinante, che, mentre si può liberamente fare il ribelle “osceno” in modo del tutto gratuito sul palcoscenico di Sanremo, magari con la benedizione di qualche cardinale, e basti una sola parolaccia per colpire a vita uno spirito libero.
Già! La permalosità di potere è infinita, e, per pulirsi il culo, si ricorre a tutto, anche alla legge, dopo averla ridotta a brandelli.
Signora Giorgia Meloni, si fermi, si sieda, si guardi allo specchio, e si chieda: Mi è rimasto ancora un po’ di pudore democratico? A questo popolo bue che mi ha votato come potrei ridargli la testa?
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