I giovani e la riscoperta della fame
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13 Aprile 2023
I giovani e la riscoperta della fame
di Giuseppe Culicchia
Ricordo di un romanzo bellissimo e terribile e fotografia degli under trenta italiani: uno su quattro è a rischio povertà, più di uno su venti è già in stato di grave deprivazione
“Ecco che andavo in giro tormentato dalla fame e che le budella mi si torcevano come vermi. E nulla mi garantiva che entro la fine della giornata avrei trovato qualcosa da mangiare… Avevo fame, molta fame. Purtroppo le dieci corone erano durate assai poco. Non mangiavo da due, anzi da tre giorni. Mi sentivo fiacco, sfinito dalla fatica”.
Così Knut Hamsun in Fame, romanzo che lo scrittore norvegese pubblicò nel 1890, a partire da esperienze in parte autobiografiche: destinato a vincere il Premio Nobel per la Letteratura nel 1920, Hamsun nacque in una famiglia assai povera, e non ancora ventenne emigrò in America in cerca di fortuna, salvo poi tornare in patria e iniziare la sua carriera letteraria. Fame è un romanzo bellissimo e terribile, allucinato e doloroso; secondo la critica, anticipa le opere di quell’altro gigante di Franz Kafka. Ma oltre ai meriti letterari, ha il pregio di raccontare come pochi altri la miseria: quando Charles Bukowski s’imbatté in questo libro, preso in prestito alla biblioteca pubblica di Los Angeles, rimase folgorato dalla sua onestà.
Ebbene: in questi giorni abbiamo appreso che Italia un giovane su quattro è a rischio povertà, mentre il 5,6% della popolazione con meno di 29 anni è già in stato di grave deprivazione. Contestualmente, per la prima volta in Italia i nuovi nati sono sotto le 400mila unità. Mettere assieme questi due dati è inevitabile. Non è pensabile mettere al mondo dei figli se non si scorge un futuro, o se il futuro che si intravede non promette nulla di buono. Non so se vi è mai capitato di vedere le fotografie scattate alle famiglie degli astronauti il 20 luglio 1969 in occasione dello sbarco sulla Luna della missione spaziale Apollo 11. In quegli scatti si coglie un’enorme fiducia. Le mogli, i figli e i congiunti dell’equipaggio formato da Neil Armstrong, Buzz Aldrin e Michael Collins guardano le immagini trasmesse in diretta dalla tivù consapevoli del fatto che nessun essere umano aveva mai compiuto un viaggio simile, eppure nei loro volti non c’è che meraviglia. È come se tutti avessero la certezza del prossimo ritorno dei loro cari.
Sono passati più cinquant’anni dall’impresa che chiuse i favolosi Sixties, e quella fiducia nel futuro – destinata a venire meno poco dopo, a dire la verità, complici in America la guerra del Vietnam e il Watergate e da noi la prima crisi petrolifera e l’inizio della strategia della tensione – è ormai un lontano ricordo. Il fatto che in Italia, oggi, un giovane su quattro sia a rischio povertà, rappresenta un dato più che allarmante. E certifica il fallimento di un sistema. Occorrerebbe prenderne atto, e cercare di capire con una certa urgenza come venirne fuori. Così da evitare che il 25 per cento dei nostri figli corra il rischio di fare la fine del protagonista del romanzo di Hamsun, ridotto ad aggirarsi disperato per strada in cerca di qualcosa da mangiare. Quante volte ci capita già di assistere a scene simili, nelle nostre città? Ombre che frugano nella spazzatura. Voltiamo, allora, la testa dall’altra parte.
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