14 marzo 2021: QUARTA DI QUARESIMA
Es 33,7-11a; 1Ts4,1b-12; Gv 9,1-38b
Una doverosa premessa
Il racconto del cieco nato andrebbe (uso il condizionale perché solitamente non lo si fa) commentato o, meglio, riletto e rimeditato, così come ha fatto la comunità di Giovanni, che si distingueva dalle altre per aver a lungo, personalmente e nelle assemblee liturgiche, riletto il Vangelo, come dice etimologicamente la parola, in quanto Buona Notizia, ovvero Novità sorprendentemente divina.
E a differenza delle prime comunità cristiane i credenti di oggi dovrebbero avere qualche vantaggio in più: quante Sorprese divine lungo i due millenni della storia del Cristianesimo!
Ma purtroppo siamo ancora qui a rileggere il Vangelo come fanno i pappagalli che ripetono le solite cose, soffermandosi su particolari di un episodio (la guarigione di un cieco dalla nascita), che va oltre un caso particolare, per assumere un significato simbolico altamente mistico.
I due temi del quarto Vangelo
Diciamo subito che nel Prologo del quarto Vangelo sono anticipati i due temi che verranno poi sviluppati dall’evangelista: il tema della luce e il tema della vita.
A proposito della luce, risentiamo quanto scrive Giovanni: “In lui (ovvero nel Logos, nel Figlio di Dio) era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta”. Giovanni continua: “Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce”. L’evangelista chiarisce: il Battista non era lui la luce, ma solo un testimone della luce. Poi continua: “Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo”.
L’evangelista Giovanni sviluppa il tema della luce in diversi modi. Ci sono affermazioni chiarissime da parte dello stesso Gesù, il quale, tra l’altro, si definisce: “Io sono la luce”. Ed è proprio col miracolo del cieco dalla nascita che il quarto Vangelo sviluppa il tema della luce.
Un miracolo che solo Giovanni riporta, ma attenzione: miracoli di ciechi che ricuperano la vista fisica per un particolare intervento di Gesù li troviamo anche nei tre sinottici, ma non con quella speciale lettura simbolica che è presente nel quarto Vangelo.
A Giovanni non interessava dimostrare che Gesù era il Messia, perché ha adempiuto la profezia di Isaia, secondo la quale il Messia avrebbe compiuto certi particolari miracoli: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ecc.
Forse lo sbaglio è stato di aver insistito troppo su questi aspetti diciamo carnali, riguardanti cioè il corpo. Giovanni, descrivendo il miracolo della guarigione del cieco va oltre la guarigione intesa nel suo aspetto carnale o fisico, per concludere il suo racconto con l’incontro di Gesù con il cieco da lui guarito: quel cieco aveva bisogno di un’altra vista, ed era quella spirituale: la vista della fede.
Il tema della vita verrà espresso attraverso il miracolo della risurrezione di Lazzaro. Anche qui centrali sono le parole di Gesù: ”Io sono la risurrezione e la vita”.
Approfondiamo
Il tema della luce e il tema della vita non hanno affascinato solo poeti e pittori, ma soprattutto filosofi e mistici.
Già dire sapienza o intelletto, che è l’essenza della filosofia, richiama la luce. Intelletto è luce. Anche la Mistica è intelletto che illumina l’essere interiore. La luce è quella realtà che riporta in vita l’essere, che, anche se non possiamo definire con parole umane, può essere facilmente intuito nel suo essere luce.
E allora possiamo dire che tutto è luce e che nella luce tutto nasce alla vita.
Cristo non poteva essere più chiaro, quando disse: “Io sono la via, la verità e la vita”. Disse anche: “La verità vi farà liberi”, ed è appunto nella verità/luce che si scopre che siamo liberi, ovvero vivi. Si vive nella libertà, che proviene dalla verità/luce.
La nostra vita è un cammino di luce: si va dalla tenebre verso la luce. Ogni giorno è la nascita e ri-nascita della luce. Il giorno richiama la luce. Si distingue dalla notte per la luce.
Qualsiasi dizionario ci dice che Il nome Dio deriva dalla radice etimologica ariana div- che indica la luce, ciò che splende. Da cui il latino Deus = Dio, dies = giorno cioè la parte della giornata caratterizzata dalla luce. In definitiva Dio è Colui il quale illumina il creato, gli dona forma ed esistenza attraverso la Sua stessa Essenza che è Luce, salvandolo dalle tenebre del nulla.
Sì, proveniamo dalla luce (diciamo: “dare alla luce un figlio” a indicare “generare, mettere al mondo, partorire”) e siamo in cammino verso la scoperta della luce, che è la verità divina. Ogni scoperta che cos’è? È come togliere un velo, sotto cui c’è qualche Sorpresa divina. Del resto diciamo che il Cristianesimo è una rivelazione, non è frutto di una speculazione filosofica o altro. Ri-velare vuol dire togliere il velo. Dio toglie il velo dalle sue creature, quando queste sono rivestite di troppa carnalità. E non basta un po’ di sentimentalismo ecologico per scoprire la presenza divina nella creazione o nella natura. Natura significa ciò che sta per nascere, ciò che sta per venire alla luce.
Tutto è luce, eppure tutto è così velato!
Ogni giorno dunque è una rivelazione: togliere qualche velo per dare alla luce la possibilità di espandersi.
Qualcuno dirà: che c’entra tutto questo con il miracolo del cieco nato? Giovanni non si è limitato a narrare un miracolo del tipo fisico, ma è andato oltre, perché è proprio nell’oltre che troviamo il messaggio evangelico, che sta nella fede mistica, ovvero nella scoperta degli occhi interiori, che vedono al di là della carnalità.
È già meraviglioso vedere con gli occhi fisici, ma è ancora poco. Gli occhi interiori vedono ciò che gli occhi fisici non vedono. Ecco perché, nonostante vediamo con gli occhi fisici, possiamo essere ciechi. E la cecità interiore è ben peggiore della cecità fisica.
Cristo ha condotto alla fede quel cieco che ha ricevuto la vista fisica. Così conduce noi verso la fede, a ricuperare quella vista interiore che purtroppo abbiamo spento.
Parlare di fede come visione mistica o illuminazione interiore richiederebbe ben di più di un’altra omelia. Ma oggi mi basta avervi fatto almeno intuire che la luce è tutto, ma non è tanto la luce del sole fisico. C’è un’altra luce, ed è quella dell’Intelletto divino, e dentro di noi c’è un intelletto che prende la luce da Dio e illumina il nostro spirito.
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